Barty supera Sabalenka: Ash in semifinale a Miami, a Osaka serve il titolo per sperare nel numero 1 WTA

[1] A. Barty b. [7] A. Sabalenka 6-4 6-7(5) 6-3

Alla fine è quasi impossibile raccontare di cosa è successo e di quello che è stato questo bellissimo quarto di finale tra Ashleigh Barty e Aryna Sabalenka senza menzionare il momento che ha rovinato un possibile finale thriller. Sabalenka ha salvato un game abbastanza rocambolesco sul 3-2 per Barty, ma dopo l’ultimo punto ha cominciato a toccarsi il fianco, un dolore che poi è proseguito e ha preso il muscolo tra addome e stomaco. Nessuno, nemmeno le telecamere, hanno indugiato lì prima del cambio campo sul 4-3 per l’australiana. Quando poi la numero 7 del seeding è andata al servizio non spingeva quasi più la prima palla. La numero 1 del mondo, da quel 3-3, ha vinto 12 dei successivi 13 punti, perdendone uno su un doppio fallo sul 40-0.

Un peccato enorme, perché per la quarta volta in altrettanti confronti diretti Barty e Sabalenka stavano dando vita a un match molto intrigante in un misto tra forza bruta e capacità tattica fuori dal comune, un braccio di ferro che aveva regalato un terzo set quando sembrava l’esito poter pendere a favore di Ash, travolta però nelle fasi finali del tie-break. Barty ha chiuso la sua gara senza subire mai break, quasi perfetta ogni volta che era sotto pressione e costringendo Aryna a prendersi rischi importanti, soprattutto vedendo i precedenti della bielorussa in questo 2021.

C’è ormai un percorso che purtroppo la bielorussa si sta trascinando da inizio anno, e dove lei stessa si sente molto delusa del proprio atteggiamento. È lei la prima a cedere quando la situazione comincia a farsi delicata, un po’ tesa. Barty ha dominato la situazione quando era sotto 0-40 sul 3-2 per Aryna nel set d’apertura, quest ultima si è fatta intrappolare dalla capacità dell’australiana di condurre lo scambio disinnescando la potenza avversaria con tre palle piazzate perfettamente e con un comodo dritto a chiudere per il 40-40 sul 4-4. Nel primo momento un po’ delicato, Sabalenka è di nuovo franata: ha sì messo a segno un ace, ma stava di nuovo accelerando i tempi e diventando più frenetica, priva di controllo. Doppio fallo per il 40-40, risposta sui piedi di Barty e nuovo doppio fallo, con Ashleigh che senza mostrare tensione chiudeva il turno di battuta successivo per prendersi il set.

L’equilibrio continuava, perfetto, anche nel secondo parziale e Barty era sempre quella a esaltarsi nei momenti più delicati. Sabalenka continuava a spingere, lei a gestire, rigirare lo scambio. La numero 7 del seeding è rimasta avanti nel punteggio, ma sia sul 3-2 che sul 4-3 non ha potuto prendersi il break che stava cercando con grande insistenza: nel sesto game, sul 30-40, Barty si è gettata avanti con coraggio parando un passante di rovescio di Sabalenka e chiudendo agevolmente nei colpi successivi; nell’ottavo game prima tre servizi vincenti e poi, su una terza chance concessa, ancora la prima in grande spolvero. Non stava facendo molti ace (soprattutto rispetto ai 15 del primo match giocato) ma nei momenti chiave era ormai una garanzia. La bielorussa stava per pagare le varie chance ma ha saputo recuperare da 0-30 sul 4-4, arrivando poi al tie-break, lì dove un dritto troppo veemente ha messo la palla larga con Barty ferma dall’altro lato. Ash ha tenuto il vantaggio fino al 4-3 quando Sabalenka le ha letto prima un dritto incrociato e le ha dato modo di raggiungere la palla e poter rigiocare un colpo molto profondo. Sul 4-4 Aryna cadeva ancora in un momento di tensione con un doppio fallo e la seconda che è atterrata oltre un metro oltre il rettangolo di servizio, ma invece di mollare la presa ha saputo reagire. Forse per la prima volta in queste partite contro lo big ha messo da parte la delusione e lo scoramento e si è rigettata subito all’attacco, prendendo coraggio sul dritto dal centro che le ha dato il 5-5 e poi con un altro vincente si è data il set point, concretizzato con un bel rovescio a tirar su un difficilissimo slice. L’urlaccio, enorme e prolungato, era più un modo per liberare mesi di frustrazione.

A Dubai qualche settimana fa rivelava che aveva cominciato a seguire uno psicologo perché sperava fin dalla partita contro Serena Williams di essere più avanti nella maturazione come tennista. I passi indietro contro la statunitense e Garbine Muguruza sono stati macigni importanti, ma oggi stava facendo di tutto per riprovarci. Nel terzo set c’era ancora enorme equilibrio nei rispettivi turni di battuta finché sul 3-2 Barty è tornata a palla break come non capitava dal primo set. Due errori abbastanza goffi di Aryna l’avevano spinta sul 15-40, ma la bielorussa si era salvata con altrettanti vincenti di dritto in corsa. Tenuto quel game, però, ha cominciato a toccarsi intorno al costato. Barty è salita 4-3 in un attimo e al cambio campo c’era qualche smorfia già al momento di sedersi. Quando poi è andata a servire, nel momento della verità, eccola mettere in campo una prima scarica, sulle 80 miglia orarie, di solo braccio. Le difficoltà sono diventate enormi dopo il punto perso per lo 0-30 e il turno di battuta è volato via a zero. Il match era finito, Barty ha chiuso senza soffrire, prendendosi la semifinale e continuando la sua bella sintonia con questi campi dopo il trionfo del 2019.

Per quanto sia difficile vederla reggere al numero 1 da adesso fino a Parigi, la sua difesa è ben più che dignitosa. Adesso Naomi Osaka se vuole essere leader del ranking WTA già alla fine di questo torneo deve vincere il titolo sperando di non affrontare Ash in finale. Barty, invece, scoprirà a breve chi avrà di fronte tra Elina Svitolina e Anastasija Sevastova per centrare una nuova finale in Florida.

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