di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
07 Giu 2016 10:52 - Roland Garros
Roland Garros, risponde OkTennis (prima parte): Djokovic, sarà Grande Slam? Serena Williams, quanto pesa la sconfitta?
di Redazione
TENNIS – Si è conclusa un’edizione del Roland Garros molto particolare, vissuta tra acquazzoni continui e difficoltà e polemiche dei giocatori, costretti a giocare su campi quasi impraticabili per gran parte del tempo.
Alla fine, comunque, il lieto fine è arrivato perché il successo di Novak Djokovic ha permesso comunque al torneo di essere ricordato come l’edizione dove il serbo ha completato il Career Grand Slam, mentre il successo di Garbine Muguruza in finale contro Serena Williams ha dato il primo trionfo alla spagnola ed in generale riportato ‘la Roja’ a vincere un Major dal 1999.
La redazione di OkTennis, per l’occasione, si è riunita per gran parte delle sue unità ed ha espresso diverse opinioni a proposito di 5 quesiti sul secondo Slam della stagione. Qui c’è la prima parte, nel primo pomeriggio arriverà la seconda.
Djokovic dominatore: il Grande Slam ora è veramente possibile?
Daniele Azzolini: “Sì, se l’avversario resterà troppo a lungo Murray, se Federer non utilizzerà al meglio l’ultimo colpo in canna che gli è rimasto (temo che Nadal non abbia più nemmeno quello), se i più giovani non ultimeranno presto l’apprendistato, Djokovic non solo farà il Grand Slam, ma arriverà a venti tornei Majors”
Luigi Ansaloni: “Fa il grande slam e entro il 2018 supera Federer. Che pur vecchio resta l’unico a poter impedire tutto questo. Aspettando Zverev e Kyrgios, che temo (anche per il tennis) arriveranno troppo tardi”
Rossana Capobianco: “La possibilità di un Grande Slam naturalmente c’è, a mio avviso però si fa troppo in fretta a trarre conclusioni. Non ha rivali in questo momento e in ogni torneo che giocherà lo farà da favorito ma non è del tutto escluso che la conquista del Roland Garros gli faccia staccare la spina: in più la qualità del tennis che ha mostrato da Miami in poi è stata non eccelsa. Questo può essere ancora più indicativo visti i margini, certo, ma a Wimbledon potrebbe incappare in qualche sorpresa; in caso riuscisse a vincere anche lì, la pressione sarebbe al massimo a Flushing Meadows. Non scordiamoci di Serena Williams, con le avversarie che erano poi rimaste… non è un robot. E in questo Roland Garros ha affrontato un solo top ten, in finale. Quando Nadal stava in piena corsa tutti pensavano superasse Federer e si bloccò di colpo; quando Federer aveva 29 anni come Nole era a 16 Slam e pareva inarrestabile. Ci andrei molto cauta: possibilista ma cauta”.
Enzo Cherici: “Non solo è possibile, ma anche probabile. Anzi, molto probabile. D’altra parte, se l’avversario più temibile è il Murray ammirato (?) nella finale parigina, lo Slam lo farà non solo quest’anno, ma anche il prossimo. Tenuto conto dello stato nel quale versano la schiena di Federer e il polso di Nadal, l’avversario più pericoloso potrebbe essere un qualunque outsider (Kyrgios a Wimbledon?) in un qualsiasi Slam. Ma l’obiettivo è già fissato nello Us Open 2017, quando potrà pareggiare i 17 Slam di Federer!”
Piero Vassallo: “Sì, senza dubbio. Il suo avversario più pericoloso è Murray e questo la dice tutta. Se non gli capita la giornata storta allora non vedo chi possa batterlo. Forse, arrivasse a New York con tre Slam su 4 già in tasca, il suo più grande problema potrebbe essere reggere la tensione man mano che si avvicina al traguardo. Vedi Serena Williams che lo scorso anno andò completamente in tilt”
Elisa Piva: “Sì, perché il vero scoglio era il Roland Garros. L’unico che potrebbe fermarlo è Murray a Wimbledon, ma abbiamo visto quanto di testa sia inferiore al serbo. In finale a Londra potremmo ritrovarci ad assistere ad una situazione simile a quella di Parigi, con lo stesso esito. Sul cemento, 3 su 5 poi, vincerà a mani basse.”
Salvatore De Simone: “Sì. Perché è il più forte (sono banale lo so) ma soprattutto perché lo scoglio psicologico per lui più grande (vittoria al rolando) è ora alle spalle”.
Andrea Scodeggio: “Il Grande Slam è fatto al 90%, tutto dipenderà dalla resistenza mentale agli US Open. Attenzione al possibile Golden Slam”.
Daniele Vitelli: “Sicuramente è possibile ma, secondo me, dipenderà tutto da Wimbledon, più che dagli US Open. Il Roland Garros è stato molto dispendioso, sia fisicamente che mentalmente (basta vedere quanto Djokovic fosse nervoso in alcune partite, tanto da rischiare anche la squalifica) e i Championships sono già alle porte, quindi avrà poco tempo per ricaricarsi. Il problema è che non si vede nessuno che possa impensierirlo, se non gli capita una giornata storta in uno dei primi turni. Se becca di nuovo Murray nelle fasi conclusive difficile che non riesca a prevalere. Con Nadal e Federer che sono delle incognite, avversari di altissimo livello praticamente non ne ha”.
Diego Barbiani: “Per me non è un problema di avversari, ma di ‘momento’. Novak è diventato un cannibale, e quest anno la posta in gioco è altissima perché dopo 6 mesi si ritrova con 2 Slam in tasca, 2 da giocare dove può fare benissimo e l’Olimpiade da giocare da favorito n.1. Chi conosce il popolo serbo sa quanto sia forte dentro ognuno di loro lo spirito patriottico. Djokovic paradossalmente sa anche che questa è forse l’ultima occasione che ha per la medaglia d’oro perché ha 29 anni e darà tutto in quella settimana per coprire quel vuoto. A quel punto il ragionamento si sposta sull’arco di tempo: Wimbledon-Olimpiadi-New York. Meno di tre mesi per un ‘all in’ che avrebbe del clamoroso e 6 Slam consecutivi più 1 oro olimpico. Non deve avere un passo falso, né bruciare energie, né una giornata storta. Tutto perfetto per 3 mesi. Possibile, certo, ma ripenso a Serena Williams che da strafavorita si fece divorare dalla pressione in uno US Open inimmaginabile…”.
Serena Williams: quanto può pesare questa nuova sconfitta in finale?
Daniele Azzolini: ““Tutti dicono che non ne abbia più. Dunque è il momento giusto per dire il contrario… È ovviamente in difficoltà, e si muove in un ambito – quello della sconfitta sempre in agguato – che poco conosce. Ma è sempre in finale, e le avversarie solo a turno, e solo issandosi ai loro massimi livelli riescono a batterla. È successo a New York, a Melbourne e anche a Parigi, dunque potrà ripetersi altre volte. Ma il momento della definitiva caduta di Serena arriverà solo quando una delle inseguitrici si isserà stabilmente sopra il suo livello. E non sarà comunque facile”
Luigi Ansaloni: “Se la Kvitova passa la prima settimana e arriva con calma ai quarti, la favorita per me e’ lei. Per quanto riguarda Serena, secondo me a Parigi ha influito e non poco il fatto che abbia giocato tutti quei giorni di fila. A quell’eta’ non recuperi. Poi si, brava Garbine”.
Rossana Capobianco: “la vedo come prima favorita a Wimbledon. Sull’erba nessuno gioca come lei e avrà voglia di riscatto. Non sarà più dominatrice, probabilmente, ma la vedo raggiungere e di poco superare Steffi Graff. E’ in difficoltà soprattutto fisica e probabilmente di intensità mentale, come è normale che sia ma in un buon torneo e su una superficie a lei più congeniale potrebbe non avere difficoltà a vincere”.
Enzo Cherici: “Non è la sconfitta di Parigi che pesa, ma quella di…New York. Proprio così, Serena è ancora sotto l’ “effetto Vinci”, e dallo scorso settembre ha scoperto, suo malgrado, una nuova compagna d’avventura, mai nemmeno incrociata fino a quella semifinale newyorkese: la paura. Non credo la sua “crisi” dipenda da fattori fisici, ma solo mentali. Wimbledon potrà sbloccarla. E tutto riini
zierà come prima, più di prima.
Piero Vassallo: “Poco e niente. Perdere contro una grandissima Muguruza può succedere, più grave aver perso con Kerber in Australia. Inizia a essere meno dominante ma in finale nei grandi appuntamenti ci arriva comunque”.
Elisa Piva: “Pesa, mai come il ko con Roberta Vinci a New York, ma più di quello contro la Kerber in Australia. Serena sembra quasi accettare la sconfitta, ma se a Melbourne sapeva che non era stata “sorpassata” dalla tedesca, a Parigi sa che davanti a lei c’era una giocatrice giovanissima e dal futuro da campionessa. Che l’ha battuta con la personalità oltre che col tennis, il suo stesso tennis. Serena ha trattenuto a stento le lacrime. Sa che il sorpasso potrebbe essere vicino, se non già avvenuto”.
Salvatore De Simone: “Grave per lei perdere in finale due volte di fila ma nonostante le batoste figlie del match a New york contro la Vinci difficile che non porti a casa almeno uno slam quest’anno. La concorrenza non è così forte da impediglierlo”.
Andrea Scodeggio: “l’effetto Vinci ha dato vitalità al tennis femminile. Tutte ora credono in una Williams battibile, ma penso anche che il pareggio con Steffi Graff possa già arrivare a questo Wimbledon (Kvitova rinata permettendo)”.
Daniele Vitelli: “Serena può ancora vincere un paio di Slam, secondo me, ma deve sbrigarsi, perché qualche volto nuovo sta arrivando, e le giocatrici giovani non hanno più paura di lei, dopo averla vista così vulnerabile. In questo Roland Garros ha avuto un tabellone da favola, con una sola top 20 incontrata fino alla semifinale inclusa. Per questo è riuscita ad arrivare in finale, pur non giocando bene, anzi, a tratti, proprio male. Nell’atto conclusivo, invece, ha tirato fuori il suo meglio, in questo momento, e ha perso ugualmente. Questo sì dovrebbe preoccuparla”.
Diego Barbiani: “Serena ha approcciato il torneo con questa frase: “Ho fatto 3 finali su 4 tornei nel 2016, ho vinto 1 torneo. Sarebbe un ottimo traguardo per chiunque altra, ma io non sono una di loro”. Capito quanto ci teneva a vincere? Eppure c’è qualcosa che non va. Nel 2015 qui vinse il torneo con 5 partite al terzo set, quest anno alle prime difficoltà contro Putintseva ai quarti è andata nel panico più totale e c’è mancato nulla perché ci lasciasse davvero le penne. Avete visto tutti come ha giocato il game sul 4-4 nel secondo set… La sconfitta in finale, la seconda consecutiva in uno Slam, è solo un nuovo segnale di un periodo complicato soprattutto nella sua testa. Se la partita non si decide dalle prime battute, ora Serena pare poter andare in difficoltà e non dettare più legge. E’ la più forte e rimarrà tale, ma il margine con tutte le altre si è molto ridimensionato. E non serve un genio per scoprire che quella partita contro Roberta Vinci, ma in generale quello US Open approcciato con enorme pressione, è ancora vivo nei suoi pensieri ed i fantasmi affiorano in continuazione”.