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30 Mag 2015 22:06 - Roland Garros
Roland Garros – Azarenka è una furia: «Non lo accetto, serve un replay per le decisioni dell'arbitro!»
di Diego Barbiani
TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Diego Barbiani
Victoria Azarenka, che a stento tratteneva le lacrime all’ingresso in conferenza stampa, è una furia: «Quella chiamata è stata una stronzata, tutti lo sanno. E’ parte del gioco, dovrei accettarlo, ma è stata una chiamata del tutto scorretta in un momento troppo importante».
Ripensando al match, Victoria si ritiene soddisfatta di quanto fatto, del livello espresso, ma la mente non può non tornare a quell’episodio sul 5-4 Williams e set point che ha poi dato il parziale all’americana. «Non potevo farci nulla, per quanto gli dicessi qualcosa sarebbe stata una perdita di tempo. Ci vorrebbe una possibilità di replay, avere un dannato replay per chiarire situazioni così evidente. Quando è 50-50 do sempre il beneficio del dubbio, capisco il momento. Qui no, qui era maledettamente chiaro che la palla era buona, e non è possibile fare un errore del genere a questo livello. Forse si deve fare qualcosa, se l’arbitro dice una cosa io non posso far nulla per cambiarla e questo non lo accetto. Come ha potuto chiamarla? Serena aveva appena colpito la palla, la palla era già arrivata a rete e l’arbitro ha detto che non è stata una chiamata in ritardo». Qui torna ancora sul concetto iniziale: «Ci deve essere per forza la possibilità di rivedere la decisione dell’arbitro. Nel basket queste cose succedono, pure nel calcio. Qui abbiamo introdotto hawk-eye, potremmo sfruttare anche quello».
Una moviola, insomma. La bielorussa chiede che così come con hawk-eye i tennisti possono verificare il segno lasciato da una pallina, allo stesso modo un’idea simile possa essere sfruttata per verificare la chiamata dell’arbitro, quella che (in assenza di hawk-eye o in circostanze) non si potrebbe mai controbattere. Serena Williams, interpellata su questo, si mostra piuttosto convinta: «Sarei d’accordo, assolutamente. Succede che ti chiamano un ‘foot fault’ e non puoi verificare se è veramente successo o meno» con chiaro riferimento all’episodio degli US Open 2009. «Penso – continua la statunitense – che sarebbe utilissimo per i giocatori».
Azarenka ha spiegato come mai di quel calo nel terzo set: «Dopo quella chiamata, il set perso, ho provato in tutti i modi a ritrovare la concentrazione ma non ce l’ho fatta. Non era semplice essere nei miei panni. Poi Serena ha alzato ulteriormente il suo livello, io non sono riuscita a fare altrettanto e sono stata superata. Dovrò imparare molto da queste sconfitte, anche se sono soddisfatta del livello di gioco che sto esprimendo e sono convinta di poter tornare in alto».
«Azarenka? Lei è una campionessa – dice Serena – è sicuramente una delle cinque giocatrici più forti del mondo, per quanto la sua classifica ora dica che è n.27. Sono convinta che lei possa rientrare a tutti gli effetti in quella cerchia, essere tra le migliori se non proprio la migliore del mondo. E’ in un periodo in cui tutto è più difficile, ma quando sei lassù in alto non vedi l’ora di tornare».
C’è stato, sempre sull’episodio contestato, uno scambio piuttosto vivace tra le due giocatrici in cui, senza andare troppo per il sottile, si sono mandate un po’ a quel paese. «Era solo il momento, ci conosciamo troppo bene per pensare che una delle due dicesse sul serio» ha detto la bielorussa. Ha parlato con Serena? «Non l’ho ancora vista, ma non penso ce ne sia il bisogno… Anzi, le ho dato i miei shorts perché le piacciono tanto». «Io e Victoria ci conosciamo da tempo e siamo molto amiche – ha detto la statunitense – abbiamo un gran rapporto. Lei sa come la penso: non si diventa campioni Slam senza l’etica, ed io sono una persona molto etica. Quindi ero lì che la fissavo come a dire: ‘Ma sei seria?’. No comunque siamo molto legate, ci scriviamo spesso, ha mille qualità positive e questo episodio ce lo lasceremo passare, tutto quello che accade in campo rimane lì, al di fuori saremo solo grandi amiche. Mi piace la nostra amicizia, lei è davvero un’ottima persona».