Roland Garros, pagelle: Gauff da 9, Paolini a due volti

Il Roland Garros 2025 è alle spalle, ed è tempo di riflessioni. Al femminile si è avuta la vittoria di Coco Gauff in una finale molto difficile contro Aryna Sabalenka, con l’americana che ha ottenuto così il secondo Slam della carriera battendo sempre l’attuale numero 1 del mondo in una finale come già avvenuto allo US Open 2023.

Prima di lanciarci nei voti, ricordiamo sempre che
– sono tutti soggettivi
– giocatrici diverse hanno metro di giudizio diverso
– per qualsiasi lamentela, rivolgersi a @Diego_Barbiani su Twitter (che non chiamerò mai X)
– come Frodo si ritrova assegnato da un disegno superiore il compito di riportare l’anello a Mordor, lo stesso è avvenuto qui

Torneo, voto 6+: ha faticato a prendere il via, come livello di emozioni, sempre bloccato da una metà bassa povera di spunti e da una parte alta che tolto l’interesse verso Iga Swiatek per capirne lo stato dopo le sue difficoltà recenti ha visto le big passeggiare praticamente per tre turni. La giornata migliore è stata quella degli ottavi della parte alta, con quasi solo big match e diversi che hanno mantenuto le aspettative, per il resto tolta la semifinale tra Swiatek e Sabalenka con un punteggio in equilibrio per poco più di due set si è avuto partite di livello nel complesso non indimenticabili, contrassegnate da una finale con addirittura 100 errori gratuiti. Troppi.

Le protagoniste principali

Coco Gauff, voto 9: era al primo torneo da numero 2 del mondo e ha fatto subito l’exploit battendo in finale la numero 1. Gauff ha conquistato il secondo Slam della carriera cancellando l’amarezza delle due finali perse tra Madrid e Roma con una rimonta contro Sabalenka, confermando di essere una delle pochissime che da fastidio alla rivale, entrando nella testa di Aryna e forzandola a rischiare ancor di più entrando nel loop negativo che tra vento, foga e scarse capacità di controllo l’ha portata a compiere 70 errori gratuiti. Non mettiamo più di 9, però, perché il percorso fatto per arrivare in finale è stato una mezza passeggiata rispetto alle altre big. La semifinale contro una stremata Lois Boisson, addirittura 361 del mondo, è stata un regalo dato anche dal precedente crollo nel ranking di Iga Swiatek che ha rimescolato fin troppo le carte.

Aryna Sabalenka, voto 6: come detto in varie occasioni, per una come Sabalenka (o Iga Swiatek) non si può avere la stessa scala di valori del resto della compagnia. Per quanto fatto negli ultimi tre anni, per il potenziale, per il momento. E proprio per questo, purtroppo, il suo torneo è sulla soglia della sufficienza. Pesano tanti fattori: da un lato l’ottimo percorso nella seconda settimana contro avversarie di buono/ottimo valore, dall’altro la nuova delusione di una finale importante buttata al vento per prima cosa per il proprio atteggiamento, lo stesso che l’aveva portata a vivere malissimo già la finale dell’ultimo Australian Open, a essere rimontata a Indian Wells, a rischiare a Brisbane, a fallire in maniera netta a Stoccarda. La sua annata l’ha vista fare spesso ottimi risultati e avere tanta costanza, ma sono anni che Sabalenka per quanto cresciuta ha ancora difficoltà a trattenere i momenti dove i nervi prendono il sopravvento. Capita soprattutto nelle fasi conclusive dei tornei perché è tanto più forte delle altre, ma questo match contro Gauff è l’ennesimo di una lunga serie e, come allo US Open 2023, sa di averla persa lei per prima. Già alla fine del primo set il volto era tiratissimo, la rabbia incontrollabile e anziché cercare di calmarsi sembrava voler accelerare ulteriormente. In tre ore ha cancellato due settimane di grande valore con anche la vittoria contro chi a Parigi non perdeva da quattro anni, Swiatek, che proprio per non aver portato il titolo nelle sue mani sa ancor più di beffa.

Lois Boisson, voto 10: per la ragazza francese classe 2003 c’è veramente poco da spiegare. Perfetta finché le gambe hanno retto, giocatrice che già lì non aveva nulla a che vedere col 361 del mondo e che si è spinta oltre ogni limite battendo anche due top-10 approfittando di giornate poco positive sia per Jessica Pegula sia per Mirra Andreeva. Chapeau.

Iga Swiatek, voto 6/7: se ti chiami Iga Swiatek e nel curriculum vanti quattro titoli al Roland Garros negli ultimi cinque anni, ci si aspetta il massimo. Invece non solo non è arrivata in finale, ma ha pure perso con un netto 6-0 nel set decisivo contro Aryna Sabalenka in semifinale. Il voto finale, però, è piuttosto mitigato da cosa sia riuscita a fare. L’annata fin qui è negativa, ma finalmente la polacca ha cominciato a cambiare approccio alla partita, a studiare piccoli accorgimenti. Ci si attendeva poco dopo le ultime batoste, eppure non ha faticato in una prima settimana dall’approccio delicato e negli ottavi di finale per la prima volta in stagione è riemersa da giocatrice vera. Nella vittoria contro Elena Rybakina si è visto prima il diverso punto di risposta, poi i rischi che si è dovuta prendere all’inizio del terzo set quando la kazaka stava giocando il suo tennis migliore, riproponendo gli schemi che per tanto tempo l’avevano vista mettere Swiatek in enorme affanno. Iga, quel giorno, ha saputo vincerla con la qualità che per tanto tempo ha messo in mostra, superando di slancio anche Elina Svitolina e tenendo testa finché ha avuto le forze a Sabalenka. Ora però serve per lei continuare, e non sarà facile visto che i primi appuntamenti saranno sull’erba, superficie che non le ha mai detto bene.

Altre protagoniste

Mirra Andreeva e Madison Keys, voto 5: stesso voto per due delle giocatrici sconfitte ai quarti di finale. Mirra si è trovata in affanno anche per via del pubblico francese che l’ha innervosita contro Boisson, ma lei stessa si è messa nei guai nel match contro Boisson con un pessimo primo set dove due volte è stata avanti di un break e nel tie-break ha sprecato tutto. Con pochi spunti da segnalare nelle partite prima, è stato un torneo abbastanza opaco come per la campionessa dell’Australian Open, poco a suo agio sulla superficie e che si era già salvata al terzo turno contro Sofia Kenin e nei quarti è sprofondata in una giornata di errori e fatica a spostarsi su un campo molto lento e umido contro Gauff.

Elina Svitolina ed Elena Rybakina, voto 7: la stagione sulla terra di Elina è stata importante. Un titolo a Rouen, una semifinale a Madrid, i quarti di finale a Roma e Parigi. Nella Race ora è addirittura numero 9, a una manciata di lunghezze da Rybakina, e la sua continuità potrebbe davvero darle modo di un bel finale di stagione se il fisico la sosterrà. Uguale discorso per Elena, che dopo la vittoria nel 500 di Strasburgo si è ben impegnata nello Slam andando piuttosto vicina alla vittoria contro Swiatek. Rispetto a quanto aveva fatto vedere in stagione, è già un ottimo step in avanti.

Jessica Pegula e Jasmine Paolini (in singolare), voto 4.5: purtroppo stavolta i voti peggiori (nel torneo di singolare) vanno alla numero 3 e la numero 4 del seeding che proprio per essere così in alto dovevano e potevano fare di più. La statunitense ha proprio faticato fin dai primi turni, con le voci di dolori alla spalla destra che sembravano giustificati dalla fatica che faceva sia a spingere al servizio sia a spingere palle molto lente e cariche come quelle che le arrivavano da Marketa Vondrousova prima e Boisson poi. L’italiana, invece, ha purtroppo buttato al vento una situazione ottima contro Svitolina con tre match point a favore nel secondo parziale. Non era una bella giornata in termini di numeri, con diversi errori e un servizio che non funzionava, ma è stata a un punto dal tornare in un quarto di finale Slam e dare continuità al torneo di Roma. Si è perlomeno rifatta (e con gli interessi) in doppio (voto 10 e lode a lei e Sara Errani) conquistando quel titolo sfuggito 12 mesi fa e che aggiunge ulteriore valore alla sua bacheca che da un anno e mezzo ha cambiato aspetto in maniera radicale.

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