Stats / I numeri della crisi del tennis americano maschile

TENNIS – Di Giancarlo Di Leva

Le prospettive per il tennis americano maschile appaiono sempre più a tinte fosche. Il 2013 era stato disastroso ma il 2014 si è chiuso anche peggio come dimostra la maggior parte degli indicatori: non sono emersi all’orizzonte nuovi talenti su cui fare affidamento nel futuro prossimo, e i migliori, invecchiati di un altro anno, sono apparsi appannati.

Non sono sufficienti a scaldare il cuore degli americani, e imprese e i record che i mitici fratelli Bryan continuano imperterriti ad inanellare in doppio dove hanno vinto tutto raggiungendo il traguardo di 103 successi insieme.

Partiamo dalla classifica:

anno

top 10

top 50

top 100

tornei vinti

1973

3

15

24

32

1974

3

15

27

34

1975

3

15

27

37

1976

4

13

31

37

1977

5

18

32

40

1978

6

21

35

45

1979

7

26

39

43

1980

6

24

40

45

1981

5

23

39

41

1982

4

23

42

31

1983

4

25

38

28

1984

3

22

40

32

1985

2

21

33

22

1986

1

15

31

10

1987

3

16

24

12

1988

3

18

24

18

1989

6

13

25

23

1990

3

15

22

16

1991

3

14

16

13

1992

4

11

16

20

1993

3

11

16

21

1994

4

11

18

23

1995

4

8

14

19

1996

3

9

12

19

1997

2

5

10

14

1998

2

6

9

14

1999

3

6

12

13

2000

2

4

8

4

2001

2

4

8

8

2002

2

6

11

10

2003

2

7

11

16

2004

2

5

10

6

2005

2

5

8

9

2006

2

3

9

7

2007

1

3

7

4

2008

2

4

8

4

2009

1

4

9

5

2010

1

4

5

9

2011

1

4

9

5

2012

0

4

7

5

2013

0

2

7

2

2014

0

4

5

2

Per il terzo anno consecutivo, gli americani non hanno rappresentanti tra i Top Ten ed anzi il loro primo giocatore, per il 3° anno consecutivo, è ancora Isner che però è sceso ancora più indietro: era n.14 nel 2013 ed ora è n.19, peggior classifica di sempre per nel ranking di fine anno per un n. 1 americano. Lo spilungone della Florida resta comunque l’unico che è riuscito a vincere qualche torneo (sia pur minore) negli ultimi 2 anni. Quest’anno ha vinto all’inizio ad Auckland, e poi in casa sua, ad Atlanta, dove ha disputato 4 finali negli ultimi 5 anni vincendone 2 (2013-2014). Isner ha anche salvato l’onore delle armi per il proprio paese, raggiungendo gli ottavi al Roland Garros e cancellando l’onta subita l’anno precedente, in cui nessun americano raggiunse gli ottavi di uno Slam .

Eguagliato anche il record negativo di presenze tra i top 100 (5) che si registrò già nel 2010 (oltre a Isner, n.19, ci sono Querrey al n.35, Johnson al n.37, Sock al n.42 e Young al n.57).

Consola poco che 4 di questi sono tra i primi 50 (erano 2 nel 2013) in quanto i risultati conseguiti non esprimono performance degne di particolare rilievo. La nota più positiva riguarda Sock che è anche il più giovane degli americani (22 anni) che ha compiuto un progresso interessante chiudendo l’anno al n.42, suo best ranking (era n.102 alla fine del 2013): i miglior risultati della stagione sono rappresentati dalle semifinali di Atlanta (battuto da Isner) e di Newport (battuto da Hewitt), dal 3° turno al Roland Garros (battuto da Lajovic), e il primo successo contro un Top 10 (Nishikori a Shanghai) .

In compenso sembra essersi eclissato totalmente l’ultima grande speranza del tennis a stelle,Ryan Harrison, che nel 2012,all’età di 20 anni ,si issò al n.43 della classifica e che nel frattempo è precipitato al n.190 (da n.100 alla fine del 2013).

Scorrendo la classifica, constatiamo che anche tra il 101° e il 200° posto non ci sono talenti emergenti. Il più giovane è Kudla, n.121, 22 anni come Sock, best ranking n.90 già nell’ottobre 2013, che durante l’anno ha battuto un solo top 100, il connazionale Young (n.79) a Memphis in febbraio.

Tra gli junior vanno segnalati i progressi di Kozlov (classe 98), finalista sia in Australia (battuto da Zverev 6/1 6/1) che a Wimbledon (sconfitto contro il connazionale Rubin 6/4 4/6 6/3) e oggi n.468, che però ha già battuto un top 100 (il connazionale Smyczek n.99 del mondo nel challenger di Sacramento). La strada da fare è lunga e viste le cocenti delusioni degli ultimi anni con i vari Young e Harrison, è bene andarci cauti ma d’altra parte è pur necessario cercare di intravedere la luce in fondo al tunnel. Ne sappiamo qualcosa noi italiani.

La debolezza della squadra americana è confermata dai risultati di Coppa Davis in cui hanno salvato la permanenza nel World Group vincendo i play off contro la Slovacchia dopo aver perso al 1° turno, in casa, contro la Gran Bretagna di Murray (senza però poter contare su John Isner). Il sorteggio del 2015 ha riproposto questo accoppiamento con la sfida che si svolgerà questa volta in Inghilterra.

Quindi in conclusione per il tennis maschile a stelle e strisce ci sarà ancora da soffrire. Gli americani per consolarsi dovranno guardare di più il settore femminile molto più effervescente, sperando che Serena Williams continui ad essere in buona salute.

 

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