L’incredibile (e irripetibile) saga di Rafael Nadal al Roland Garros

Parlare di imprese nel mondo del tennis significa inevitabilmente partire da un nome e da un luogo: Rafael Nadal e il Roland Garros. Vincere per 13 volte lo stesso torneo dello Slam è un traguardo che trascende la statistica per entrare nel mito, un’impresa definita da molti come extraterrestre.

Le cifre da sole sono impressionanti: 100 vittorie su 102 partite disputate a Bois de Boulogne, un dominio quasi assoluto. L’apice di questa supremazia si è forse manifestato nella finale del 2020 contro Novak Djokovic, vinta con un perentorio 6-0 6-2 7-5, in cui il maiorchino commise appena 6 errori gratuiti nei primi due set.

La sua supremazia sulla terra rossa parigina era tale da rendere la sua vittoria, all’inizio di ogni torneo, una quasi certezza per i bookmakers, trasformando l’evento più prestigioso su questa superficie in un appuntamento con la storia già scritta. Quel trionfo, il suo ventesimo Slam, gli permise di agganciare lo storico rivale Roger Federer, ma fu il numero 13 a Parigi a consacrarlo in una categoria a parte.

Per comprendere appieno la portata del record di Nadal, è utile metterlo a confronto con altre imprese leggendarie che hanno segnato questo sport. Si pensi al Golden Slam di Steffi Graf nel 1988 (quattro Major e l’oro olimpico nello stesso anno), o al doppio Calendar Slam firmato da Rod Laver nel 1962 e nel 1969.

Esistono poi record di resistenza, come le 11 ore e 5 minuti del match tra John Isner e Nicolas Mahut a Wimbledon, o lo scambio da 643 colpi tra Vicki Nelson e Jean Hepner nel 1984. Sul piano della continuità, le 125 vittorie consecutive di Chris Evert sulla terra battuta sembrano irraggiungibili, con lo stesso Nadal fermatosi a quota 81. Persino gli 11 successi di Margaret Court all’Australian Open, per quanto straordinari, appartengono a un’epoca con dinamiche differenti, in parte dilettantistica.

Ognuno di questi traguardi è gigantesco, eppure i 13 sigilli di Nadal a Parigi sembrano proiettati su un altro pianeta. L’impresa dello spagnolo varca infatti i confini del tennis per essere accostata ai record più imbattibili della storia dello sport.

Figure come Michael Phelps con le sue 23 medaglie olimpiche, i primati di velocità di Usain Bolt, la media di 50,4 punti a partita del cestista Wilt Chamberlain nel 1962 o l’imbattibilità del pugile Rocky Marciano (49-0) rientrano nella stessa categoria di conquiste sovrumane. Nel calcio, i 760 gol in partite ufficiali e le 92 triplette di Pelé sono considerati un traguardo irraggiungibile.

Il filo conduttore che lega queste leggende è la sensazione condivisa che nessuno potrà mai eguagliarle. E i 13 titoli di Nadal ne sono forse l’esempio più lampante, considerando che la sua carriera gli ha concesso persino la possibilità di migliorare ulteriormente quel numero. La domanda se qualcuno potrà mai ripetere un’impresa simile trova una risposta quasi unanime: nessuno. Un ipotetico successore dovrebbe iniziare a vincere uno Slam a 19 anni, come fece Nadal, e mantenere un livello di dominio incontrastato per oltre un decennio, in un’era tennistica sempre più competitiva.

Giovani talenti come Alexander ZverevStefanos TsitsipasJannik Sinner Lorenzo Musetti faticano a conquistare un singolo Major, rendendo l’idea di vincerne 13 nello stesso posto pura utopia. Accanto a queste dominazioni quasi paranormali, la storia del tennis è però anche costellata di singole giornate perfette, di imprese inattese che restano impresse nella memoria collettiva. Il tennis italiano ne ha regalate diverse.

Indimenticabile resta l’exploit di Filippo Volandri agli Internazionali d’Italia del 2007, quando al Foro Italico superò il numero 1 del mondo Roger Federer con un netto 6-2 6-4, giocando quella che lui stesso definì “la partita perfetta”.

Anni dopo, nel 2015, fu Andreas Seppi a compiere un’altra impresa memorabile, battendo lo stesso Federer, allora re indiscusso, al terzo turno dell’Australian Open dopo aver perso i precedenti dieci incontri. Più di recente, la vittoria di Jannik Sinner alle ATP Finals si è aggiunta a questa collezione di perle del nostro tennis. Queste vittorie, pur diverse dalla maratona parigina di Nadal, rappresentano l’altra faccia della grandezza sportiva: il trionfo dell’attimo, capace di sovvertire ogni pronostico.

Ma alla fine, ogni discorso torna lì, a quella striscia di successi sulla terra rossa francese. Come disse un attonito Nicolas Almagro nel 2008, dopo l’ennesima lezione subita da Nadal a Parigi: “Vincerà il Roland Garros per 40 anni di fila. Arriverà a 65 anni di età e continuerà a vincerlo”. Forse nessuna analisi tecnica potrà mai descrivere l’impresa meglio di quella resa disarmata.

Dalla stessa categoria