TENNIS – ROLAND GARROS. Forte, atletica, tenace, irriverente e spesso oltre le righe. Un’anomalia chiamata ‘Yulia Putintseva’ che oggi, con il successo per 7-5 7-5 ai danni di Carla Suarez Navarro si è regalata i quarti di finale al Roland Garros contro Serena Williams.
Nata in Russia il 7 gennaio 1995 ma divenuta, come tanti altri, kazaka da 4 anni, una carriera fin qui segnata da una crescita nel ranking e di tantissimi momenti tesi in campo. Non per niente, fin dal periodo juniores è stata bollata (troppo in fretta?) come personaggio con cui è meglio non avere troppe relazioni. Un esempio? Perse la finale dello US Open junior nel 2010, contro Daria Gavrilova, e per quanto fu infuriata non accettò il trofeo di ‘runner up’ gettandolo nella spazzatura. Perse la finale dell’Australian Open junior nel 2011 da Taylor Townsend e per sfogarsi spaccò le racchette nella sua borsa. E’ così, 100% se stessa, e gioca a meraviglia. Il suo problema è l’altezza, appena 162 centimetri, che la porta in costante difficoltà contro le più forti già da un punto di vista fisico, con tutto quello che ne consegue. Quello che però perde in altezza lo guadagna col carattere, decisamente infuocato. Vincere un punto, in campo, in qualsiasi modo, viene festeggiato come la conquista di un torneo. Perdere una partita equivale ad entrare in depressione, è capace anche di promettersi di non voler più giocare a tennis per il resto della sua vita. Poi però si ferma un attimo, riflette, e si chiede: “Che cosa farei senza il tennis? Non ho idea…”.
Pam Shriver dopo aver visto un suo match disse: “Mai in vita mai è capitato di vedere una giocatrice così”. E non si riferiva tanto al suo gioco, quanto alla capacità di esultare unendo tre lingue insieme: “C’mon! Allez! Davai!”. Una pentola a pressione che fischia da dove fuoriesce il vapore, ed ogni tanto esplode. E’ stata vittima di alcune situazioni controverse, come quando a Dubai, nel 2012, perse in un ITF da Kimiko Date Krumm e disse: “Mi sembra di aver perso da mia nonna…”. Nel 2013 si rivolse malamente a Coco Vandeweghe dopo un match vinto, dicendole alla stretta di mano: “Sei una giocatrice terribile, hai solo un buon servizio”. Come fece poi notare la statunitense su Twitter, è un atteggiamento che si può verificare nei tornei junior, ma che tra i ‘pro’ risultava estremamente immaturo. Proprio in quel periodo, Putintseva dichiarava: “Devo migliorare moltissimo sotto l’aspetto mentale. Di testa sono ancora una giocatrice juniores”. Infine, durante l’ultimo Australian Open sembra si sia riferita alla sua avversaria nel terzo turno, Margarita Gasparyan, apostrofandola come “armenian mug” (“armena figlia di p******”). Fu la stessa avversaria, durante la conferenza stampa, a cercare di smorzare i toni: “So che è tra le giocatrici più pazze del circuito, ma non ho sentito nulla e non mi interessa”.
Col tennis invece ci sa fare da sempre. Dotata di un ottimo timing su entrambi i lati, è solita sporcare la palla ed imprimere tante variazioni, in particolare di diritto, che spezzano il ritmo e consentono di gestire gli scambi contro giocatrici molto più potenti di lei. Il rovescio bimane è invece un movimento che non ha bisogno di grandi giudizi perché è tra i più apprezzati dagli addetti ai lavori. Per sua fortuna, nonostante la scarsa altezza, è capace di servire e coprire bene la rete. Infine, il ‘footwork’ All’impressionante rapidità di piedi si aggiunge poi una notevole forza muscolare.
Il Kazakistan investì anche su di lei quando decise di diventare una potenza. I fatti sono noti: Nursultan Nazarbayev, Presidente della Repubblica, da grande appassionato ha pensato che gli sportivi fossero i migliori ambasciatori possibili del paese. Per questo, ha dato le chiavi delle federtennis al suo amico Bulat Utemuratov, uomo d’affari con un patrimonio personale di 1,5 miliardi di dollari. Oltre alla costruzione di un super Centro Tecnico ad Astana e un altro ad Almaty, hanno bussato alle federazioni straniere, chiedendo in prestito qualche giocatore. Nel giugno 2012 Putintseva abbandonò il passaporto russo per abbracciare quello kazako. Come tante altre giocatrici del suo ex-paese, Yulia ha rivelato: “La Federazione russa non mi ha mai aiutato. Nel 2011 chiesi una wild card per il torneo di Mosca ma mi venne negata. Ne diedero una a Schiavone, e posso capirlo dato che era una top ten, ma le altre? Hanno preferito giocatrici a fine carriera, nemmeno russe. In altre Federazioni le giovani sono più tutelate, per questo ho deciso di cambiare. In Kazakistan mi hanno fatto un buon contratto. Emergere nel mondo professionistico è difficile e un aiuto economico è molto prezioso”. All’Accademia di Patrick Mouratoglou, dove si è allenata da quando aveva 14 anni, è entrata in contatto con l’ex numero uno del mondo Martina Hingis, suo idolo assieme a Justine Henin, con cui per un breve periodo hanno anche viaggiato insieme. Ricorda Putintseva: “E’ stato fantastico avere accanto qualcuna della sua esperienza e quando avevo bisogno di una mano bastava che le chiedessi qualcosa e lei rispondeva con grandissima disponibilità”.
A partire dal 2011 Yulia ha iniziato ad alternare l’attività juniores a tornei ITF. Ed è proprio in quest’ultimo che ottenne i primi risultati, con 6 titoli fino al 2012. Tanti alti e bassi fino all’inizio di questo 2016, dove il terzo turno in Australia ed i quarti di finale al Roland Garros dimostrano come di talento Yulia ne abbia, ma ha anche tanti aspetti da migliorare come la continuità nel lungo periodo, ed anche la questione del carattere che al momento potrebbe farle perdere diverse energie mentali abbastanza inutili. Domani si troverà di fronte la n.1 del mondo, lanciatissima dopo il successo per 6-1 6-1 contro Elina Svitolina. Il più classico delle sfide tra Davide e Golia.
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