WTA Finals Singapore, le protagoniste: Kerber, c'è ancora un tabù da sfatare ed un ricordo da cancellare

TENNIS – Di Diego Barbiani

SINGAPORE. In un anno e mezzo Angelique Kerber ha cambiato la propria vita. In un anno e mezzo è riuscita a compiere un’impresa che per lei, per la persona che era prima, sembrava davvero irrealizzabile: è lei, ora, la n.1 del mondo.

E’ lei che si presenta alle WTA Finals di Singapore da leader del ranking, da 2 volte vincitrice di Slam nel 2016, da finalista a Wimbledon e da medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.

L’ultima giocatrice al di fuori di una Williams a vincere più di uno Slam in una stagione fu Justine Henin nel 2006, l’ultima a giocare 3 finali fu sempre Henin nel 2007. Ma soprattutto è il livello che ha mostrato sia in Australia che a New York che hanno davvero impressonato. La “vecchia” Kerber non avrebbe mai tirato fuori 2 partite così aggressive contro Victoria Azarenka e Serena Williams a Melbourne, dove addirittura la differenza vincenti-errori gratuiti era di oltre 10 vincenti. E da lì è cambiato tutto. Allo US Open, poi, anche a causa di un tabellone che l’ha messa di fronte a vere “bombardiere” (Mirjana Lucic Baroni, Petra Kvitova, Karolina Pliskova) ha cercato un approccio più conservativo rimanendo però pronta a colpire o a cercare l’azzardo della vita (il dritto sul 3-3 30-30 nel terzo set della finale è ancora troppo forte per essere dimenticato…).

Spesso esaltata negli ultimi anni per la qualità delle partite in cui è protagonista, in questo 2016 Kerber è riuscita ad andare oltre gli elogi ed a tramutarsi in una giocatrice dalla costanza enorme, che forse ha sorpreso pure la stessa tedesca.

Nel 2015 mancava ancora una volta la qualificazione alle semifinali perdendo la testa nel match contro Lucie Safarova, con la mente che le bloccava tutti i muscoli nel tentativo di calmarsi e non pensare a cosa dovesse fare per ottenere il passaggio del turno. Quel giorno, in conferenza stampa, uscì fuori tutto il suo nervosismo tra critiche a se stessa ed ad un format che non può prevedere partite in contemporanea.

“Fu quello un momento tra i più difficili che abbia vissuto in questo percorso” ammetterà più avanti Kerber. “Quel giorno persi, e molto male. Non mi sentivo più me stessa, sono entrata in campo che ero già tutta tesa, bloccata, pensando che mi bastava vincere in 2 set per passare il turno”. Perderà poi in 2 set da Lucie Safarova nell’unica affermazione della ceca nel Round Robin, vittoria che tra l’altro permise a Petra Kvitova di passare il turno ed arrivare fino alla finale.

Le pressioni, quest anno, saranno ancora di più per Angelique. Da n.1 del mondo sarà la giocatrice da battere, sebbene una reale favorita in queste Finals non sembra esserci. La stessa Kerber ha mostrato ad Hong Kong qualche difficoltà di troppo dal punto di vista fisico: niente problemi fisici, solo una comprensibile stanchezza derivata da un tour de force dopo Wimbledon non indfferente: Bastad (ritiratasi prima del secondo turno), Montreal, Rio de Janeiro, Cincinnati, US Open (4 tornei dove ha raggiunto almeno la semifinale), Wuhan, Pechino, Hong Kong (2 partite vinte per ciascun evento).

Il crollo è stato abbastanza evidente, ma per una giocatrice come lei è abbastanza inevitabile che questo possa accadere. Non è una Serena Williams, non può permettersi di giocare poco e pensare di poter raggiungere la finale o di fare belle prestazioni: Kerber è una di quelle che entra in condizione solo mettendo tante partite nel serbatoio, giocando sempre sul filo del rasoio tra stato di forma ottimale ed una programmazione esagerata che porta poi ai 2 match visti ad Hong Kong contro Louisa Chirico e Daria Gavrilova.

Il forfait di Serena Williams, tra l’altro, le ha garantito la certezza di chiudere la stagione al n.1 del mondo e di rimanere saldamente al comando almeno altre 14 settimane. Ora, però, c’è da pensare a concludere bene la stagione più bella di sempre.

 

Dalla stessa categoria