Non è stata la più forte, forse la più grande se per “grandezza sportiva” s’intende la capacità di entrare nel cuore della gente, di farsi riconoscere e ricordare, e di lasciare qualcosa di sé alla storia dello sport che si è praticato. E Lea Pericoli, spirito libero, al tennis ha lasciato molto, e in molti […]
I festeggiamenti per l’avvento di Sinner sono cominciati lo scorso ottobre, e siamo ancora qui con i calici in mano, i cappelli a cono e le trombette. Sei mesi trascorsi da protagonista assoluto.
Il ragazzo, un pezzetto alla volta, s’è preso il tennis italiano, i suoi record, tutti, ed è naturale che prima o poi avrebbe dato la scalata anche al tennis mondiale. Ne ha la facoltà, con quel po’ po’ di colpi che tira. Anzi, è già a buon punto, dopo essere stato quarto nel ranking per poche settimane, poi terzo, ora è secondo. Gli va dato atto che gli obiettivi di cui parla, quelli che realmente vuole raggiungere, sono altri. Punta alla propria crescita, vuole diventare un tennista ogni giorno migliore. Tutto ciò gli fa onore, ma non mi scandalizzo che qualcuno voglia sapere se arriverà anche a essere il numero uno, e se dopo aver tirato giù Medvedev e Alcaraz, riuscirà a fare lo stesso con Djokovic. A questo ho già risposto in tempi lontani, quando forse era più difficile tentare certe previsioni. Sono convinto che sarà lassù, sulla vetta della classifica, già da quest’anno, anzi, nei prossimi mesi. Roma, Parigi, i tornei che ho amato di più, potranno completare la scalata, fargli da ascensore. E siccome non soffro di invidia, proprio non ci riesco… Mi tengo calice, cappello a cono e trombetta, per completare la festa.
È un fenomeno da osservare, Sinner, di sicuro il più grande colpitore dalla linea di fondo campo degli ultimi venti anni. Ma non sono stupito di quante belle cose tecniche, tattiche e mentali abbia aggiunto al proprio tennis, piuttosto mi sorprende la reazione degli avversari. Li vedo devastati, anzi, abbacchiati si dice a Roma, e visto che siamo nei giorni della Pasqua, la parola assume una luce del tutto particolare. Abbacchiati perché hanno scoperto, o stanno scoprendo, l’angoscia di doverlo incontrare. I più vanno in campo già col fiatone, con le paturnie. Di fatto, già battuti. Djokovic, Medvedev, e nella finale di Miami anche Dimitrov, che ha un tennis davvero bello. A un certo punto anche lui ha mollato, a metà del secondo set ha capito che il match era già finito da un pezzo.
Tutti, tranne uno, Alcaraz, non solo perché è l’unico ad averlo battuto quest’anno, ma perché più giovane di due anni e tennista eccezionale. Oggi forse Sinner gli è superiore, ma di poco. Il tennis del futuro se lo giocheranno tra loro due, sono i nuovi Federer e Nadal.