Delle big scese in campo fin qui nella seconda giornata del Roland Garros, soltanto una è veramente apparsa in ottima forma: Petra Kvitova. La tennista ceca, con un match spettacolare, ha battuto Oceane Dodin 6-3 7-5 nel primo incontro di giornata sul Philippe Chatrier.
Sappiamo come questo sia lo Slam meno adatto alle caratteristiche della numero 7 del seeding, ma d’altro canto oggi (e questo periodo) è stato tutto ribaltato. Le condizioni a Parigi, e lo vedevamo già ieri, sono pessime e la bi-campionessa di Wimbledon ha sfruttato al meglio il tetto sul camp centrale che ha dato modo a lei di giocare mentre tutti gli altri fuori attendevano la fine di uno dei tanti acquazzoni, ma soprattutto ha ricreato lo scenario perfetto per potersi esprimere.
Su terra indoor ha vinto nel 2019 a Stoccarda, è grande frequentatrice della Porsche Arena e in una situazione molto più ovattata, senza l’interferenza degli agenti atmosferici, ha trovato il suo habitat migliore. In più, di fronte a sé aveva un’avversaria potenzialmente fastidiosa perché piuttosto aggressiva, ma nella realtà dei fatti lei (Petra) ha comandato dall’inizio alla fine e a tratti sembrava quasi di vederla giocare contro una sua versione senza però i tanti cavalli in più che il suo talento aggiunge.
Ci ha messo un po’ a ingranare, mancando una brutta palla break sul 3-2 nel primo parziale, ma dopo aver preso il break sul 4-3 ha chiuso il set senza patemi e nel secondo ha gestito molto bene l’andamento del match, rimanendo molto solida al servizio e trovando il break ancora nel momento chiave, con un gran punto sul 5-5 30-40. Al prossimo turno avrà Jasmine Paolini, una delle due italiane vittoriose oggi. L’altra, Sara Errani, sarà opposta a un’altra delle prime teste di serie del tabellone: la numero 5 Kiki Bertens.
L’esordio dell’olandese è stato molto più complicato perché nel primo set, ancora con i problemi al tendine d’Achille e uniti alle difficoltà di questo momento, era quasi ferma in campo facendosi travolgente da Katarina Zavatska, giocatrice ucraina classe 2000 e numero 112 del mondo. Solo all’inizio del secondo set Kiki, che qui a Parigi se sta bene può recitare un ruolo importante, ha cominciato a ingranare. Non c’era ancora un livello di gioco degno di quanto lei stessa ha sfoggiato negli anni passati ma con un po’ di esperienza e meno errori ha finito per dilagare, chiudendo 2-6 6-2 6-0. C’è tanto da lavorare ancora, e lei per prima ne è consapevole, ma intanto si è messo fine alla striscia di 3 sconfitte consecutive.
Un’altra da cui si attendevano risposte è Serena Williams. La numero 6 del tabellone si è imposta 7-6(2) 6-0 contro Kristie Ahn, ma quanto visto per un’ora e mezza è molto distante dalla grande campionessa che è. Bastava poco alla sua avversaria per mandarla fuori posizione per praticamente tutto il primo set. Serena colpiva, forte, male, e gli errori fioccavano. Di vere “sbracciate” decisive e pesanti ce ne saranno state pochissime perché le gambe erano pesanti e piantate a terra, per Ahn era un gioco da ragazzi, alle volte, pizzicarla nella terra di nessuno o raccogliere punti con errori evidenti. Così il primo set è stato molto in bilico, malgrado la grande differenza che c’è tra le due. Serena, oggi, non aveva neanche il solito aiuto del servizio e dunque ha sofferto parecchio con 28 gratuiti solo nel primo set, un turno di battuta perso dopo 24 punti sull’1-1, un altro sul 4-4 dopo aver speso tante energie (nervose, soprattutto) nel game precedente per ritrovare la parità.
Si è trovata costretta a brekkare Ahn per rimanere nel primo sette in qualche modo ne è emersa, completando la rimonta con un tie-break dominato 7-2. Niente di più faticoso, però, di un set che è durato quasi 75 minuti e l’ha vista chiudere col fiatone. Non è questa una condizione di chi spera di fare strada anche se la questione delle partenze difficili ormai sta diventando una costante di questa fase di carriera di Serena che ha il guizzo e ha la capacità per riprendere anche situazioni molto delicate, ma nei prossimi turni serviranno altri approcci e soprattutto una maggiore brillantezza fisica prima che nei colpi. Vinto il set d’apertura ha poi dilagato con una Ahn spentasi dopo la grande occasione mancata. Al prossimo turno avrà di nuovo Tsvetana Pironkova, come a New York, con la bulgara impostasi 6-3 6-3 contro Andrea Petkovic.
Esordio difficile anche per Elina Svitolina, che forse ha sofferto le scorie delle fasi finali di Strasburgo e delle due partite al terzo set tra semifinale e finale di venerdì e sabato. L’ucraina ha vinto una partita molto tirata contro Varvara Gracheva, che ha qualcosa da recriminare per aver mancato almeno di portare la partita al terzo con un 4-2 e 0-40 a disposizione nel secondo set gettato alle ortiche. Nel 7-6(2) 6-4 per la numero 3 del seeding, però, c’è anche un primo set dove era 4-0 e ha rischiato per due volte di perderlo. Al prossimo turno, se non altro, avrà una seconda chance di entrare nel torneo con un approccio diverso scendendo in campo da grande favorita contro la qualificata messicana Renata Zarazua, oggi vincitrice 6-1 6-2 contro la wild-card locale Elsa Jaquemont.
Infine, menzione per la sfida tra Iga Swiatek e Marketa Vondrousova. Era la sfida più interessante del giorno tra due dei migliori profili della new age WTA ma non c’è stata partita perché la polacca ha dominato sia nel punteggio che nella qualità del gioco, travolgendo la ceca 6-1 6-2 e con momenti di tennis di altissimo livello. Lei lo scorso anno a Parigi raggiunse per la prima volta il quarto turno, Vondrousova addirittura la finale. Questa volta la giocatrice del 2001 ha avuto la meglio, peccato solo che non ci sia stato l’equilibrio che si sperava alla vigilia tra due che sul rosso giocano tanto bene.
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