Parlando in termini generali, Iga Swiatek viene data come favorita per la vittoria al Roland Garros dai bookmakers da quando ha superato Simona Halep negli ottavi di finale. Il cammino in singolare della polacca a Parigi è stato pressoché immacolato, con sei vittorie e zero set lasciati per strada, con quattro parziali vinti per 6-2 e cinque vinti 6-1. Negli ultimi giorni si sono aggiunti anche i commenti di Ana Ivanovic e Martina Navratilova, anche loro ad appoggiare la sua candidatura della diciannovenne che per la prima volta in carriera superava qui gli ottavi e come avvenuto nel recente passato ad Aljona Ostapenko, Naomi Osaka, Bianca Andreescu e Sofia Kenin si spingeva fino al trionfo nell’ultimo atto.
Conto di lei, sul Philippe Chatrier, Sofia Kenin, già campionessa all’Australian Open di inizio 2020 e che potrebbe diventare la prima giocatrice da Angelique Kerber nel 2016 a vincere due titoli Slam nello stesso anno. La statunitense è andata in crescendo fin qui, tirando fuori il meglio del suo gioco nella semifinale in cui si è imposta 6-4 7-5 contro Petra Kvitova e può vantare un record quasi perfetto nelle finali del circuito maggiore avendo vinto nel corso di un anno (da gennaio 2019 a inizio marzo 2020) sette trofei, cinque in singolare e due in doppio, perdendo soltanto una finale.
KENIN, IL CRESCENDO (E I NUMERI) PUÒ FAVORIRLA
Kenin è una che trova forza e spinta maggiore quando si avvicina alla fine, lo aveva dimostrato anche a Lione nell’ultimo torneo prima della sospensione del tour WTA quando non era per nulla piaciuta durante le prime fasi per poi prendersi il titolo con due ottime vittorie nelle giornate conclusive. È una Kenin che non molti davano come possibile finalista, soprattutto perché arriva dal 6-0 6-0 subito a Roma da Victoria Azarenka, ma c’è rimasto ben poco di quella sera e soprattutto è stata brava lei a riemergere da quel momento sportivamente molto negativo. Non è stata particolarmente sotto pressione a Parigi nei primi turni e probabilmente quello le è servito per avanzare, ma già in quattro occasioni è stata chiamata a un terzo set: al primo e secondo turno contro Liudmila Samsonova e Ana Bogdan, al quarto contro Fiona Ferro e ai quarti contro Danielle Collins. In tutti i casi, ne è uscita dilagando: pariziale di 5-0 contro Samsonova da 1-3, 6-1 a Bogdan e Ferro, 6-0 a Collins.
Qualche numero in carriera: non ha mai perso una partita Slam in cui ha vinto il primo set (22-0 fin qui) e in 7 occasioni è stata portata al terzo set, in generale ha vinto 16 delle ultime 20 che si sono protratte al set decisivo, ha vinto 35 delle ultime 37 partite in cui ha conquistato il set d’apertura e quest anno negli Slam ha perso solo contro Elise Mertens agli ottavi dello US Open una partita dove poteva fare abbastanza poco perché la belga era sempre in comando e usava anche più aggressività del solito venendo premiata da una delle migliori prestazioni dalla ripresa. Kenin qui a Parigi ha brillato, come detto, soprattutto nei due set vinti contro Kvitova perché riusciva a contenere e ribaltare gli scambi, se non era la ceca a regalare il punto con alcuni gratuiti purtroppo per lei abbastanza frequenti.
Nel frattempo, inoltre, questa è la settima finale da gennaio 2019 e se togliamo i mesi in cui non si è giocato sono sette in quattordici mesi. L’unica persa è ad Acapulco a inizio marzo dello scorso anno, quando si arrese 7-5 al terzo contro Yafan Wang.
SWIATEK A DUE PASSI DAL SOGNO
Oggi avrà a che fare con Swiatek, ancora a caccia del primo titolo nel circuito maggiore dopo la finale persa a Lugano lo scorso anno in tre set contro Polona Hercog. La polacca è la prima tennista, maschi e femmine, del suo paese in finale al Roland Garros nell’Era Open e fin qui ha compiuto un cammino devastante perché solo considerando gli Slam giocati nel terzo millennio (83) e tenendo conto delle 166 finaliste, il suo è il sesto miglior percorso al pari di Dinara Safina al Roland Garros 2009, con entrambe giunte alla finale lasciando per strada appena 23 game. Meglio di loro soltanto Serena Williams (in 4 circostanze) e Venus Williams a Wimbledon 2009. Per quanto riguarda Parigi, ma probabilmente a livello generale, il record spetta a Mary Pierce che nel 1994 arrivò alla finale avendo lasciato per strada solo 10 game. Sia lei, come la stessa Safina, persero poi la sfida per il titolo.
L’ultima tennista polacca giunta in finale a Parigi fu Jadwiga Jedzrejowska nel 1939, sconfitta dalla sua allora partner di doppio Simonne Mathieu a cui oggi è intonato il terzo campo del complesso al Bois de Boulogne, il campo delle serre appena costruito. Da allora la Polonia raramente è apparsa nella geografia tennistica mondiale se non per Wojcek Fibak al maschile e Agnieszka Radwanska nel femminile. Iga, come ‘Aga’, ha raggiunto la prima finale Slam nel suo terreno preferito: per la prima fu Wimbledon, nel 2012, per lei invece è Parigi, la terra rossa, luogo dove riesce a esprimersi come meglio non potrebbe. Questa per lei sarà la dodicesima partita delle sue due settimane, l’undicesima in altrettanti giorni. Avendo giocato il doppio non ha mai avuto giorni di pausa. Questo le è servito in qualche modo per mantenere il ritmo, ma chissà se alla lunga non potrà privarla di qualcosa. È vero che in singolare non ha mai perso set e ha avuto un cammino scintillante e in doppio, con Nicole Melichar, stava ripetendo lo stesso andamento, ma ieri (venerdì) si sono incastrate in una lunga e dispendiosa battaglia. Era una sfida che poteva concludersi 6-2 6-1 in loro favore, invece hanno finito per perdere 7-6(5) 1-6 6-4 con tante occasioni mancate: un 5-2 e servizio di vantaggio nel primo, tre volte avanti di un break al terzo. Sono stati i primi momenti problematici per Swiatek nelle sue giornate parigine e il livello della polacca, apparsa nervosa e abbastanza fallosa, era molto lontano da quello dei giorni scorsi.
Già dopo la semifinale in singolare raccontava a Barbara Schett nello studio di Game Schett Mats che per lei era stato abbastanza difficile gestire le energie in questi giorni anche per via del doppio impegno ma era stata molto brava fin qui a spendere pochissimo tempo in campo. Ieri il piano non è andato come voleva e lei stessa è apparsa con diversi bassi e qualche “alto”. In conferenza stampa ha spiegato che per lei questa era una giornata dove sentiva una responsabilità in più ed era in qualche modo “sovraccaricata” perché giocando in doppio avverte di dover fare qualcosa in più anche per la propria compagna e di non accettare il non poter essere d’aiuto, aumentando quindi il nervoso e la tensione. Un discorso simile lo aveva fatto anche durante l’Australian Open dello scorso gennaio quando a chi le chiedeva come mai facesse solo il doppio misto col connazionale Lukasz Kubot rispose che al momento preferiva così perché avendo un uomo accanto (e un’ottimo doppista, in questo caso) era un po’ più deresponsabilizzata. A chi le ha chiesto se la prestazione possa essere un pensiero per domani ha risposto in maniera abbastanza sicura che si aspetta un cambio di passo per lo scenario diverso.
Vedremo se sarà così, o se il corpo non risponderà più come i giorni scorsi. È un terreno per lei completamente nuovo. Non ha esperienza, non ha certezze, non ha ancore a cui aggrapparsi. Ha però un obiettivo, che vorrebbe dire entrare ancor di più nella storia sportiva del suo paese e consegnerebbe al tennis la vittoria più “dominante” da tantissimo tempo. E comunque andrà, questo torneo segnerà la sua carriera perché per lei ci sarà un “prima” e un “dopo” questa edizione del Roland Garros, sebbene comunque vada ricordato che lo scenario per lei qui è stato perfetto per un gioco che si sposa meravigliosamente con il rosso ed eleva ancor di più un rendimento non sempre bilanciato sulle altre superfici.
I PERCORSI VERSO LA FINALE
[4] Sofia Kenin: 10h34′ in campo
R1: d. Liudmila Samsonova 6-4 3-6 6-3 (1h58′)
R2: d. Ana Bogdan 3-6 6-3 6-2 (1h51′)
R3: d. [Q] Irina Bara 6-2 6-0 (1h12′)
R4: d. Fiona Ferro 2-6 6-2 6-1 (1h44′)
QF: d. Danielle Collins 6-4 4-6 6-0 (2h04′)
SF: d. [7] Petra Kvitova 6-4 7-5 (1h45′)
Iga Swiatek: 7h in campo
R1: d. [15] Marketa Vondrousova 6-1 6-2 (1h03′)
R2: d. Su Wei Hsieh 6-1 6-4 (1h07′)
R3: d. [WC] Eugenie Bouchard 6-3 6-2 (1h14′)
R4: d. [1] Simona Halep 6-1 6-2 (1h08′)
QF: d. [Q] Martina Trevisan 6-3 6-1 (1h18′)
SF: d. [Q] Nadia Podoroska 6-2 6-1 (1h10′)
LA POSSIBILE CHIAVE DEL MATCH
Molto dipenderà, va detto, dal rendimento di Swiatek. Se riuscirà a ricominciare a giocare come fatto fin qui, allora la situazione per Kenin sarà abbastanza complicata. Sofia tra l’altro ricorda ancora molto bene (credeteci, perché ha una memoria fotografica) il loro unico precedente, giocato proprio a Parigi nel 2016 quando entrambe erano junior. Vinse Iga, 6-4 7-5. Domani quello non varrà nulla, ma potrebbe essere soprattutto la capacità di difesa e apertura degli angoli di Swiatek a poter spostare gli equilibri perché Kenin fin qui non ha affrontato nessuna giocatrice con le caratteristiche tecniche della sua prossima avversaria: le due sono agli estremi opposti per quanto riguarda lo spin alla palla, la potenza, ma anche idea di gioco. Kenin incontra la velocità di palla, Swiatek spinge. Entrambe possono generare tanti vincenti, forse Iga è più spettacolare e Kenin (in carriera) super efficace quando veramente conta.
Il rovescio della statunitense ha un timing spettacolare, il suo gioco è un martello nel ritmo e ha capacità di andare in pressione come di temporeggiare. Probabilmente, visti i problemi avuti ieri (venerdì) da Swiatek nella diagonale mancina cercherà di puntare lì molte delle sue carte. Iga può uscire da questa situazione però aprendo il campo col dritto e facendo correre Kenin in una soluzione che ha funzionato parecchio fin qui nel torneo, perché la sua uncinata è stretta e molto lavorata, dunque non facile da rigiocare. Per entrambe ci sarà da fare affidamento alla smorzata ma la sentono piuttosto bene, mentre con una buona percentuale di prime al servizio Swiatek potrebbe rendere maggiormente vista la grande varietà di soluzioni che possiede mentre Kenin cerca più la soluzione potente o piazzata.
Iga, dicevamo, è data favorita ma non vogliamo dare retta alle quote per tutta una serie di ragioni. Sarà però, lo speriamo davvero, tirata. Perché la partita dello scorso anno rimane un peccato enorme e Vondrousova, purtroppo, sentì tantissimo la sua prima finale Slam in carriera malgrado sia un’ottima giocatrice sul rosso e veniva da mesi di alto livello e ottimi risultati. Quel giorno, alla prima volta su un campo centrale di uno Slam, si è spenta. Domani la polacca metterà piede sullo Chatrier per la quinta volta in carriera, la quarta in questa edizione. Se da Kenin siamo più che certi di avere la solita grande combattività, speriamo che anche la sua avversaria possa ripetere le prestazioni di queste due settimane.
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