WTA Finals: Stephens continua la dittatura contro Kerber. La statunitense è in semifinale

Sloane Stephens fa cinquina di vittorie consecutive contro Angelique Kerber e vince il girone Rosso. Sarà lei a sfidare Karolina Pliskova in semifinale, Kiki Bertens avrà Elina Svitolina.

[5] S. Stephens b. [1] A. Kerber 6-3 6-3

La storia non cambia: Sloane Stephens rimane un’avversaria impossibile per Angelique Kerber che rimedia la quinta sconfitta su sei precedenti, e non riesce a vincerci dal lontano 2012 quando la statunitense era comunque avanti di un set e 5-1.

La statunitense si qualifica dunque per le semifinali e domani, nella serata di Singapore, affronterà Karolina Pliskova mentre Elina Svitolina, vincitrice del gruppo bianco, se la vedrà contro Kiki Bertens. Per la prima volta le prime 4 teste di serie di un Master vengono eliminate tutte nella fase a gironi, alcune perché arrivate piuttosto scariche all’evento, come Petra Kvitova e Naomi Osaka, altre pagando a caro prezzo le sconfitte iniziali e non riuscendo a completare la risalita, e qui parliamo di Caroline Wozniacki e della stessa Kerber, che non avrebbe dovuto spingersi fino a questa partita per cercare la qualificazione alle semifinali ma ha da rimpiangere come le sia sfuggita dalle mani la sfida contro Bertens, in quel terzo set molto caotico e dove non ha avuto coraggio.

Arrivare all’ultima giornata, nel Round Robin, con la qualificazione ancora in ballo non le ha mai detto bene. Perse nel 2013 contro Petra Kvitova, perse (molto male) nel 2015 contro Lucie Safarova e questa volta ha trovato davanti a se una Stephens che appare molto a suo agio nn subendo minimamente la traiettoria mancina della sua avversaria e avendo la capacità, coi suoi spostamenti, di dover portare l’avversaria a fare maggiormente gioco per batterla. Kerber potrebbe provarci, ma non sembra la giocatrice che tiene un livello di aggressività così elevato senza concedere qualcosa, semplicemente perché non è il suo gioco. Eppure in questo confronto lei si sfida contro un’avversaria che copre benissimo il campo e ha più potenza di lei, oltre a una capacità di colpire che lascia spesso a bocca aperta per la qualità con cui quelle palle colpite senza quasi sforzo fisico possano essere ben piazzate e talmente pesanti che le avversarie, non solo Kerber, o rimangono ferme o non riescono a rigiocarle.

Kerber ha provato a cominciare con una tattica diversa dal solito, molto più aggressiva soprattutto nel tentativo di aprirsi lo spazio per colpire col dritto lungolinea, o cercando più volte quella zona di campo dove forse Stephens poteva essere meno solida. Il problema è che la statunitense non ha cali. È un dettaglio che è ben evidente fin da inizio della settimana in quel match un po’ strano, per così dire, contro Naomi Osaka, dove lei non aveva alcuna intenzione ad alzare il ritmo del match e pur avendo diversi gratuiti in più a fine partita aveva fatto la tattica che le avrebbe garantito la vittoria: non mettere in palla l’avversaria alzando il livello.

Oggi l’inizio sembrava portare nella direzione giusta. Kerber molto aggressiva, con diversi cambi in lungolinea a non dare riferimenti alla statunitense che però, sulle palle break, aveva sempre quel qualcosa in più per uscirne meglio. Si trattava di attenzione, probabilmente, perché non faceva molto di diverso se non tenere la palla in campo e alzando la propria pericolosità. Salvate 6 palle break, arrivava il primo momento chiave: alla prima chance, Stephens andava a segno. Kerber accusava il colpo, mancava una settima palla break e nel punto successivo girava male il piede con un accenno di zoppicamento e per qualche game questa sensazione di fastidio andava avanti con lei che correva male e colpiva male, alle volte quasi rinunciando ad andare sulla palla. Ne veniva fuori un doppio break per l’avversaria che solo a causa di qualche maldestro errore non chiudeva la pratica sul 5-2 e servizio. Poco male, per lei, perché con un’avversaria così fragile, come la tedesca in quel momento, è stato abbastanza semplice rimediare e chiudere il set.

Kerber non aveva le energie e la forza per star dietro all’avversaria e a toglierla da quella zona di comfort che la rende così apparentemente imbattibile. I primi game del secondo set sono stati abbastanza caotici, soprattutto quelli dal 2-1 al 3-2 Stephens. Nel quarto la statunitense ha avuto bisogno di 6 chance per strappare il servizio a una tedesca molto in affanno, continuamente a pescare jolly dal cilindro ma che non aveva alcuna continuità di rendimento. Qualche vincente, una Stephens che non affondava il colpo, ma alla fine il muro ha ceduto. E per raccontare come il match sembrasse in un momento molto indecifrabile, la numero 5 del seeding perdeva a sua volta il servizio da 40-15 sbagliando tra le altre cose una controsmorzata per lei comodissima su un colpo completamente estemporaneo della rivale.

Al cambio campo successivo Kerber era furiosa, dopo aver già più volte urlato qualcosa in campo ha chiamato il coach che è con lei questa settimana e ha urlato che non aveva idea di come venir fuori da quella situazione e che non era assolutamente contenta di cosa stesse facendo, costretta per l’ennesima volta a dover rincorrere il gioco, che noi definiremo quasi diabolico, dell’avversaria. Ancora qualche game e poi è arrivato il momento decisivo: Stephens ha strappato per la quinta volta in serata il servizio all’avversaria e non ha avuto difficoltà, infine, a chiudere la partita.

Sarà lei domani, nel match che inizierà non prima delle 19:30 a Singapore, ad affrontare Karolina Pliskova. Bertens, qualificatasi qualche ora fa, affronterà Svitolina nel match che inizierà alle 16:00.

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