Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
Mettiamoci una croce sopra e confidiamo nella buona sorte almeno per i play-off di settembre. Magari è stato questo il primo pensiero emerso nella mente di qualcuno nel momento in cui dall’urna londinese è uscito il nome dell’Italia quale avversaria dell’Argentina nel primo turno del World Group 2014 di Coppa Davis. Una trasferta terribile, presumibilmente a Buenos Aires, con atmosfera caldissima e un pubblico di casa pronto a sostenere più rumorosamente che mai i propri beniamini e capace di far crollare psicologicamente gli avversari. Però, a un’analisi più approfondita, l’esito del tie non è poi così scontato.
È indubbio che ci sarebbe potuta andare molto meglio e che i sudamericani, accreditati della quarta testa di serie, partiranno con i favori del pronostico, eppure non è una sfida chiusa ancor prima di cominciare. Anzi.
Mancano ancora vari mesi, e dunque le forze in campo potrebbero subire una serie di variazioni. In primis, occorrerà vedere che cosa deciderà di fare Juan Martin Del Potro, che quest’anno non ha mai dato la disponibilità a rappresentare il suo Paese, cosa che ha suscitato una serie di polemiche, ultima quella emersa giusto ieri da parte del vice-presidente della Federazione Hector Romani, il quale ha detto che il no di Palito alla nazionale è paragonabile a Usain Bolt che si rifiutasse di correre la staffetta. Chiaramente con l’attuale numero 7 del ranking mondiale in gara, le chance azzurre si assottiglierebbero notevolmente, ma in ogni caso non scomparirebbero. Senza il vincitore degli US Open 2009, invece, l’occasione diventerebbe ghiottissima.
Alle spalle di Del Potro, nella classifica ATP, troviamo l’ex top ten Juan Monaco, scivolato al 30esimo posto, seguito da Carlos Berlocq (n. 45), Horacio Zeballos (n. 52), Federico Delbonis (n. 58), Leonardo Mayer (n. 93) e Guido Pella (n. 100). Poi c’è sempre quello che è il leader carismatico della squadra, ossia David Nalbandian (n. 224), che però è stato costretto ultimamente quasi sempre ai box da ripetuti acciacchi. In doppio, sul duro indoor di Praga contro la Repubblica Ceca, il capitano Martin Jaite ha schierato Berlocq e Zeballos, che sono stati travolti da Berdych e Stepanek. Stavolta la superficie sarà ben diversa (la terra, of course) e dunque è lecito attendersi una maggiore competitività dalla coppia argentina.
Va detto, però, che il rosso è anche il terreno prediletto dal nostro numero uno, Fabio Fognini, che in estate vi ha conquistato due tornei di fila (il 250 di Stoccarda e il 500 di Amburgo, in quest’ultimo ha battuto in finale con una gran rimonta proprio Delbonis), raggiungendo la finale nel terzo (il 250 di Umago). Inoltre, sia il tennista ligure (n. 17) sia il suo secondo, Andreas Seppi (n. 22), figurano davanti nel ranking a tutti i nostri prossimi rivali (salvo ovviamente Del Potro) e dunque se la giocherebbero – quanto meno – alla pari in ogni singolare. Per il doppio bisognerà vedere a che punto sarà il recupero di Simone Bolelli e, in caso negativo, cercare di inventarsi una nuova formazione, a meno di non voler richiamare il veterano Daniele Bracciali, classe 1978. Ma questi sono discorsi che ora, a cinque mesi dal confronto, lasciano il tempo che trovano. Resta il fatto che il sorteggio non è poi così impossibile come potrebbe apparire, e che il team capitanato da Corrado Barazzutti ha le carte in regola per tornare dall’America Latina con in tasca il biglietto per i quarti di finale.