Roland Garros

Il pagellone del Roland Garros: Djokovic da 10, male Alcaraz, gli italiani…

VOTO 10 (E LODE): a chi se non al vincitore del torneo? Djokovic continua a stupire, passano generazioni di avversari ma lui è sempre l’avversario da battere. Stacca Nadal e punta al grande slam, mancato nel 2021, suo ultimo grande obiettivo (forse anche più della medaglia olimpica).
VOTO 9: al finalista, Ruud, uno di cui non si parla mai ad inizio torneo ma con cui bisogna sempre fare i conti nella seconda settimana.
Terza finale negli ultimi 5 tornei dello slam non sono casuali, né un traguardo banale: riuscisse a giocare sempre come ha fatto nel primo set della finale, forse riuscirebbe a fare il passo decisivo che gli manca per vincere qualcosa di grosso.
VOTO 8: a Zverev che, ha perso male la semifinale con Ruud (complici anche problemi fisici), ma avrebbe firmato alla vigilia e soprattutto 1 anno fa per tornare a giocare la semifinale dopo l’infortunio che ha messo a rischio la sua carriera: che questo torneo non sia un punto di arrivo, ma quello della ripartenza per tornare ai livelli che gli competono.
VOTO 7: alla maggior parte degli Italiani, da Sonego a Vavassori, da Zeppieri ad Arnaldi. I 4 hanno vinto match complicati, in rimonta e hanno ben figurato anche nelle sconfitte: combattenti veri, speriamo riescano a dare continuità a questi risultati anche nel resto della stagione.
Stesso voto anche per Fognini che eliminato la tds numero 10 e, nonostante uno strappo al pettorale, ha lottato fino al quinto set contro Ofner al terzo turno: un augurio di buona guarigione per lui, sperando riesca a star bene per provare a piazzare qualche ultima zampata.
VOTO 6: a Musetti che rispetto ai connazionali di cui sopra ha vinto qualche match in più (gli stessi di Sonego) ma su cui le aspettative sono molto più alte: quando vinci così facilmente i primi 3 turni, non puoi perdere già negli spogliatoi agli ottavi, nonostante l’avversario fosse la tds numero 1.
Torneo comunque sufficiente che l’ha visto arrivare fino agli ottavi, ottenendo di più della tds che aveva in partenza.
VOTO 5: a Tsitsipas e Rune che hanno svolto il loro compitino arrivando fino ai quarti ma che hanno perso davvero male ai quarti: non può bastare arrivare tra gli ultimi 8 per due giocatori con il loro background, specialmente sulla terra battuta.
VOTO 4: a Sinner e Cecchinato. Sconfitta dolorosa per Jannik, che ha totalmente cannato la stagione sul rosso: peccato, perché dopo gli ottimi risultati raggiunti tra IW,Miami e Montecarlo le speranze del movimento erano altissime su di lui.
Pessimo torneo anche per Cecchinato: considerando che il Roland Garros è l’unico slam dove può puntare a vincere qualche match, non può raccogliere 5 game contro il giovane Van Assche.
VOTO 3: ad Alcaraz. Premesso che una semifinale slam non può mai essere un risultato negativo, specialmente a 20 anni, ma fermarsi dopo 2 set per crampi, quando sei la tds numero 1 e sei nel torneo che stai preparando da mesi, non può essere non essere giudicato come ampiamente insufficiente.
C’è tanto da lavorare per lui, nella gestione del corpo e delle energie, sia fisiche che mentali.
VOTO 2: a Medvedev. Ha illuso un po’ tutti quest’anno, specialmente dopo la vittoria di Roma: grandissimo passo indietro il match con Seyboth Wild, terraiolo brasiliano, affrontato come se stesse giocando contro un qualsiasi avversario sul duro indoor.
VOTO 1: al pubblico francese che ha passato 2 settimane a fischiare a caso, in qualsiasi occasione.
Stop per crampi? Fischi. Chiamata all’arbitro per verificare un segno? Fischi. Colpito un nastro che rende il colpo vincente? Fischi.
VOTO 0: a Kader Nouni arbitro del match Rune-Cerundolo.
Siamo nel 2023, la tecnologia avanza e piano piano stanno scomparendo i giudici di linea: il lavoro del giudice di sedia si sta riducendo sempre di più e vedere un errore del genere, in un match così importante, è assurdo. C’è bisogna di più attenzione e soprattutto più personalità nel prendere decisioni, visto che in parecchi sembrano cullarsi dell’aiuto della tecnologia.

Marco Somma

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Marco Somma

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