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Swiatek positiva al doping ma riconosciuta senza colpe significative

Iga Swiatek in un video pubblicato sul suo account Instagram ha rivelato che quel periodo di assenza dai campi da dopo lo US Open, inizialmente apparso come momento necessario per staccare la spina dopo un mese d’agosto molto delicato, era dovuto invece a un test positivo all’antidoping risalente alla vigilia di Cincinnati.

Era il 12 agosto e la polacca era in Ohio per prendere parte al WTA 1000 locale dove avrebbe raggiunto la semifinale, sconfitta soltanto contro la futura campionessa Aryna Sabalenka. Un test pre-competizione che risulterà positivo sia nel campione A sia nelle controanalisi alla trimetazidina, un farmaco contenuto nella melatonina che l’ex numero 1 del mondo prendeva senza prescrizione in Polonia per aiutarla nello smaltire i fusi orari a cui è sottoposta durante tutto l’anno.

Persino il CEO della ITIA, Karen Moorhouse, ha rivelato che una volta accertata la positività a una quantità irrisoria di farmaco c’erano alte probabilità che fosse frutto di una contaminazione e che poneva la parte di colpa nella fascia minore possibile. La trimetazidina assunta senza un necessario TUE (esenzione terapeutica) comporta un’infrazione del codice antidoping e per questo motivo Iga è stata sospesa il 12 settembre e ha presentato successivamente appello entro i 10 giorni necessari prima che la sospensione divenisse di fatto pubblica come stabilito dalle regole. Swiatek, nel video, ha raccontato di quanto pesante sia stato per lei accettare la notizia e scoprire che l’origine era in un mediciale molto comune non solo in Polonia. Notificata la ITIA dell’idea di fare ricorso contro la sospensione, successivamente la contaminazione stessa è stata verificata da un laboratorio di medicina e ricerca sportiva in Utah e poi confermato da un team di esperti scientifici, entrambi affiliati alla WADA. A quel punto la ITIA non si è opposta al sollevamento della sospensione avvenuta il 4 ottobre e il tempo rimanente verrà scontato ora fino al 4 dicembre.

Swiatek, sentita in merito, ha potuto dimostrare che il farmaco stesso contaminato venne preso su consiglio del medico per aiutarla col sonno ma su cui ignoravano la presenza di trimetazidina, di quanto fosse comune l’utilizzo medico in Polonia (e non solo) e viene comunemente usato senza prescrizione. Inoltre, Iga ha dimostrato anche con l’aiuto dell’equipe di esperti medici, che non c’è stata assunzione nei 10 giorni precedenti al test del 12 agosto e nei 15 giorni successivi ovvero prima del primo test effettuato allo US Open.

In conclusione, la decisione del tribunale è ricaduta sulla “non significativa colpa o negligenza”, il che ha pulito in un certo senso la fedina sportiva penale di Swiatek e l’ha riabilitata dopo aver saltato tre tornei: Seoul, Pechino e Wuhan.

Diego Barbiani

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Tags: Iga Swiatek

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