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Di Diego Barbiani
L’Italia è ai quarti di Coppa Davis ed ad inizio Aprile la nazionale di Corrado Barazzutti cercherà di contro la Gran Bretagna una semifinale che manca, per gli azzurri, da ben sedici anni. Era il 1998 quando il quartetto composto da Davide Sanguinetti, Diego Nargiso, Gianluca Pozzi e Andrea Gaudenzi arrivò anche in finale, persa in casa contro la forte Svezia.
Altri tempi, altre potenze geografiche del tennis. Gli scandinavi sono spariti dai radar del World Group e lo scorso Settembre si salvarono all’ultimo dalla retrocessione nel secondo gruppo, l’Italia invece sta piano piano ritrovando una sua dimensione all’interno delle prime sedici nazionali del mondo. Come lo scorso anno il primo turno è stato superato, ma questa volta il gruppo guidato da Fabio Fognini è sceso fino in Argentina a sfidare una nazionale un po’ in crisi con problemi interni che impediscono al loro miglior giocatore, Juan Martin Del Potro, di scendere in campo. Non per questo però bisognava sottovalutarla ed al termine della tre-giorni si è potuto parlare di impresa.
Alla luce degli altri risultati, poi, la situazione si fa intrigante: Spagna, Serbia, USA, la stessa Argentina, Canada… Tutte le nazionali che negli ultimi anni erano presenti nelle fasi finali della competizione sono state eliminate al primo turno.
Dato che sognare non costa nulla, e se arrivasse il successo finale? E’ ancora molto complicato, anzi forse un vero e proprio tabù. E’ sopravvissuta la Repubblica Ceca grazie alla sofferta vittoria nel doppio contro l’Olanda e finché Tomas Berdych e Radek Stepanek daranno il loro appoggio totale, i bicampioni in carica possono anche cullare sogni di uno storico tris. In più una tra Germania e Francia sarà l’avversaria in semifinale (verosimilmente) dello squadrone guidato da Jaroslav Navratil
L’Italia invece è nell’altra porzione di tabellone, quella più intrigante. I quarti contro la Gran Bretagna saranno un test molto importante per verificare la maturità di un gruppo che ormai sembra aver trovato le giuste basi, ad iniziare da un Fognini che nei momenti importanti ha dimostrato carattere e sangue freddo. Proprio il ligure dovrà essere l’arma in più, anche perché sarà quanto mai importante il doppio dove i nostri avversari hanno le spalle piuttosto coperte da Colin Fleming ed un compagno a scelta tra Dominic Inglot (valido doppista) o il rientrante Roscoe Hutchins (assente nel 2013 perché impegnato a vincere la battaglia contro il cancro) o all’occorrenza Andy Murray. Il campione di Wimbledon ha due mesi di tempo per ritrovare una buona condizione fisica, ma sulla terra rossa le sue difficoltà potranno aumentare.
Barazzutti però ha sentenziato: «Contro la Gran Bretagna abbiamo grandi opportunità per passare il turno». Allora proviamo ad immaginare cosa accadrebbe in caso di semifinale: Svizzera, a casa loro. Spingiamoci ancora più alto, seguendo il ragionamento precedente: finale, in casa, qualunque sia l’avversario (Giappone escluso). Ma sarà durissima giungere fino a qui. Anche con una vittoria sui britannici, purtroppo per gli azzurri quest anno gli elvetici sembrano i veri candidati per un posto in finale. Dopo la comoda vittoria in Serbia ci sarà la sfida in casa contro il Kazakhstan, a cui Federer ha già detto che parteciperà. Una manna dal cielo per loro, gli unici al momento a permettersi il lusso di poter schierare due top-10 in singolare. Forse per Fognini&co è un gradino troppo alto. Il fatto che l’eventuale sfida sia in programma tra sette mesi rende il tutto ancora troppo distante da poter azzardare giudizi, sulla carta però sarebbe la prima sfida in cui partono veramente sfavoriti. Occorre un pizzico di buona sorte, ma soprattutto che Andreas Seppi ritrovi lo smalto degli ultimi due anni.
Il secondo singolarista italiano ha perso ultimamente quella verve che lo aveva spinto al picco massimo di n.18 del mondo, comunque saldamente dentro i primi 25 del mondo. Per lui, poi, inizierà a breve un periodo poco felice, perché nelle trasferte nord-americane ha sempre faticato ad ottenere risultati. Adesso ne avrebbe quantomai bisogno per trovare un po’ di fiducia e morale, forse non per fare partita alla pari contro Andy Murray ma per evitare lo sgambetto a sorpresa del secondo singolarista britannico, quello che tutti considerano già come un punto acquisito in partenza. Lo credeva anche Sam Querrey, prima di rimediare una figuraccia contro James
Ward di fronte al pubblico amico e sulla terra rossa (non la sua favorita, ma dove comunque ha colto anche un titolo Atp). Nel giro di due mesi sarà di nuovo lui o Daniel Evans la seconda scelta del capitano Leon Smith ed è bene che nessuno dimentichi come questa competizione riesca a trasformare da comprimario ad eroe chiunque nel giro di qualche giorno. E’ la Coppa Davis questa, non si gioca per sé stessi. Il peso specifico di ogni punto viene aumentato a dismisura.
L’Italia, detto questo, ad Aprile partirà con un leggero vantaggio. Ma serviranno altri tre giorni veri, tosti e con la stessa voglia di vincere che a Mar Del Plata ha messo a tacere il focoso tifo locale.