di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Rafael Nadal ha vinto il quattordicesimo titolo al Roland Garros. Lo spagnolo in finale ha battuto il norvegese Casper Ruud, nel loro primo confronto diretto. Il maiorchino si aggiudica così il suo slam numero 22, record assoluto, staccando ulteriormente i suoi due grandi avversari, Roger Federer e Novak Djokovic, fermi entrambi a 20.
Poco da dire dal punto di vista tecnico, su questa finale: è stata la partita che doveva essere. Ai limiti dell’inguardabile, ma non per colpa del norvegese in sè. Certo, non vincere più un game dal 3-1 a suo vantaggio del secondo set, non dimostra esattamente una grande personalità, per usare un eufemismo. Risultato finale: 6-3 6-3 6-0, ma in finale contro Nadal c’è chi ha fatto peggio del norvegese, a Parigi (Federer 2008 fece solo 4 game).
Era sì, un Ruud emozionato di giocare contro quello che è sempre stato il suo mito, ma francamente anche privo di armi, a parte il dritto, ovvio, ma figurarsi se bastava.
Casper ha opposto poi non esattamente quella che si chiama strenua resistenza, vuoi per l’emozione, vuoi perchè anche con 12 anni in meno, avere di fronte il più grande della storia (sul rosso sicuro, per il resto la discussione è sempre aperta) non è mai facile. Anche se gioca ad un ritmo che fino a qualche anno non usava probabilmente nemmeno nei suoi allenamenti più blandi: lo avrebbe mandato fuori palla.
Il più forte quindi che certo, mostra più di qualche crepa: non è più quello di prima, non riesce più a fare i recuperi di una volta e il piede e la malattia, la sindrome di Müller-Weiss, una malformazione congenita all’osso che lo fa impazzire da anni, è ormai arrivata ad un punto veramente di non ritorno.
Questo Nadal, però, è ampiamente sufficiente per vincere ancora (è al suo secondo slam consecutivo, nel 2022), quindi perchè dovrebbe ritirarsi?
Divaghiamo, ci scuserete, un pò, sulla celebrazione meritatissima a Rafa, ma forse è necessario per capire davvero il livello attuale di tennis attuale, quello contro il quale il maiorchino debba “combattere”.
Nadal, anche Djokovic e in minima parte anche Federer quando si regge più o meno in piedi (nel vero senso della parola), sostanzialmente sono arrivati ad una sorta di non dover fare niente in campo. Certo, giocano, fanno vincenti, fanno più o meno il loro dovere, hanno ancora un livello sostanzialmente alto ma nulla a che fare con qualche anno fa.
Vincono perchè ad un certo punto succede che quelli forti attualmente che non siano loro, dall’altra parte del campo, sbagliano. Fanno cavolate. Più nei 3 su 5, perchè c’è più tempo per pensare e per avere e sentire la tensione. Su questi presupposti, Nadal e Djokovic continueranno a vincere per ancora un pò l’80% degli slam alla quale partecipano, e Federer anche a 41 anni può ancora sperare di fare il colpo grosso con una determinata serie di circostanze.
A chi sembra esagerato, ricordiamo che lo svizzero scorso anno ha raggiunto i quarti di finale di uno slam (Wimbledon) senza schiena, senza ginocchio e a 40 anni.
Poi succede come oggi, incontri Ruud in una finale slam che semplicemente non sarà mai a livello sufficiente per poter anche solo impensierire un Nadal. Ci sta.
Rafa ha vinto nove slam dopo i 30 anni, e c’è solo da fargli un applauso enorme, per quello che è riuscito a fare. Il potere della mente, certo, una testa così forse non ci sarà mai più nel tennis, ma qui si va anche oltre. E’ una sorte di sublimazione del gioco in sè. Non forse rivoluzionario ma allo stesso tempo difficile da toccare, soprattutto per così tanto tempo.
E a 36 anni, magari, chissà, il “basta” è dietro l’angolo. Vedremo. Intanto celebriamo Nadal 14/22. Un nuovo passo della bibbia del tennis.