Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
03 Giu 2014 16:26 - Roland Garros
Roland Garros: Gulbis batte Berdych, va in semifinale e diventa grande. E' numero 10 del mondo
di Rossana Capobianco
TENNIS – ROLAND GARROS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Gulbis batte un deludente Tomas Berdych 63 62 64 superando la prova del nove dopo Federer ed entrando nei top 10 per la prima volta in carriera: prima semifinale dello Slam. Partita dominata dal lettone, che ha giocato il suo miglior tennis e non ha mai avuto momenti di pausa.
E’ beffardo il sorriso di Ernests Gulbis, come sempre. Stampato su una faccia da bravo ragazzo, ma non troppo, che spesso inganna. Fino a quando parla, a quel punto scopri il suo essere franco, esibizionista, prima donna, ne vedi proprio la convinzione.
Gulbis non è nemmeno un cattivo, però. E’ solo diverso: diverso perché non ha dovuto aggrapparsi al tennis come ad un lavoro, non ha dovuto ricompensare a tutti i costi i sacrifici dei genitori, è stato sempre accontentato, coccolato. Difficilmente qualcuno gli ha detto no. Ma fino a poco tempo fa il (non più tanto giovane) Ernests i no li ha ricevuti tutti dal campo: doti innegabili, potenza devastante, maestri mirabili (Pilic su tutti) fin da bambino. Voglia e dedizione sempre poche: nel tennis moderno, il talento non basta. Il successo è un lavoro.
Lo ha capito Gulbis, pare; ditelo piano, sottovoce quasi, ma pare averlo afferrato: alla luce di quanto visto oggi contro Tomas Berdych la prestazione di Federer, che il match in qualche modo lo ha anche offerto, prima di essere preso in mano dal lettone, appare più che dignitosa. Quello che stupisce non è il rovescio, che già conoscevamo, centratissimo e preciso. E’ il modo intelligente di giocare, di leggere la partita, l’avversario, di essere davvero sul campo e non con desideri vaganti chissà dove.
L’aspirazione di Ernests Gulbis nel 2014 è quella di essere un giocatore di tennis, di irrompere nell’Olimpo di questo gioco, di battere chi può battere quando può batterli e di vincere, vincere, vincere. Con questa semifinale al Roland Garros entra nei primi dieci giocatori al mondo: ormai questo Godot non l’aspettavamo neanche più, a 26 anni suonati e tanti persi – legittimamente- tra bordelli e parole di troppo in conferenza stampa, racchette morte prima di essere nate e una vita non proprio regolare, come chiede di essere quella di un atleta.
Il quarto di finale a Parigi oggi non è nemmeno iniziato: devastato da tutti i colpi del lettone, Berdych, ormai omologatosi ad uno standard senza troppi picchi, non ha potuto che guardare il suo avversario giocare il miglior tennis di sempre. Ogni volta che ha provato a stare attaccato, l’altro ha tenuto botta. Incredibile per uno come Gulbis. Ma il 2014, lo si è già visto, è un anno strano, imprevedibile, che per questo ci piace.
Dopo aver battuto Federer, Gulbis si prende la semifinale, la top 10, la prova del nove, le bocche spalancate di chi credeva ad un solo episodio, ad una maturità che non sarebbe mai arrivata. Non è ancora un adulto, forse, ma Ernests pare finalmente un giocatore vero. E almeno per questo, il tennis ringrazia.