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05 Giu 2025 08:56 - Senza categoria
I complimenti di Sinner, la semifinale Slam: la giornata da sogno di Boisson
di Diego Barbiani
Nel giorno in cui ha fatto un passo nella storia del tennis francese, Lois Boisson ha avuto un antipasto importante di cosa sia confrontarsi con i migliori. La vittoria nel quarto di finale del Roland Garros contro Mirra Andreeva è stata preceduta da un allenamento sul Philippe Chatrier con uno sparring d’eccezione: Jannik Sinner, numero 1 ATP, che a causa delle condizioni meteo piuttosto negative non aveva potuto fare il suo warm up fuori e si è “accontentato” così.
L’azzurro ha poi elogiato parecchio Boisson, dicendo molto bene del dritto carico di spin e di un fisico che la rende una giocatrice particolarmente difficile da affrontare sulla terra battuta. E Jannik, che abbiamo imparato essere uno piuttosto attento al gioco, sembrerebbe averci visto bene. Questa ragazza, nata il 16 maggio del 2003 a Digione, è letteralmente esplosa nel suo torneo Slam, al suo debutto assoluto in un Major, ribaltando pronostici su pronostici, alcuni forse impensabili. Alcune combinazioni le sono girate nel verso giusto, ma per essere ora 361 del mondo e reduce da una rottura del crociato proprio un anno fa quando doveva approcciare alle qualificazioni del Roland Garros probabilmente c’è anche un discreto credito nei confronti della buona sorte.
Boisson non ha mai dato l’impressione fin qui di prendersi qualcosa senza meritarlo. È una giocatrice particolare, perché in un circuito dove predomina il rovescio come colpo “base” dove quasi tutte riescono a giocarlo con pulizia e scioltezza, lei preferisce girare attorno alla palla per far male col proprio dritto, fidandosi di un colpo che già solo dall’impatto si vede quanto possa far male al rimbalzo. A questo, ci unisce uno slice sul lato sinistro che sente molto meglio del colpo “coperto”, sebbene forse manchi ancora qualcosa nel costruire con regolarità punti con quel colpo come riusciva a fare una maestra vera, Ashleigh Barty, capace anche di imporre sei variazioni diverse su altrettanti slice (in un punto giocato nei quarti di finale dell’Australian Open 2021 contro Jessica Pegula).
La classifica è brutale, perché ora da 361 del mondo in mezzo ad Aryna Sabalenka, Iga Swiatek e Coco Gauff sembra l’imbucata al gran ballo, passata dalla porta sul retro, eppure ha qualità fin dal servizio: una prima palla potente tra i 180 e i 190 chilometri orari, una seconda in kick non banale. Era scivolata al numero 513 del mondo a inizio maggio, proprio al via di una settimana che l’ha vista trionfare all’ITF da 75.000 dollari di Saint Gaudens, che poi fu l’apripista alla decisione della federazione francese di tennis di darle una wild-card.
Il successo forse più “sottovalutato” in questo Roland Garros è arrivato al primo turno, contro una grande regolarista come Elise Mertens che anche nei momenti meno positivi piazzava comunque due, tre vittorie in un Major: 6-4 4-6 6-3. A quella prova di forza seguirono altre due teste di serie eliminate, come la numero 3 e la numero 6. Contro Jessica Pegula, la differenza di ranking si è azzerata per le difficoltà a lungo andare della statunitense di gestire quei colpi pesanti che uscivano dal suo lato destro, con palle da colpire sopra una spalla che sembrava avere difficoltà a mettere forza, sensazione che aumentava vedendo le velocità dei servizi calare sempre più fino ai 130 chilometri orari con cui servì le prime sulle palle break decisive sul 4-4 al terzo. Per battere Andreeva, invece, oltre al suo buon livello di gioco si è servita anche del pubblico che l’ha sospinta e ha pizzicato a tratti in maniera anche fastidiosa la giovanissima rivale che ha vissuto un pomeriggio abbastanza difficile dando qualche flash di cosa fu per Martina Hingis, all’epoca, la finale di Parigi del 1999 contro Steffi Graf.
In tutto ciò, Boisson è rimasta sempre molto calma e contenuta. Cercava l’urlo del pubblico, faceva cenni a tratti di voler sentire ancor di più, ma non è mai uscita dall’ordinario. Le sue esultanze tra lunedì e mercoledì sono state relativamente contenute, lasciandosi andare a terra come incredula, anche se nell’intervista in campo sembrava veramente molto lucida e tranquilla. Ignara che attorno a lei si stesse scatenando un caos di un certo spessore perché alla Francia manca una semifinalista dai tempi di Amelié Mauresmo, ora direttrice del torneo, e Mary Pierce: ormai circa 20 anni fa. Lei piuttosto impassibile a rispondere alle domande di tennisti come Alizé Cornet e Lucas Pouille, quasi più contenti e increduli di lei.
Ha ribaltato ogni aspetto della sua carriera in questi 12 giorni (almeno) indimenticabili, con un montepremi ottenuto sulle 6 volte superiore a quanto guadagnato in precedenza e con una classifica che da numero 24 di Francia la vedrà balzare immediatamente al numero 1 del proprio paese, abbastanza vicina alla top-50 mondiale. E ora c’è Coco Gauff, che è stata fin qui tanto costante sulla terra battuta da fare finali a Madrid e Roma, che considera Parigi una seconda casa (lo disse a Stoccarda, nel 2023) perché ha spesso ottenuto bei risultati, una finale e altre due semifinali, ma che non sta troppo impressionando dal punto di vista del gioco, con anche nei quarti una partita vinta contro Madison Keys dove è prevalso soprattutto l’aspetto fisico più a suo favore dopo la rimonta dal set iniziale perso. Partita dura e molto complicata da gestire, ma a questo punto cosa fa pensare non abbia una chance?