Federer-Nadal, una rivalità al passaggio di consegne

di LORENZA PAOLUCCI – 

Questo è stato l’anno della rinascita di Rafa Nadal, della conferma di Novak Djokovic come l’unico in grado di fermare lo stradominio spagnolo, nonchè la stagione più difficile di Roger Federer che a 32 anni sembra aver smarrito la via della vittoria.  Siamo di fronte all’inizio di un nuovo binomio del tennis mondiale?

La stagione ATP 2013 è stata senza dubbio all’insegna di Rafa Nadal e Novak Djokovic, a parte la parentesi Wimbledon che ha visto Andy Murray riportare un britannico sul tetto dell’All England dopo 77 anni.

Il  mallorchino è tornato alla grande con sedici finali e dieci vittorie, tra le quali Roland Garros e Us Open. Solo a Wimbledon che mai come quest’anno è stato cimitero di campioni, Rafa è scivolato al primo turno al cospetto del belga Steve Darcis.

Chi invece si è salvato dal “genocidio” londinese è stato Novak Djokovic, apparso però in finale spento e smarrito di fronte alla furia di Andy Murray il quale aveva il dovere assoluto di diventare profeta in patria. Solo il serbo, dopo essere stato scalzato dal trono di n.1 dal rivale spagnolo, ha saputo mettere fine all’egemonia “nadalista”. Dopo aver ceduto proprio a Rafa nella finale di Flushing Meadows, Novak vince a Pechino ( battendo Nadal), a Shangai e, sempre contro il n.1 del mondo, conferma il suo titolo al Master di Londra, negando al mancino di Manacor l’unico titolo che manca nella sua bacheca. 

All’appello non ha risposto purtroppo Roger Federer, il divino svizzero a 32 anni suonati e con qualche noia alla schiena sembra aver perso la sicurezza di un tempo, quella sua consapevolezza di essere il migliore di tutti.  E’ apparso spesso lento nelle gambe e troppo prevedibile nel gioco che gli avversari ora come non mai riescono a disinnescare

Quest’anno ha battuto un solo top ten, Juan Martin Del Potro a Parigi Bercy, una settimana dopo aver perso dallo stesso argentino. 

L’unico torneo vinto da Re Roger quest’anno è l’ATP di Halle, torneo di preparazione a Wimbledon che sembrava il preludio ad una vittoria londinese. Invece anche l’elevetico scivola sull’erba dell’ All England, abdicando al secondo turno. Federer  estromesso a Wimbledon è come un Re espulso dal suo trono, molti ne cantano già le lodi di fine carriera ma lui riesce a regalare ancora lampi di quella classe sublime che a nessun altro appartiene. 

Sembrano scorrere però i titoli di coda sulla sua storica rivalità con Nadal, che ora deve guardarsi le spalle più da Djokovic che dal campionissimo svizzero. Non potrebbe comunque essere altrimenti dato i quattro anni di differenza tra i due, al cospetto del solo anno che divide Novak da Rafa. Il serbo è l’unico vero rivale che lo spagnolo soffre particolarmente,  se ne accorse per la prima volta nella finale degli Us open vinta contro Nole nel 2010, quando confessò di aver trovato un nuovo avversario che gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Il tennis mondiale è destinato nei prossimi anni a ruotare intorno a questa rivalità, che solo in parte potrà compensare la nostalgia per il binomio Federer – Nadal. 

Rafa in questi anni è stato colui che è riuscito a frenare il dominio di chi è considerato da molti “il più grande di tutti i tempi”, se è possibile poi comparare campioni di ere tanto diverse.  L’unico in grado di scalfire le sicurezze di uno come Roger, viziato dal proprio talento e quanto mai consapevole “di avere nelle mai qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri” come dice lui stesso. La forza mentale di Rafa però lo ha sempre spaventato, e lo  dimostrano le ventidue sfide perse su trentadue incontri contro lo spagnolo. Cosa che invece sembra non nuocere più di tanto a Djokovic che forse è l’unico nei confronti del quale Nadal riesce a perdersi anche nella lotta psicolgica.

Forse tra Rafa e Nole non ci sarà quell’amicizia e quella stima reciproca che c’è sempre stata tra Federer e lo spagnolo, forse questa rivalità non avrà il fascino dell’ altra e forse non scriverà le stesse pagine di storia ma sarà una sifda avvincente e tutta da vivere.

 

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