[3] S. Halep b. [5] E. Svitolina 3-6 7-6(6) 6-0 (Diego Barbiani)
Simona Halep si è presa la rivincita della sconfitta di due settimane fa nella finale di Roma contro Elina Svitolina, e lo ha fatto con gli interessi. La rumena è stata più e più volte sull’orlo del baratro, ha anche avuto un match point da salvare, ed in una giornata ancora funestata da un vento che rendeva tutti gli scambi quasi delle improvvisazioni, quel momento ad un punto dalla parola “fine” ha visto la numero 3 del seeding rischiare tutto e concludere con un colpo vincente. Una riga in profondità, una riga in laterale, un rovescio sul campo ormai sguarnito mentre tutt’attorno a lei le folate decidevano a loro piacere a chi rovinare la giornata.
In quel momento, sul 6-5 Svitolina nel tie-break del secondo set, poteva cambiare la storia del torneo: Halep, vista come giocatrice più “quotata” alla vittoria finale, aveva un piede e mezzo fuori dal torneo ed ha saputo giocare forse il punto migliore della sua partita. Essere arrivati al tie-break, inoltre, era stata già una vera impresa, perché dopo poco più di un’ora di gioco l’ucraina era avanti 6-3 5-1.
Il vento, come nei primi game del match di ieri tra Caroline Wozniacki e Jelena Ostapenko, aveva giocato un ruolo chiave. Le aste delle bandiere quasi si piegavano, le bandiere erano tese, come fossero plastificate, e sul campo la situazione era impossibile: mulinelli continui, folate che cambiavano a loro piacere velocità, profondità e direzione alla palla. Halep e Svitolina dovevano arrangiarsi, c’era poco da fare, e se Elina aveva saputo trovare le giuste misure, Simona sembrava smarrita e confusa.
L’ucraina colpiva, portava a casa punti e vincenti, saliva 5-0 nel primo set prima di mancare un set point per il “cappotto” e poi far riavvicinare l’avversaria fino al 5-3. Lì però è riuscita a tener duro ed a confezionare il primo parziale. Nel secondo faceva ancora meglio, salendo 5-1. Non ha mai avuto match point fino al tie-break, ma Halep, conscia ormai che non c’era più nulla da perdere, ha cominciato a lasciar andare il braccio. Le parti si sono progressivamente invertite: una sentiva sempre più il dovere di chiudere e non dare speranza all’avversaria, l’altra avvertiva che finalmente i vari pezzi del puzzle cominciavano ad incastrarsi nel loro ordine. Arrivavano i primi rovesci vincenti, i primi scambi vinti “alla Halep”. Svitolina cedeva campo e con esso i due break di vantaggio. È arrivata al servizio sul 5-6 0-40, salvando bene i primi due set point e ringraziando Halep per un regalo sul terzo. Ci sarà anche un quarto, ma un passante forse frenato dal vento ha fatto rimbalzare la palla sulla riga.
Al tie-break si è decisa la partita. Svitolina è stata ancora avanti, questa volta 4-2. In un attimo tre brutti errori l’hanno riportata sotto. Ha avuto match point, ma lì Halep ha giocato il punto più bello (per difficoltà) dell’intera partita. Sul 7-6, poi, un nastro quantomai beffardo e crudele ha distrutto i sogni della numero 5 del seeding, che poi neppure una pausa in bagno ha saputo rivitalizzare. Il terzo set è durato la miseria di 17 minuti, un 6-0 abbastanza telefonato per come si erano messe le cose. Adesso, per la finalista del 2014, l’opportunità di centrare una nuova finale a Parigi. Contro di lei Karolina Pliskova, nella sfida che molto probabilmente deciderà la nuova numero 1 del tennis femminile.
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