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Trevisan sempre più in alto: Martina è ai quarti di finale al Roland Garros, fuori Bertens

[Q] M. Trevisan b. [5] K. Bertens 6-4 6-4

Che dire? È veramente difficile trovare le parole per raccontare questa cavalcata di Martina Trevisan che si sta inventando dal nulla un Roland Garros oltre ogni limite. Non aveva vittorie contro top-100 nel circuito maggiore (solo una a livello ITF, nel 2008) e arrivava qui con 16 sconfitte, una sola vittoria in un tabellone principale (contro Nadiya Kichenok a Charleston) su 10 uscite. E potremmo andare avanti, ma già questo basta a rimarcare lo straordinario cammino della toscana. Tra un mese compirà 27 anni, e questo è un regalo personale bellissimo, suggellato da un match point che è stato di una grande bellezza con un lob vincente a Kiki Bertens atterrato sulla riga dopo che l’olandese aveva provato uno slice di approccio alla rete e la palla era bassissima nonché nei pressi della riga.

6-4 6-4 contro la numero 5 del Roland Garros, numero 8 del mondo, Kiki Bertens. Qualcosa di oltre l’immaginabile pochi giorni fa, reso possibile da un gran livellamento delle forze in campo: se lei, Martina, gioca ormai su una nuvola e legge molto bene le varie situazioni, l’olandese come vedevamo già contro Sara Errani era ben lontana dalla sua condizione ideale. Non vogliamo togliere alcun merito a Trevisan, ma riconoscere che la Bertens che conosciamo sulla terra rossa è una delle migliori tre giocatrici che ci siano e fin da Roma quando perse all’esordio contro Polona Hercog vedevamo come fosse molto distante. Aveva spirito combattivo, cercava di non mollare, ma tra problemi fisici e tanta difficoltà questa era una chance enorme per Trevisan per provare a cogliere uno scalpo pesantissimo.

Stiamo usando tanti aggettivi al superlativo, e non si potrebbe fare altrimenti. Trevisan in questo momento sta facendo molto più di quello che ha mostrato fin qui, che è diverso dal discutere del potenziale. Ricordiamo che in Australia perse al primo turno contro Sofia Kenin e se nel primo set fece fatica, nel secondo era già abbastanza vicina nel punteggio (finì 6-2 7-5). Quando ci parlammo a fine partita chiedemmo che sensazioni c’erano, perché Kenin poi vinse il titolo ma già alla vigilia era cerchiata col pennarello rosso come una di quelle da tenere d’occhio come possibile sorpresa. Trevisan disse che più il match andava avanti e più stava sentendosi meglio nel gestire il ritmo e il gioco avversario. L’impatto fu brusco, ma alla lunga sembrava cominciare a capire cosa fare per risposta. Oggi la partita era completamente diversa, e nel primo set Bertens quasi non si muoveva. Sembrava quella del match contro Errani, come anche quella del primo set contro Katarina Zavatska, quando prese un netto 6-2. L’azzurra saliva meritatamente avanti 4-1 salvo poi avere un po’ di difficoltà a chiudere il set, riuscendoci comunque nel decimo game comandando col dritto.

A inizio del secondo set saliva 3-0 e con la chance del 4-0, ma Bertens si è salvata e ha ricucito il distacco. Trevisan sul 3-3 è stata brava a fermare l’emorragia e ripartire, vincendo un nuovo game in risposta. Come prima, però, nel momento decisivo non ha concretizzato anche per qualche buona soluzione dell’olandese. Sul 5-4, però, è stata bravissima a cominciare il game in maniera molto aggressiva e determinata e sullo 0-40 ha avuto bisogno del terzo match point per chiudere, ma con un punto di quel genere e di quella importanza, l’attesa è stata quantomai ripagata.

Ai quarti di finale avrà Iga Swiatek, protagonista fin qui di un torneo di grandissimo livello. Non c’è solo il 6-1 6-2 a Simona Halep, ma sono quattro partite che tritura le avversarie: 6-1 6-2 a Marketa Vondrousova all’esordio, 6-1 6-4 a Su Wei Hsieh al secondo turno (dove era indietro 1-4 nel secondo set) e 6-3 6-2 a Eugenie Bouchard al terzo turno. Oggi, la prestazione travolgente contro la rumena. Ma è una sfida aperta, perché ad attenderle c’è un posto in semifinale, la prima della carriera di entrambe: per Trevisan potrebbe essere l’una chance della carriera, per Swiatek la prima di tante.

Diego Barbiani

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