Resterà per sempre il primo italiano ad aver vinto un titolo slam, a Parigi, nel 1959. Successo che doppiò l’anno dopo. Ed il capitano della squadra che nel 1976 tornò dal Cile con la Coppa Davis, anche quella una prima volta. Nicola Pietrangeli se n’é andato a 92 anni e con lui si chiude una […]
23 Nov 2014 14:40 - Davis Cup
Coppa Davis: Federer, Wawrinka e quegli ultimi giorni a Melbourne…
di Rossana Capobianco
TENNIS – DAVIS CUP – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Un trionfo che in Svizzera aspettavano da decenni, una coppa che a Federer è stata chiesta dall’inizio della sua carriera: è stata però una telefonata a cambiare tutto, quella di Wawrinka dopo la vittoria agli Australian Open. Roger decide di puntare sulla Davis, tutto cambia.
“Questa vittoria non è per me, è per loro, per la gente. Io non ne avevo bisogno ma sono troppo felice”. Queste le prime parole di Federer subito dopo la gioia e i festeggiamenti per il 3-1 siglato dopo una grande prestazione contro Richard Gasquet. Una partita perfetta, tanta paura nei giorni prima, appena due prima, quando Gael Monfils lo aveva surclassato; eppure Roger andò in conferenza stampa sereno, dicendo di esser stato cauto e di avere avuto comunque dal campo le risposte che voleva: la schiena non fa male, va meglio continuando a giocare, a bloccarlo è stata la paura di farsi male ancora e il poco allenamento sulla terra. E un avversario in una giornata perfetta.
Dopo il dropshot vincente di rovescio, Federer, come sempre quando l’emozione è più forte di lui, cade sulle proprie ginocchia e si lascia andare a terra: l’amico di sempre, il capitano svizzero (l’unico nella storia elvetica ad aver vinto la Coppa Davis) va a scuoterlo e Roger piange, abbraccia Severin Luthi, i compagni arrivano, la storia è compiuta.
Roger Federer per la prima volta gioca la Coppa Davis regolarmente e per la prima volta la vince. Anche contro i malanni fisici a ridosso che sono stati superati, fortunatamente per lui e per la Svizzera. Ma la Svizzera non sarebbe sul tetto del mondo adesso se a Gennaio uno scoppiettante e convinto Stan Wawrinka non avesse vinto gli Australian Open e durante una telefonata con Roger, felice per lui, non gli avesse strappato la promessa di provare a vincere la Davis nel 2014. Federer accetta, anche spinto da Luthi e vola in Serbia, dove, orfani di Djokovic, sono sorpresi di trovarselo davanti. Lì perfino Chiudinelli e Lammer giocarono in doppio chiudendo per la Svizzera i discorsi.
Il resto poi è storia: i problemi emotivi di Wawrinka contro il Kazakhstan, che si arrende e si fa rimontare ma crea il panico a Ginevra e il grazie di Stan a Roger, in quell’occasione. La facile semifinale contro l’Italia che consegna alla Svizzera l’occasione d’oro di vincere per la prima volta la Davis. E poi la grande paura, quando una settimana fa Federer si presenta davanti al pubblico delle World Tour Finals dispiaciuto perché ancora bloccato dalla schiena e impossibilitato a competere.
Fino a mercoledì non era certo che Federer riuscisse a giocare ma tra le cure del medico e del fisioterapista il 33enne svizzero è tornato ad una condizione accettabile. Il doppio, quel punto fondamentale: la lungimiranza e l’umlltà di Luthi che decide di “affittare” la scorsa settimana a Londra David McPherson, coach dei Bryan, anche oggi presente a Lille che ha allenato gli schemi poco oliati in doppio di Roger e Stan.
La Svizzera, insomma, non ha lasciato nulla al caso: due grandi campioni ma anche un affiatamento che chiunque abbia messo in discussione ha avuto torto. Per Federer a cui non si può più chiedere davvero nulla e per Wawrinka che non poteva avere una stagione migliore di questa, dimostrandosi anche il giocatore migliore di questa finale a Lille.