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11 Lug 2014 12:15 - WTA
Serena Williams si racconta: «Non mi sono mai sentita invincibile. Sul tennis maschile…»
di Diego Barbiani
TENNIS – Di Diego Barbiani
Serena Williams è stata intervistata dall’Equipe e, come accaduto per Roger Federer e Rafael Nadal durante l’ultimo Roland Garros, ha risposto senza freni ad alcune domande anche piuttosto particolari, tutte quante formulate tramite l’incipit di «Il giorno in cui..».
La n.1 del mondo si è detta «appassionata dal tennis maschile», di passare delle giornate in cui si sente totalmente inutile e di non essersi mai sentita una giocatrice invincibile, ma ha anche parlato di aspetti piuttosto personali come la sua fede in Dio. Ecco qui l’intervista completa realizzata alla giocatrice statunitense.
– Il giorno in cui ti sei sentita invincibile, immortale…
«Non mi sono mai sentita così. Non credo mi piacerebbe sentirmi mai in questo modo. È sempre stato importante per me tenere i piedi ben piantati sulla terra. Anche quando sto giocando molto bene, cerco di rimanere umile e modesta. Ecco come sono fatta. Per me, è l’unico modo per vincere. Non sto dicendo che sia una ricetta universale ma per me è l’unico modo».
– Il giorno in cui avresti voluto essere anonima…
«Penso che a volte sarebbe bello che nessuno sappia chi sono. Potrei fare una passeggiata tranquilla. Ci sono alcuni giorni nel quale non posso fare shopping. Sarebbe bello a volte essere solo una persona normale, senza essere vista né riconosciuta. Quando non voglio essere riconosciuta, uso stradine secondarie e mi nascondo sotto i miei capelli. Tutto diventa più facile»
– Il giorno in cui ti sei innamorata per la prima volta…
«Mi sono innamorata? Onestamente non mi ricordo. Quando ero una bambina, a tre anni, mi innamoravo di ogni bambino a cui pensavo, poi, ovviamente, quando ho avuto un fidanzato, ho perso interesse per lui (ride). È la storia della mia vita, credo (quella con Mouratoglou ndr)»
– Il giorno in cui ti sei sentita molto fragile…
«Sul campo sono molto forte. Fuori dal campo, però, sono molto fragile. Penso di essere troppo sensibile. Riesco a farmi ferire facilmente, mi offendo. Ho davvero bisogno di lavorare su questo aspetto».
– Il giorno in cui hai lasciato gli Stati Uniti per la prima volta…
«E’ stato quando sono andata in Italia per la Fed Cup (ride tanto). Avevo quasi 18 anni e tutti sappiamo come andò. Si si, mi ricordo molto bene ma non vi dirò nulla. Ricordo solo che ero con Venus e senza i miei genitori. È stato incredibile per me. Ero così eccitata. Ho avuto la possibilità di giocare perché Monica Seles era infortunata. È stata una sensazione meravigliosa»
– Il giorno in cui hai pianto sulla spalla di Venus…
«Oh… è stato tanto tempo fa. Mi chiedo se sia veramente mai accaduto. Noi non siamo davvero… noi due, preferiamo ridere e scherzare».
– Il giorno in cui hai dubitato dell’esistenza di Dio…
«Mai! No, mai! Sono una persona molto credente, ho una fede molto profonda. Questo non è mai successo. Quando le cose vanno molto molto male, allora mi metto a pregare. Sonso tata molto malata, sono caduta davvero in basso. In quei momenti ho pregato ancora più intensamente. Ho chiesto a Dio di aiutarmi a superare questa prova. Non ho mai pensato qualcosa di diverso»
– Il giorno in cui hai detto a tuo padre che partivi per andare a vivere a Parigi…
«In effetti non gliel’ho mai detto…Gli ho solo detto che andavo ad allenarmi due settimane a Parigi. Non avrei mai pensato di rimanerci invece così a lungo, tantomeno mio padre. Continuiamo a lavorare assieme, ogni volta che torniamo in Florida. Ho ancora un grandissimo rapporto con lui. Non volevo ‘lasciarlo’, ma avevo già vinto 14 o 15 Slam con lui e volevo provare a implementare il mio gioco. Ci sentiamo spesso e mi dice cosa dovrei o non dovrei fare in campo».
– Il giorno in cui sei stata triste in campo…
«Ce ne sono stati un bel po’, succede spesso. Credo che l’ultima volta sia accaduto due anni fa (prima del Roland Garros 2012, ndr). Ero molto giù ma ho continuato a lottare dicendomi che se avessi perso, dopo sarei stata ancora più triste. Giocare con un infortunio è duro, ma con un ‘infortunio mentale’ è ancora peggio».
– Il giorno in cui ti sei sentita ridicola…
«Domanda difficile, ci sono giorni in cui mi sento ridicola da mattina a sera!».
– Il giorno in cui hai sofferto in campo…
«Ce ne sono stati tanti, ma uno dei peggiori è stato quest’anno in Australia. Avevo troppo dolore alla schiena, pensavo di lasciare il campo in ambulanza. Avrei dovuto ritirarmi, ma non l’ho fatto».
– Il giorno che vorresti dimenticare…
«Sicuramente non un giorno collegato al tennis. Credo un giorno del 2004, uno di quelli… (infortunio al ginocchio, stop di 8 mesi, l’omicidio della sorellastra Yetunde Price ndr)».
– Il giorno che saresti voluta essere un uomo in campo.
«Direi a Roma. Guardavo la partita tra Nadal e Murray e mi sono detta: “Se solo potessi giocare così almeno una volta, sarebbe incredibile.” È stato incredibile. Il loro livello era inimmaginabile. Non ci può essere confronto con le donne. Mi sono anche detta che se ci fossi stata io in campo davanti a uno di loro due sarei morta dopo venti minuti. Quei ragazzi hanno una tale tecnica… certo, anche io ma loro sono ad un livello irraggiungibile. È qualcosa di pazzesco».
– Il giorno che hai pensato che fosse la partita più bella della storia.
«Mi ricordo la finale del 2008 a Wimbledon tra Nadal e Federer. È stata incredibile. Più recentemente, la partita lunghissima tra Djokovic e Wawrinka a Melbourne lo scorso anno. Poi Nadal-Djokovic nella finale di Melbourne del 2012. Guardo molto tennis maschile, mi ispira moltissimo. Sento di poter imparare molto da loro»