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Jasmine Paolini fa subito la voce grossa alle sue prime WTA Finals debuttando nel torneo più prestigioso della stagione femminile con un successo dal peso specifico enorme. La toscana, numero 4 del mondo e inserita in un girone per nulla facile (non che ce ne siano, ma il sorteggio le ha detto piuttosto male) ha colto una vittoria importantissima contro Elena Rybakina.
7-6(5) 6-4 il punteggio conclusivo che proietta la toscana in vetta al gruppo viola assieme ad Aryna Sabalenka, sua avversaria il prossimo lunedì, ma soprattutto per cercare la qualificazione alle semifinali è ottima la notizia che non ci sono stati set persi mentre Zheng Qinwen contro cui giocherà mercoledì ha concluso con uno 0-2 il suo esordio in precedenza contro la numero 1 del mondo.
Una battaglia molto intensa, qualitativamente un po’ scarna dove è spesso emersa la ruggine della campionessa di Wimbledon 2022 che era al suo rientro in campo dopo l’esordio vittorioso allo US Open ma che in generale non ha fatto due partite consecutive da Wimbledon, l’ultimo torneo disputato con accanto Stefano Vukov prima della separazione dopo cinque anni e problemi alla schiena che per qualcuno era una maniera più che altro di nascondere qualcosa di più grosso. Ieri, a tal proposito, la kazaka ha voluto far tacere ogni rumor ringraziando nuovamente l’ex coach in conferenza stampa, ma la differenza nel suo tennis rispetto a quello scintillante di inizio stagione è abbastanza evidente.
Solo nel primo set, durato oltre un’ora, Elena ha commesso 37 errori grauiti e molti di questi dal lato del dritto, cruciale nel break subito sul 2-3 e poi ancora nel tie-break giocato molto male nella prima fase e dove non ha saputo ricucire il distacco dal 2-6. Paolini spesso palleggiava verso il centro del campo, per tenere la profondità giusta, ma soprattutto nelle prime fasi di gara pagava un po’ troppo le tante seconde palle da dover servire contro un’avversaria capace ogni volta di mettere i piedi dentro al campo e farle male dal primo colpo e che stava tenendo un’ottima percentuale di prime palle. Ben presto però questa sensazione favorevole per Rybakina si è dissolta e son cominciati i problemi con la continuità che veniva sempre più a mancare e un tennis troppo spezzettato.
La fase conclusiva del primo set ha visto il momento più lottato della partita. Paolini cedeva la battuta sul 4-2 ma riusciva a salvare una chance di 5-4 e servizio per la rivale con una gran difesa sul lato del dritto, tirandosi su anche poco dopo sul 5-5 quando dal 40-0 si era complicata la situazione e soltanto alla quinta chance ha trovato il punto del 6-5. Nel tie-break, però, è filato tutto veramente bene verso un 6-2 che non è stato ricucito dalla kazaka malgrado il recupero fino al 5-6. I numeri fin lì dicevano di tensione, errori e difficoltà di entrambe a imporsi: Paolini ha avuto solo 4 vincenti a fronte di ben 16 gratuiti ma ha strappato quel parziale perché nel momento più importante ha retto molto meglio da fondo campo a fronte dei tantissimi errori dell’avversaria.
L’inizio del secondo parziale ha visto chance non sfruttate da entrambe prima di un sostanziale equilibrio fino al punto di rottura sul 3-3. Paolini ha cominciato benissimo quel turno di risposta con un rovescio lungolinea vincente e e sfruttando anche un brutto errore di Rybakina per lo 0-30 ha costruito la chance giusta per concludere con un ottimo dritto stretto incrociato. Al servizio per il match sul 5-4 non ha minimamente tremato, concludendo la partita alla prima occasione utile e partendo benissimo in un torneo che vale tanto anche per la possibilità di diventare numero 3 del mondo, lì dove (in singolare) nessuna tennista italiana era mai arrivata. Nel frattempo, però, ci sarà da preparare la sfida a Sabalenka.