Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
14 Set 2014 11:40 - Davis Cup
Coppa Davis: la Madonna di Lourdes non basta a Fognini e all'Italia, Federer porta la Svizzera in finale
di Redazione
TENNIS
La Svizzera è in finale di Coppa Davis, dove sfiderà la Francia. Nella partita decisiva Roger Federer ha battuto Fabio Fognini con il risultato di 6-2 6-3 7-6 in 1 ora e 59 minuti e ha regalato agli elvetici la vittoria nella semifinale contro l’Italia, al Palaexpo di Ginevra.
Dal nostro inviato a Ginevra, Stefano Rovelli
Le hanno provate tutte per fare rientrare l’Italia in partita, ma non c’è stato verso. Dal misticismo religioso e gli appelli con fede a San Gennaro e la Madonna di Lourdes, a Chiudinelli schierato in doppio a un Federer oggi a voler essere generosi al 40-50% (a quanto pare si sono ripresentati dei problemi alla schiena che lo avevano afflitto lo scorso anno), ma non c’è stato nulla da fare. La Svizzera chiude la pratica sul 3 a 1 e vola in finale di Coppa Davis, dove affronterà la Francia di Tsonga, Gasquet, Clement e compagnia bella. L’Italia è arrivata ancora in corsa alla terza giornata e va bene così: era una missione impossibile, è stata fallita ma si può tranquillamente dire che l’onore è stato salvato. Finisce comunque con Federer portato in trionfo da Luthi e da Wawrinka, con tutto il Palaexpo di Ginevra che lo acclama e che lo ringrazia e con buona, buonissima parte di italiani contenta così, perchè come scritto in precedenza: il nazionalismo è una cosa, una bella cosa, ma Federer è Federer. Punto e basta.
Federer che ha sofferto come un matto nel terzo set, non tanto per merito di Fognini (anche se Fabio è stato bravo, ma il rimpianto di due palle break perse ce l’ha), ma perchè gambe e braccia non giravano. La dichiarazione di Luthi ieri (“Ho chiesto a Roger di riposare”) in sala stampa aveva suscitato un pò di ilarità, ma 24 ore dopo si è capito che quanto affermato dal capitano svizzero era una verità per nascondere qualcosa: a Federer sarebbe tornato il mal di schiena. Lo svizzero, secondo quanto riportano i colleghi rossocrociati, avrebbe sentito qualcosa durante il match contro Bolelli, ed è suonato un piccolo campanello di allarme. Niente di clamoroso, ma i postumi di un agosto e di un settembre massacrante (finale a Toronto, vittoria a Cincinnati e semifinale all’Us Open) si stanno facendo sentire, eccome.
E chiaramente oggi si è visto che il fuoriclasse elvetico non era nemmeno un lontano cugino di se stesso. Soprattutto nel terzo set, il vero, grande rimpianto dell’Italtennis in questa semifinale. Un rimpianto non da poco, tra l’altro: se Fognini fosse davvero riuscito a portarsi a casa il terzo, la partita poteva assumere connotati veramente inaspettati e inimmaginabili. E le opportunità le ha avute, Fabio: due break point nel terzo, un tie break con degli dritti sparati a rete quando proprio non era il caso, un “Falco” che non ha potuto chiamare e che ha dato a Federer di fare un ace-non ace fondamentale in quel momento. Se Fognini fosse riuscito a portare a casa quel tie break, in un momento in cui era chiaramente più fresco di Federer, chissà, davvero chissà…
Detto questo: l’Italtennis esce molto bene, da questa Davis. Eccome, se ne esce bene. Non raggiungeva una semifinale al 1998, quando raggiunse la finale (persa) contro la Svezia. Fino a 2 anni fa questa squadra era a barcamenarsi tra gli spareggi e la serie B, adesso è diventata una delle grandi nazioni del mondo come ai bei tempi. E chissà che non posso scappare il colpaccio, visto che le squadre sulla carta più forti, faticano sempre più a mettere in campo i loro fuoriclasse (Spagna e Serbia sono un esempio lampante). Dunque, il presente è roseo, ma il futuro potrebbe esserlo ancora di più.
Per la Svizzera invece (alla seconda finale della sua storia, la prima nel 1992) è un’occasione probabilmente irripetibile. Quando capita, dopotutto, di poter giocare la finale con un numero 3 e un numero 4 del mondo a disposizione? Quando capita di avere in squadra uno dei più grandi giocatori della storia e una spalla esplosa come una bomba quest’anno (Wawrinka)? Più unico che raro. Contro la Francia, probabilmente, Federer e compagni non partono favoriti, ma c’è da giurarci: Roger farà di tutto per portarsi a casa l’unico vero grande trofeo che gli manca. E Tsonga e soci avranno una bella gatta da pelare.