La Russia vince l’ATP Cup, severa lezione per l’Italia

È durata molto poco la finale della seconda ATP Cup tra Russia e Italia, purtroppo a causa di un divario troppo ampio tra le due formazioni Sia Rublev che Medvedev sono molto distanti come rendimento da Fognini, vera gamba zoppa del quartetto, e anche da Berrettini, che però è apparso in buone condizioni di forma e potrà senz’altro togliersi qualche soddisfazione nel prossimo slam.

Non ha troppo da rammaricarsi Fabio Fognini, che ha strappato appena tre game a un Andrey Rublev che se davvero riuscisse a mantenere la metà del ritmo mostrato in questa settimana di ATP Cup sarebbe impossibile da battere sostanzialmente per chiunque. Rublev, nella 4 partite di questo torneo, si è distratto il primo set contro Stebe e poi non ha mai lasciato più di 13 game in 4 partite agli avversari di turno, magari non di primo piano ma nemmeno gli sprovveduti che sono sembrati al cospetto di Rublev. A parte la spaventosa potenza del dritto quello che impressiona è la rapidità di gambe del russo, talmente veloce da apparire persino frenetico in certi frangenti. Ma il risultato è che Rublev colpisce sempre come se fosse da fermo e questo rende terribilmente complesso il compito di chi sta dall’altra parte della rete. Naturalmente il russo andrà rivisto alle prese con avversari meno morbidi di Fognini, che per quanto possa cercare di imbrogliare le carte oggi è almeno di una categoria inferiore. Ad onor del vero è stato persino bravo il ligure sia a non sbroccare more solito, sia a cercare con una certa umiltà di fare quello che si poteva, come cambi di ritmo e qualche pallettone alzato a cercare di togliere peso alla palla e tempo all’avversario. Niente di tutto questo è servito, Fognini ha portato a casa quello che ha potuto e allo scoccare dell’ora di gioco si è raccomandato a Berrettini.

Il quale ha fatto un po’ quello che poteva e doveva fare uno che gioca contro qualcuno più forte di lui, gicoare al meglio e sperare in qualcosa. Solo che per quanto sia migliorato Berrettini, soprattutto sulla mobilità, la sensazione è che Medvedev sia arrivato ad un livello irraggiungibile non solo per l’italiano. Medvedev ha giocato sostanzialmente col freno a mano tirato, limitandosi a fare quello che serviva per vincere, cioè un break per set e poi stare abbastanza tranquilli al servizio. Dev’essere frustrante, per uno abituato a portare a casa tre punti su quattro quando serve, vedere che chi hai di fronte non pare nemmeno preoccupato. Medvedev in questo momento è un muro, che non solo ti rimanda la palla sempre, ma quando spinge non sbaglia neanche per scommessa. Berrettini è stato ammirevole, perché sapeva che non sarebbero bastate le bordate di servizio e ha messo in mostra dei dropshot che rivelano una mano anche abbastanza morbida, oltre a mostrare una notevole generosità nel tentare di remare da fondo campo. Ma non poteva certo bastare, se dall’altra parte c’è uno che ti rimanda tutto negli ultimi dieci centimetri di campo. Medvedev ha fatto il break nel terzo game, di entrambi i set, particolarmente feroce quello del secondo, a zero e rispondendo sempre con straordinaria efficacia. Per il resto ha difeso il servizio concedendo pochissimo, giusto qualcosa a metà primo set, ma niente di troppo preoccupante. Il risultato così non è mai stato in discussione, e anche il secondo break è sembrato un po’ casuale, con i due che ormai si scambiavano grandi sorrisi. Lì la partita si chiusa, posto che sia mai stata aperta, con gli ultimi tre game sostanzialmente inutili, buoni solo per mostrare un certo orgoglio del romano nel salvare un paio di match point.

Ad ogni modo una settimana positiva per Berrettini, che magari appunto non è al livello di Medvedev ma che può sicuramente arrivare alla seconda settimana dell’Australian Open. Non è pochissimo.

Risultati
Russia-Italia 2-0

A. Rublev b. F. Fognini 6-1 6-2
D. Medvedev b. M. Berrettini 6-4 6-2

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