Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
28 Mag 2015 05:00 - Roland Garros
Eye on Roland Garros: Gavrilova, lacrime di rabbia. Ore 9:45, i raccattapalle si mettono in marcia
di Diego Barbiani
TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Diego Barbiani
Ore 9:30 del mattino, mai la giornata era cominciata così presto. Non lo ordina nessuno, alla fine, le partite cominciano tutte alle undici. Però arrivare qui e respirare l’aria fresca (molto, molto fresca, davvero) del mattino e non trovarsi accanto quella marea umana che invade l’impianto dalle 10:30 circa regala un’atmosfera di pace unica.
Ed alle 9:45 la marcia dei raccattapalle lungo tutto il vialone che dal campo-1 arriva al Suzanne Lenglen passando per il Philippe Chatrier. Bisogna mettersi sopra le scalinate, così da avere ancora più visibilità, per vedere meglio questo lungo sperpentone. I ragazzi dello staff, avvertiti con il walkie-talkie, liberano il passaggio centrale da tutti. “On est les ballos de Roland-Garros, on va ramasser tout la journeè. Ouh ah gèant, ouh ah Roland, ouh ah ballos, ouh ah Garros!” (che in francese dovrebbe voler dire “noi siamo i raccattapalle del Roland Garros, noi raccogliamo tutto il giorno. Ouh ah gigante, ouh ah Roland, ouh ah raccattapalle, ouh ah Garros!”) cantanto come se fosse una vera marcia da accademia militare.
Could anyone tell me what ballboys yell here? #RolandGarros pic.twitter.com/KfhfqclMMV
— Diego Barbiani (@Diego_Barbiani) 27 Maggio 2015
In quel momento, sul campo-12, Serena Williams stava portando avanti la sua ora e mezza di allenamento. Non era tranquilla la statunitense. Si lamentava parecchio tra palle che non viaggiano e risposte colpite male. Non è la prima, non sarà neppure l’ultima giocatrice (o giocatore) che alzerà la voce, anzi lo hanno già fatto. Almeno, al termine dell’allenamento, si è fermata a fare foto ed autografi con ogni tifoso che le passava davanti.
Poco più tardi, sul campo-3, è stato abbastanza triste vedere Daria Gavrilova uscire dal campo in lacrime. Il dolore agli addominali già avvertito a Roma si è ripresentato, anzi da una lastra fatta ieri ha scoperto di avere un centimetro di strappo al muscolo addominale. Lei dice di non essere preoccupata per la stagione sull’erba, che per Eastbourne dovrebbe essere pronta, ma oggi hanno colpito molto le sue lacrime.
E’ stato strano. Sabine Lisicki stava giocando benissimo e meritava il 6-1, dall’altra parte del campo Daria non dava segni di dolore o difficoltà, semplicemente non trovava tanta profondità e veniva presa a sberle appena la tedesca ne aveva l’opportunità. A fine primo set ha chiesto l’intervento del fisioterapista che dopo averla trattata nello spogliatoio non è riuscito a risolvere i problemi e l’australiana ha così deciso di ritirarsi. Rientrata in campo, ha lasciato andare la racchetta a terra, fatto un gesto eloquente al suo team per dire che non c’era più nulla da fare. E’ andata da Lisicki, l’ha abbracciata e poi è scoppiata in un pianto scrosciante, lasciando il campo tra gli applausi d’incoraggiamento del pubblico e coprendosi la faccia con l’asciugamano per nascondere le lacrime. Il momento è stato frainteso da quasi tutti i giornalisti, non solo quelli presenti, che hanno pensato che le lacrime fossero di dolore. Gavrilova mette il 200% su ogni match, su ogni set, su ogni singolo punto e quando le hanno detto che non poteva servire a causa di questo problema e che doveva ritirarsi, ha detto in conferenza stampa, c’è rimasta malissimo e non poteva accettarlo. Le è stato chiesto se avesse pensato a non scendere in campo per salvaguardarsi. Risposta: “Non ci penso neanche, non esiste quel concetto per me. Io voglio andare in campo sempre”.
Arrivata più tardi in conferenza stampa, era già più rilassata. Entriamo nella stanza 4, ci guardiamo tutti in faccia e lei scoppia a ridere. A posto, il peggio era già passato. “Allora Daria, come stai?”, “Va un po’ meglio rispetto a prima, posso fare tutto fondamentalmente ma non riesco a servire. Le ho provate tutte ma sentivo male, non potevo andare avanti. Dovrei comunque farcela per Eastbourne”. Due minuti dopo, una volta fuori, è passato Nick Kyrgios e l’australiana urla: “Kyggy!”. Kyggy? Kyggy? Povero Nick…