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Dopo tanto vociferare e dopo tante smentite, l’USTA ha approvato al costruzione di un tetto retrattile sopra l’Arthur Ashe, il campo centrale del complesso di Flushing Meadows dove annualmente si tiene lo US Open.
Dopo cinque anni consecutivi in cui la finale si è tenuta al lunedì a causa delle piogge abbattutesi sulla cittadina statunitense, la necessità di un tetto che permettesse (almeno sul campo centrale) il normale svolgimento delle partite era sempre più impellente. Il tutto è stato inserito in quel piano di ristrutturazione stabilito lo scorso anno in cui sono stati devoluti circa 500 milioni di dollari e che dovrebbe concludersi nel 2016.
L’idea è nata circa dieci anni fa, quando la USTA promosse una serie di studi sull’impianto dell’Arthur Ashe perché dato che la costruzione era avvenuta sopra una discarica, era difficile trovare il modo per coprire lo stadio senza gravare poi sulle fondamenta. Per fare un confronto con quello presente a Wimbledon, dovrebbe essere circa cinque volte più grande, in grado di coprire una superficie con 22.500 posti a sedere. Ad oggi, nessuno dei quattro progetti presentati era stato giudicato accettabile.
La ditta che dovrebbe occuparsi del progetto, non appena verrà presentato ed approvato, sarà la “Rossetti”, con sede a Chicago, già autrice degli stadi di Miami ed Indian Wells. Il materiale con cui verrà costruito, secondo le ultime indiscrezioni, sarà il PTFE (abbreviazione di polytetraflouroethylene). Bisogna solo attendere l’ok del consiglio cittadino una volta presentato il progetto definitivo, ma anche lo US Open ormai si prepara ad un cambiamento radicale.
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