Wta Stoccarda pillole del torneo: vita da coach

Fare il coach è un lavoro difficile, richiede conoscenze sulla tecnica del gioco del tennis e sulla tattica. Ovviamente una certa sensibilità nel capire la psicologia della proprio giocatrice. E soprattutto richiede astuzia nel dare suggerimenti senza essere visto dal arbitro. Molta astuzia. E su questo capitolo il fratello di Jelena Jankovic lascia al quanto a desiderare.

Non solo fa un coaching talmente agitato, mulinando con le braccia come volesse far atterrare un aereo (per fortuna è un torneo indoor non c’è questo), ma non ha capito che c’è una telcamera fissa sugli angoli dei coach che riprendono tutto. E il regista con un pizzico di perfidia manda sul grande schermo la scena dei suoi suggerimenti. L’ arbitro per poco non cade dal seggiolone per lo smacco e a sua volta si sbraccia per far capire che no, non si fa.  Jelena rischia che il pezzo di banana le vada per traverso per il troppo ridere. Mentre il fratello-coach, come i bambini colti con le dita nella barattolo della Nutella, diventa rosso fino alla radice dei capelli e sfoggia un sorrissino da simpatica canaglia ma in realtà vorrebbe sprofondare sotto la sedia. Il tutto fra grandi risate del pubblico. E il divertimento generale ha salvato la famiglia Jankovic dalla multa che sarebbe spettata per la violazione del regolamento. Marko se l’è cavata con un richiamo soft. Nessuno in fondo voleva infierire troppo, in fondo bastava la figuraccia fatta.

 Ma anche il coach di Ana Ivanovic, è particolare.  Sarà una qualità serba. Ieri ha accompagnato la sua giocatrice in conferenza stampa, seduto in prima fila, sorridente, spaparazzato sulla sedia con le gambe allungate scherzava con tutti. Gli viene chiesto di fare lui una domanda ad Ana e la serba “No, no, ne fa anche troppe!” Insomma un coach felice è un coach che ha fiducia. E ancora Ana risponde ridendo “Non dirglielo!  Ha già un grande ego di suo!”.

 E’ vero, Maria Sharapova ha un team di 4 persone con lei e sono tute indispensabili oltre che multiuso. Ad inizio allenamento, il preparatore atletico segue la russa nei suoi esercizio di riscaldamento mentre due puliscono la righe e uno tira il campo con il tappeto. Così il boss non deve attendere nemmeno un minuto per cominciare a colpire la palla. Una squadra perfettamente coordinata.

 La sessione di allenamento di Ana Ivanovic e Maria Sharapova è molto simile. Il coach parla e da indicazioni. Le ragazze ogni tanto fanno un cenno con la testa. Poi quando c’è una pausa l’interazione diventa maggiore, si parlano con molta più intensità. La sessione di allenamento fra Sara Errani e il coach Pablo Lozano  in vece è completamente diversa. Lui parla durante lo scambio. E se a Sara non va bene, camina verso la rete e comincia lo scambio di opinioni. Poi si ritorna a fondo campo. Il tutto per buona parte del allenamento. Insomma una conversazione continua. A noi italiani ci piace parlare.

 Questo torneo funziona in modo perfetto, come il meccanismo di una Porsche. Ma a volte c’è il granello di sabbia che blocca la perfezione di un motore da 250 kmh. Ovvero le disavventure della nostra amica Monique Filippella, bravissima fotografa.

 La sala stampa si trova in alto, alla altezza della ultima fila di posti per Porsche Arena. Splendida sala stampa con perfetta visione sul campo centrale. E questo significa che i fotografi, devono scendere tutte le volte una rampa di scale di 35 scalini, andare a sinistra, altri 15 gradini, altra rampetta, poi 15 ancora a sinistra, piccolo corridoio fra i palchetti,  sale 3 gradini e finalmente sono nella loro postazione. Posizione scomoda, perché non  ci sono sgabellini, qualcuno ha portato delle piccole cassette di plastica per trasportare le bottiglie. Insomma i fotografi, macchina fotografica in mano o in spalla vanno su e giù più volte al giorno. Radwanska-Vinci si avvia alla conclusione. La nostra intrepida fotografa è anche in discreta forma si lancia per la ennesima volta giù per le scale ma questa volta sono cambiati gli addetti alla sicurezza che la bloccano. Lei abituata, mostra l’accredito stampa. Non è sufficiente per i guardiani. Tranquilla tira fuori la tesserina gialla che ha ricevuto ad inizio settimana per poter accedere ai posti fotografi. Inflessibile il tedescone non la lascia passare. Nel frattempo la Vinci è in difficoltà. Nostra fotografa non si scompone, sua preoccupazione è scattare le foto alla Vinci, torna di corsa dal capo della sala stampa che conferma: con il pass giallo il fotografo passa. La fotografa riparte. Ma forse il tedescone è daltonico, ha detto che non si passa e non si passa. Vinci è sotto di un break la situazione si fa molto critica. La nostra Fotografa sbuffa, riparte di corsa per altri 65 scalini. Vengono fatte telefonate varie, Vinci defe affrontare un match point contro e la nostra fotografa viene scortata da una gentile signora della sicurezza per parlare con il tedescone daltonico. E finalmente le dicono “Ok, allora non c’è problema. Puoi andare”. Gioco, partita incontro Radwanska. “Grazie, ma la partita è appena finita” risponde con grande fairplay. A volte è un bene che non si possano leggere i pensieri.

 

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