Roland Garros: anche i big soffrono, le ansie di Roger e Serena

da Parigi, VALENTINA CLEMENTE

Non importa il livello, la preparazione, l’esperienza: quando si scende in campo, e ancora di più su uno da tennis dove solitudine e concentrazione sono chiavi fondamentali, è normale avere un brivido che corre lungo la schiena.

Personaggi del calibro di Roger Federer e Serena Williams ancora oggi non riescono a rimanere impassibili di fronte a certe emozioni e prima di calcare quel palcoscenico che è il rettangolo di gioco, sanno bene che dovranno fare i conti con un sentimento forte che, allo stesso tempo, puo’ far paura, ma che li spinge ad andare avanti.

“Non ero nervoso prima di scendere in campo –  ha spiegato Federer  –  pero’ posso dire che quando mi sono allenato qui per la prima volta quest’anno, o la mattina prima del match, ho vissuto quei 4 o 5 secondi di paura, perché non avevo proprio voglia di far le valigie prima del previsto. E’ chiaro che con l’esperienza acquisita oramai il debutto in un torneo Slam lo vivo con minore appresione, ma se posso dire la mia non è tanto l’importanza dell’evento a fare la differenza. Che sia un Masters 1000, un 500 o un 250, penso che molto sia legato all’atmosfera che si respira nello stadio: se è pieno o vuoto; se è una sessione diurna o notturna, se piove o fa bel tempo. Ecco questi sono elementi che possono influenzare il tuo stato d’animo prima di scendere in campo”.

Diciassette Slam sono un biglietto da visita importante e Federer, andando indietro nel tempo, ha svelato quali sono stati in questi anni i momenti più delicati della sua carriera.

“Una delle occasioni più intense fu il match contro Sampras a Wimbledon, perché era la prima volta che giocavo contro di lui e la mia prima volta sul Centrale. Ricordo che avevo le mani gelate, il cuore che batteva forte, i nervi a fiori di pelle. Era un incontro speciale. Poi di sicuro ci sono altri momenti che posso definire storici in questo senso, come la prima finale a Marsiglia o il primo titolo a Milano. Quando le cose ti accadono per la prima hanno un senso tutto loro, particolare: un po’ come i brividi che hai quando tenti di parlare alla ragazza che ti piace. Ed è quando non hai l’abitudine che senti quel brivido salire su”.

Sono tante le variabili che possono incidere in una partita e fondamentale è mantenere i nervi saldi o meglio trarre le energie giuste da quelle sensazioni che fanno parte del quotidiano e che ne sono in qualche modo il carburante.

Specialista in questo senso è Serena Williams, incapace a suo dire di sottrarsi all’ansia da competizione: “Vivo una sorta di rito dal quale non riesco a liberarmi : le paure escono fuori e cerco di gestirle nel migliore dei modi, tento di canalizzarle. Uno dei momenti più tesi fu la finale del Roland Garros lo scorso anno: fu come camminare in equilibrio su di una fune, ero davvero molto nervosa. Cosa che si è ripetuta poi anche durante gli Us Open. In generale posso dire che all’inizio era anche peggio. Pero’ non credo che questo sia un aspetto negativo, perché se hai i brividi ogni volta che scendi in campo, significa che la tua passione è ancora viva”.

“Se senti il tuo corpo vibrare- ha concluso la numero 1 del mondo – significa che vuoi ancora far bene, altrimenti dentro non sentiresti più quelle emozioni che ti spingono ad andare avanti”.

 

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