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14 Set 2018 14:12 - Davis Cup
Coppa Davis: Coric e Cilic troppo forti, la Croazia vede la finale
A Zara la Croazia vicina alla finale di Coppa Davis. Molto solido Coric, Tiafoe strappa solo un tiebreak a Cilic.
di Evaristo Desio
M. Cilic b. F. Tiafoe 6-1 6-3 7-6(5)
Era stato abbastanza facile prevedere che per Tiafoe non sarebbe stata una passeggiata, il secondo match della giornata. Marin Cilic è ormai una sicurezza, soprattutto contro giocatori ancora in fase di formazione. E probabilmente non vede l’ora di vendicare l’incredibile debacle di un paio d’anni fa, quando riuscì a perdere il quinto match della finale di Davis contro del Potro, avanti di due set a zero. Chissà, magari adesso quando si trova avanti senza particolari problemi ci pensa, e forse è a questo che è dovuta la, relativa, difficoltà del terzo set. Nei primi due non c’è stata storia, come si dice e dopo poco più di un’ora Marin era già saldamente al comando delle operazione, dopo aver brekkato per cinque volte il malcapitato Frances. Dopo il 6-1 iniziale Cilic, con Tiafoe che con la sua prima di servizio aveva messo insieme appena tre miseri punti, si era trovato a servire per il 5-1 nel secondo, quando ha perso l’unica volta nel match la battuta. Tiafoe si è avvicinato fino al 4-3 ma lì si è fermato, mentre nel terzo set è riuscito finalmente a trovare una buona percentuale di trasformazione di prime, anche per via del calo di Cilic alla risposta. La partita si è trascinata al tiebreak, con Tiafoe che metteva a segno il primo mini break. Lo statunitense saliva fino al 4-2 ma sul più bello si inceppava perdendo 4 punti di fila. Col servizio Tiafoe salvava il primo match point e col servizio Cilic portava a casa il match. 2-0 per la Croazia, finale contro la Francia vicinissima
B. Coric b.S. Johnson 6-4 7-6(4) 6-3
La mestizia per la coppa Davis che finisce è parzialmente attenuata dalla bellezza di Zara, con le sue porte veneziane a testimoniare la gloria che fu, in questo simile alla Davis. Forse per questo i croati l’hanno scelta come palcoscenico per riprovare a vincere l’ultima edizione di una manifestazione che mostrava tutti gli anni che aveva e di cui si ricordano, forse, i vincitori. Ma altri e più qualificati hanno affrontato il problema, quindi limitiamoci alla descrizione di una partita che si poteva pensare forse un po’ più equilibrata, non foss’altro che per via del fatto che l’unico precedente, sulla terra anche quello, l’aveva vinto proprio Steve Johnson, al Roland Garros. Invece si è visto abbastanza rapidamente che il croato era in bel altro mood rispetto allo slam dell’anno scorso, nonostante la secca sconfitta contro del Potro che aveva chiuso il suo US Open. Il numero 18 del mondo ha brekkato al terzo game e poi ha tenuto con buona disinvoltura i suoi servizi, chiudendo il primo set e andando subito avanti anche nel secondo. L’atteggiamento di Johnson non era precisamente quello di uno che avrebbe lasciato anima e core in campo, ed è stato quindi sorprendente il controbreak del terzo game, perché davvero nulla lo lasciava presagire. Borna non aveva fin lì avuto un solo problema al servizio e anzi sembrava che da un momento all’altro potesse anche allungare, invece il classico passaggio a vuoto ha rimesso il set in parità. Non è certo stato sufficiente per cambiare né l’andamento del match, né l’atteggiamento di Johnson, che è riuscito a salvare una palla break nel nono game ma è arrivato a 30 sul servizio del croato, solo nel penultimo game del match, senza andare oltre. L’ultimo sussulto di una partita un po’ noiosa si è avuto nel tiebreak, con Johnson che si è trovato avanti per due volte di un minibreak, cosa che però non gli è servita a granché e perso quello si attendeva solo il momento in cui Coric avrebbe piazzato l’allungo decisivo. Cosa che si è verificata nel quarto game, quando il croato si è trovato sullo 0-40; Johnson ha recuperato le prime due ma sulla terza si è arreso, dando via libera al primo punto della Croazia.
Tutto come previsto dunque, quasi a voler smentire chi pensa – sbagliando – che la Coppa Davis fosse il teatro di chissà quali stravolgimenti. Partita paragonabile ad un onesto terzo turno di Masters 1000, solo che è durata tre set invece di due. Per la Croazia finale decisamente vicina, a meno che Cilic non si metta a scherzare o che Tiafoe non sia improvvisamente cresciuto. Difficile.