di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Aryna Sabalenka non poteva chiedere esordio migliore alle WTA Finals. Nella prima partita assoluta del tennis femminile a Riyad, in Arabia Saudita, la numero 1 del mondo ha battuto per la terza volta in stagione e la quinta assoluta Zheng Qinwen con una prestazione di valore soprattutto perché a differenza magari della loro finale recente a Wuhan non ha mai staccato la presa sulla partita.
Un 6-3 6-4 che sembra quasi cinico, perché la numero 1 del mondo ha approfittato delle uniche due occasioni avute, una per set, mentre la cinese non è mai riuscita a stare avanti di due punti in risposta, ha mancato in malo modo l’unica palla break avuta e in generale pur essendo arrivata a questo evento forte di 28 vittorie su 32 partite giocate negli ultimi tre mesi non ha mai dato la sensazione di poter fare qualcosa più di questi sette game.
La partita nei fatti ha vissuto di momenti mantenendo però un ritmo abbastanza alto. La velocità del campo, che lo sparring partner proprio della stessa Sabalenka ha ammesso essere più veloce di quello all’Australian Open e con un rimbalzo più alto e un po’ irregolare per l’altitudine di Riyad (oltre 600 metri sul livello del mare) hanno reso lo svolgimento molto legato all’andamento dei servizi e del tennis, comunque intenso e aggressivo, delle due. E in tutto ciò, quando due pesi massimi si affrontano così, Aryna non può che esserne felice perché se già le condizioni la aiutano a sentirsi pienamente a suo agio, sa bene che l’intensità sua è superiore, che chi può dominare lo scambio è lei e che ora non forza nemmeno come prima sulla palla cercando di gestire lo scambio con due accorgimenti in più come non aprire per forza gli angoli se sbilanciata o in ritardo.
Proprio la questione delle palle break è sembrato confermare la questione della velocità del terreno di gioco. Sabalenka ha concesso una sola occasione: sull’1-1 30-40, dove ha giocato una seconda abbastanza profonda e dove Zheng ha cercato di rispondere subito in maniera oltremodo aggressiva. La cinese invece ha perso la battuta sul 2-3 nel primo parziale e sul 4-4 nel secondo. Prima è franata quasi da sola, in un game dove aveva avuto la palla per andare sul 3-3, poi sul vantaggio a favore e ha commesso brutti errori in serie per mettersi da sola in pericolo. Una situazione abbastanza simile a quella accaduta più tardi: sul 4-4 non è bastato l’ace per rientrare da 0-30, perché il servizio l’ha tradita più volte con le tante seconde, il doppio fallo del 15-40 e la facilità che aveva Sabalenka di entrare col rovescio in risposta.
Zheng è stata anche poco fortunata in un paio d’occasioni. Eravamo nel secondo set e sia sul 2-1, sia sul 3-2 è stata avanti 0-15 e in entrambe le occasioni non è riuscita a raggungere lo 0-30 pur avendo chance. Nel quarto game ha permesso a Sabalenka di rientrare nello scambio, girare il punto e chiudere poi col proprio dritto lungolinea, situazione pressoché identica nel sesto gioco quando Aryna è stata anche benedetta da una palla colpita male dopo il servizio, in difesa, atterrata sulla mezza riga esterna laterale e che le ha dato modo di rientrare nello scambio fino a impostare di nuovo proprio col dritto.
Sabalenka che dunque ha fatto il suo, con qualità e buona personalità. E ora attende di capire chi avrà nella seconda partita tra Jasmine Paolini ed Elena Rybakina.