Monfils e Gulbis, genio e stregolatezza in campo

da Parigi

VALENTINA CLEMENTE 

Le qualità di Ernest Gulbis sono di certo innate, sono anni che il talento lettone riesce a creare magie sui campi da tennis, senza però mai giungere davvero ad una conclusione in tema di trofei e classifica. 

Si potrebbe perdonarlo apostrofandolo come artista della racchetta, capace di pennellate uniche, ma nella sintesi il quadro rimane sempre un po’ troppo astratto e la sensazione che si ha è che non sia per mancanza di peso, ma quasi per la voglia matta di andare sempre contro corrente.

 

Corrosivo, atipico, Gulbis si attira le simpatie di molti e le antipatie di altri, non mancando mai battute al vetriolo e punte di cinismo e quando a questo poi accosta prestazioni di livello, apprezzarlo sembra essere il minimo sindacale.

Tuttavia il match odierno contro Gael Monfils, altro protagonista atipico del circuito Atp, lo mette forse un po’ più in ombra che in luce, specie dopo l’intervista odierna rilasciata al quotidiano l’Equipe in cui ha definito Federer, Djokovic e Nadal giocatori noiosi.

Lui noioso non lo e’ di certo, ma il suo talento incostante [forse per volontà], lo fa apparire meno brillante rispetto al suo odierno avversario, poliedrico e meno fortunato, ma sicuramente più volenteroso nell’economia globale.

Un particolare che però ha ammesso lo stesso lettone, non avaro di sincerità, a match concluso: “La sintesi e’ che devo ancora lavorare sulla mia condizione fisica, e’ stata una questione di stanchezza, le gambe erano pesanti. Chiaro se avessi vinto il terzo le cose sarebbero andate in maniera differente, anche perché anche Gael iniziava a dare segni di fatica”.

“Devo imparare a  rimanere in piedi per due ore e mezzo – ha proseguito Gulbis –  ma so che se gioco il mio miglior tennis non sono molti atleti che mi possono battere. Devo solo mantenere il mio livello e mettere la massima pressione sul mio avversario, perché il mio è un tennis offensivo. Sono io di solito a dettare gli scambi. Da ogni match s’impara qualcosa e so che dopo oggi quello che devo migliorare è sicuramente la mia condizione fisica”.

Se da una parte c’e’ una certa lucidità da parte di Gulbis, Monfils mostra soprattutto un’umiltà’ che gli permette di guardare lontano, con il giusto spirito, verso un titolo più importante.

“La mia condizione fisica non è ancora perfetta, ho accumulato tanta stanchezza dopo Bordeaux e Nizza, ma so di avere le capacità  per andare lontano. Se non e’ questa volta sarà la prossima, o magari quella successiva. Ma so che ho la forza e la capacità di vincere uno Slam”.

Anche se siamo abituati a vederlo saltare spesso da una parte all’altra del campo, Monfils in questo momento sa ben tenere i piedi per terra, ma non manca mai di sorprendere il pubblico e i giornalisti con la sua simpatia riconosciuta, soprattutto dai colleghi, come nel caso di Andy Murray suo acceso sostenitore in questo periodo di ‘riposo’ forzato.

“Si con Andy siamo amici, ci conosciamo dall’età di nove, dieci anni, ma all’inizio avevamo difficoltà a parlare perché lui non conosce bene il francese (ride), ma comunque ci prova”.

Buona la relazione anche con Gulbis, tanto che il francese ha affermato: “Siamo amici con Ernest, abbiamo un buon rapporto, sapevamo che entrambi stavamo giocando bene e quindi il match è scivolato via facilmente”.

Sul futuro Gael preferisce non farsi troppe domande, forse perché fino ad oggi è stato questo uno dei suoi crucci, visti i  suoi problemi fisici e scherzando con i giornalisti li ha apostrofati: “Siete voi che vi fate troppo domande, anche più dei miei genitori. Io vivo giorno dopo giorno”.

E dal suo sorriso siamo sicuri che sia così.

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