Non è stata la più forte, forse la più grande se per “grandezza sportiva” s’intende la capacità di entrare nel cuore della gente, di farsi riconoscere e ricordare, e di lasciare qualcosa di sé alla storia dello sport che si è praticato. E Lea Pericoli, spirito libero, al tennis ha lasciato molto, e in molti […]
Lo scorso anno Eugenie Bouchard arrivò a Tokyo con la convinzione di poter far parte del tabellone di qualificazione. Con sua grande sorpresa, e delusione, scoprì invece di essere rimasta fuori per appena due posti. Quest anno il destino si è rifatto con gli interessi: la giovane canadese è entrata direttamente in tabellone principale come giocatrice dal ranking più basso ed ha conquistato i quarti di finale a suon di prestazioni eccellenti contro giocatrici più avanti di lei.
Dopo il successo per 6-0 6-4 su Monica Puig all’esordio, ha superato in serie una top-20 come Sloane Stephens 5-7 7-6(7) 6-3 ed infine ha espresso la sua migliore performance contro la top-10 ed ex n.1 del mondo Jelena Jankovic, annientata 7-5 6-2. Si è arresa solo ad una ritrovata Venus Williams, dopo 3h e spiccioli di match intenso e molto ben giocato da entrambe le protagoniste. Proprio grazie alle due vittorie ottenute in serie al secondo turno e negli ottavi, Bouchard ha collezionato quattro vittorie contro le top-20 in stagione. Una in più di Stephens (che può comunque vantare successi su Serena Williams e Sharapova) e della sua cara amica Robson. Da lunedì entrerà per la prima volta tra le prime quaranta del mondo e sarà la teenager con il ranking più alto.
Questa intervista, realizzata dal sito SI.com, racconta di come la giovane Eugenie abbia vissuto il passaggio da junior a pro, cosa vorrebbe modificare nel tennis, i suoi desideri e (perché è una canadese orgogliosa) Justin Bieber.
Q: Quando è stata la prima volta hai capito di essere brava a giocare a tennis?
«Credo di non averlo ancora capito [ride]. Qualunque cosa io abbia fatto finora è definitivamente parte del passato ed io mi sento ancora lontana da quello che voglio essere. Dunque, non ancora»
Q: Eppure questa è la tua prima stagione completa nel circuito Wta. Sei giunta al punto in cui senti come se fossi parte dello spogliatoio?
«Io avverto che questo ora è il mio lavoro. Questo è ciò che faccio»
Q: Puoi trovare un match giocato che ti ha fatto capire di poter entrare nel circuito professionista Wta?
«Vincere il titolo di Wimbledon nel 2012 mi ha dato molta confidenza. In più lo scorso anno sono stata in grado di passare abbastanza bene al circuito professionista. L’estate scorsa ho ottenuto buoni risultati. Ho fatto i quarti di finale a Washington ed ho passato un turno a Montreal»
Q: Un po’ di domande diversa ora. Tutti quanti sognano. Ricordi i tuoi sogni quando ti svegli alla mattina?
«Certo, li ricordo! Ho sogni molto vividi e spesso, questo mi accade almeno una volta alla settimana, non riesco a capire se qualcosa sia successo in un sogno o nella vita reale. Io chiedo ad esempio: “Mamma! E’ venuto il vicino o era un sogno?”. E lei: “Di cosa stai parlando?”. Ed io: “Oh mio Dio! Ok, stavo solo sognando, niente.”».
Q: E’ un viaggio..
«E’ come un intrattenimento gratuito per tutta la notte. E’ come se proiettassi questi diversi film nella mia mente. E’ abbastanza curioso».
Q: Ora descrivi qual è stato l’ultimo sogno che hai fatto.
«Molti hanno a che fare con il tennis ed i tornei. Questo perché sono ciò con cui ho a che fare praticamente tutti i giorni e di notte è quello che sogno. Sì, roba da matti. Non penso però che i sogni abbiano un significato, alcune persone lo credono. Io penso solo sia il tuo cervello, dopo una giornata piena di mille informazioni mescolate insieme a caso, che crea storie interessanti. Io lo vedo come un intrattenimento».
Q: Hai mai sognato di vincere uno Slam?
«Se l’ho mai fatto? Credo di sì».
Q: Quale?
«Wimbledon. Il torneo professionista ovviamente».
Q: Cambiando argomento: se tu fossi parte della commissione, cosa ti piacerebbe cambiare del tennis?
«Mi piacerebbe che ai tifosi venga lasciata la libertà di entrare ed uscire dallo stadio quando vogliono e li vorrei più rumorosi. I tifosi degli altri sport sono molto più matti. Io so che hanno problemi con il fatto di entrare o uscire dal campo ogni due games, o essere tutti in silenzio. Ci sarebbe molto più divertimento se loro potessero essere un po’ più scalmanati».
Q: Il tennis canadese quest estate è sembrato ad una svolta quando il circuito è passato per Montreal e Toronto per la Roger’s Cup, oppure con i successi della squadra di Coppa Davis. Hai avuto qualche strano rapporto con i fans ora che il tuo volto è riconoscibile ovunque?
«C’è sempre da autografare delle braccia, dei volti. Ho detto “no” ad alcune proposte di matrimonio [ride]. Per cui va tutto bene».
Q: In quale parte del mondo hai sperimentato su te stessa il peggior impatto con una nuova cultura?
«Lo scorso anno in Asia. Era la prima volta che sono stata lì. Sono stata a Tokyo, Pechino ed Osaka. Quello era proprio un mondo diverso».
Q: Quelle sono anche tre diverse città asiatiche.
«Esatto! Osaka sembrava una città così piccola e graziosa, ma in realtà era molto diverso. Mi ritengo fortunata ad aver visto queste tre città, ma è certamente più bello poter tornare alle abitudini di casa tua».
Q: Cosa è stato difficile per te? La lingua o la cultura del posto?
«Sono state un po’ di entrambe. Come a Pechino, tu cammini per la strada e ci sono persone da ogni lato del mondo ed è tutto un gran baccano. Pensi: “Ok, non è come in Canada”, è proprio molto diverso! Ovviamente io e Robson abbiamo filmato il nostro video lì, ed abbiamo un po’ visto quanto siano strani, magari le persone vorrebbero giusto fermarti per chiederti ad esempio: “Ehi, possiamo fare una foto insieme?, o cose simili. Non so, c’era un gran caos e non capivamo nulla. Così diverso, ma allo stesso modo curioso».
Q: Preferisci i tornei frenetici, quelli tecnologizzati o quelli più tranquilli?
«Mi piacciono quelli frenetici, ma allo stesso modo sono felice che ci sia un limite. Gli Slam ed i tornei con la formula del ‘combined’ sono molto frenetici, poi però io vado per esempio a Strasburgo dove ci sono solo le donne ed è carino, in una piccola città. Lo amo. Ecco, un bilanciamento delle due cose sarebbe perfetto».
Q: Se potessi rigiocare un match, quale sarebbe?
«Il terzo turno di Wimbledon di quest anno. Avevo battuto Ana Ivanovic al secondo turno, poi però ho perso da Carla Suarez Navarro. Ho avuto un po’ di opportunità nel primo set, soprattutto ero 0-40 sul 5-5. Poi venni sconfitta 7-5 6-2. Subito dopo aver perso quei punti, ho passato troppo tempo a pensare che avrei potuto giocarli diversamente..
Q: Quel match ha messo in risalto la sensazione di aver gettato al vento un’opportunità? In quella parte di tabellone non c’era più Azarenka, che si è ritirata prima di scendere in campo per giocare il suo secondo turno..
«Sì, esatto. Ha rappresentato il punto più alto che abbia raggiunto in un torneo dello Slam, ma io volevo fare ancora meglio».
Q: E’ difficile per te bilanciare le ambizioni ed il fatto di essere ancora così giovane? Hai solo 19 anni. Teoricamente potresti giocare altri quaranta Slam.
«Quaranta Slam? Meno male, questo mi da sollievo! Quaranta Slam. Di cosa mi preoccupo! [ride]».
Q: Ci sono giocatrici giovani come te che si disperano quando i risultati sono deludenti.. Ma la vostra carriera ancora tutta da scoprire.
«Io non mi sento giovane. Ho compiuto 19 anni e vado su tutte le furie [ride]. Per me funziona così: “19 è molto vicino a 20, 20 è molto vicino a 21. E quando sei a 21, cos’altro c’è ancora da attendersi?”».
Q: Che cosa dici a te stessa per continuare a motivarti nella tua carriera?
«Voglio ottenere il meglio di quello che sarò in grado di fare appena possibile, ma devo allo stesso modo avere calma, pazienza ed esperienza. Ovviamente il tennis sta avendo un processo di “invecchiamento”: le giocatrici più esperte stanno ottenendo più risultati ora che nel passato. Maria Sharapova ha vinto Wimbledon a 17 anni, non credo che l’evento si possa ripetere ora. Il tennis ora è diverso. Io devo rimanere concentrata e lavorare su di me, sul mio gioco. I risultati arriveranno».
Q: Come la vedi questa prospettiva, ti pesa? Paragoni te stessa a alle tue compagne e metti a confronto i tuoi risultati con i loro così da sapere se sei sulla strada giusta o meno?
«La mia famiglia ed il mio allenatore mi tengono coi piedi per terra. Non mi interessa tanto paragonare me stessa alle altre ragazze. Voglio pensare esclusivamente a me stessa e vorrei essere semplicemente in grado di fare le cose al meglio a prescindere da chiunque altra».
Q: Qual è il tuo ristorante preferito?
«Ricordo di quando sono stata a Nobu in Australia per la festa di compleanno di Laura Robson, mangiammo del merluzzo squistito. Vada per quello!».
Q: Quando sei ad un torneo, qual è la prima persona che cerchi per uscire a cena?
«Beh, se Laura è lì con me chiamo lei, sicuramente! Andiamo sempre a cena insieme. Non abbiamo neppure bisogno di scriverci. Basta un: “Vediamoci lì”. Non occorre neppure chiedere: “Ehi! Ceniamo insieme?”».
Q: Il nome di una celebrità che vuoi incontrare.
«..[lunga pausa]..Troppi pensieri mi stanno passando per la mente! [ride]. Ce ne sarebbero tantii da scegliere, io ero ossessionata ad esempio dai Jonas Brothers..».
Q: Eri ossessionata o lo sei ancora?
«Oh, non so. Non so se a questo punto lo vorrei ancora. No dai, mi vedrò con Justin Bieber [ride]. Molti non lo sopportano, però a me alcune sue canzoni piacciono. Inoltre lo rispetto, è venuto fuori dal nulla ed è diventato una mega star internazionale grazie al suo talento. Poi è del Canada, lo supporto».
Q: Qual è la canzone più imbarazzante del tuo iPod?
«Ne ho tantissime. [lunga pausa] Justin Bieber è imbarazzante?».
Q: Devo proprio dirtelo?