di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Nuovo capitolo della saga “Kyrgios contro i giudici di sedia”. L’australiano si rende protagonista di un’altra scenata dopo quella vista a Miami contro Carlos Bernardes: stavolta nel mirino finisce l’arbitro Joshua Brace per una mancata chiamata su una palla molto dubbia durante il match vinto 6-3 7-5 da Reilly Opelka. L’episodio sul 6-3 5-5: Nick serve avanti 30-15, la risposta dello statunitense sembra atterrare oltre la riga di fondo ma non arriva alcuna chiamata e sul colpo successivo Opelka vince il punto con un facile rovescio lungolinea. Le proteste di Kyrgios non si fanno attendere, Brace si difende dicendo di non essere sicuro la palla fosse out e per questo non ha interrotto il gioco. La reazione dell’australiano è rabbiosa: “Era fuori. Mi stai dicendo che con tre giudici di linea sulla terra lui vince il punto con una palla fuori? Non c’è occhio di falco, non posso chiamare il challenge”. L’arbitro ribadisce di non essere sicuro al 100% che la palla fosse out e difende il proprio operato, l’australiano risponde sarcasticamente: “Bene, congratulazioni”. Sul punto successivo Kyrgios, ormai perse le staffe, commette un errore di rovescio che manda Opelka a palla break.
La wild card di Canberra esplode e si lascia andare a un “Dude f*** this, man” che gli costa un penalty point e il break. Al cambio di campo la discussione prosegue animatamente e la partita diventa quasi una questione secondaria. Kyrgios continua a protestare ma inutilmente, criticando aspramente Brace. Nell’ultimo game praticamente non si gioca, con Opelka che chiude rapidamente grazie al servizio e si guadagna un posto in finale. A contendergli il titolo sarà John Isner, che ha battuto in rimonta 4-6 6-3 6-4 Cristian Garin. Per il 36enne di Greensboro finale numero 30 in carriera (bilancio 16-13), la prima dell’anno e la terza a Houston dopo le due consecutive nel 2012 (sconfitta contro Juan Monaco) e 2013 (vittoria contro Nico Almagro). Opelka invece è alla sua sesta finale (3-2), già la terza quest’anno ma la prima in assoluto sul rosso. I precedenti sorridono al gigante del Michigan, avanti 4-1. Nelle ultime 4 sfide (tutte vinte da Opelka) tutti i 12 set disputati sono terminati al tie break e quello decisivo nella semifinale del torneo di Memphis dello scorso febbraio è entrato nella storia come il più lungo dell’ATP Tour dal 1990: ben 46 punti giocati.