di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Tutto vero: abbiamo una giocatrice italiana in finale in un torneo WTA 1000 nel 2024, da giocare da outsider contro un’altra outsider, in una fase in cui i grandi tornei cominciano a essere quasi tutti “chiusi” dalle prime del ranking. A Dubai Jasmine Paolini è giunta alla partita che vale il titolo con un percorso di grande valore, conquistando la certezza di essere inclusa in top-20 dal prossimo lunedì come a pochissime tenniste azzurre è capitato, e quindi ci sarebbero già tante cose positive da considerare.
Rimane però una partita, la più “pesante”, e proprio perché di fronte c’è Anna Kalinskaya anziché Iga Swiatek il pensiero è che sia un’occasione enorme. Ugualmente però, il pensiero va a quell’ottavo di finale giocato un mese fa in Australia, dove la russa vinse abbastanza nettamente 6-4 6-2. E le condizioni di Dubai sembrano sempre favorire di più quelle che giocano veloci e hanno una capacità di esecuzione veramente rapida come la qualificata, che tanto qualificata non è perché il suo ranking le avrebbe tranquillamente permesso di accedere al main draw di Dubai, non fosse che l’entry list venne stilata durante l’Australian Open, quando ancora era numero 75.
Kalinskaya, numero 40, ha compito un gran percorso dove ha superato in serie Aljona Ostapenko, Coco Gauff e, ieri, Swiatek. Ha già disputato sette partite in otto giorni, le manca l’ottava. La stanchezza può essere un fattore più che altro mentale, eppure ieri ha offerto la sua miglior prestazione proprio in termini di continuità. Contro Ostapenko è emersa in due set tirati dove era partita facendo tanta fatica e terminando con un’avversaria a cui si era spenta la luce. Contro Gauff ha avuto alti e bassi al servizio per due set ed emerse anche per i tanti problemi di questo periodo della statunitense. Ieri ha imposto 42 errori forzati alla numero 1 del mondo alzando nettamente il ritmo, facendola correre e difendere senza darle tempo di prepararsi e facendole fare tutto quello che serve per mandarla in affanno. Non è per nulla facile, altrimenti Swiatek non avrebbe vinto tutto quello che ha vinto ad ancora 22 anni, ma appunto bravissima lei a riuscirci.
Anna va verso i 26 anni e sembra lontanissimo ormai il periodo dove il suo nome aveva una rilevanza nei soliti discorsi su chi può rappresentare “il nuovo che avanza”, eppure la sua candidatura era abbastanza caldeggiata ormai otto anni fa. Ai primi posti del ranking junior, finalista Slam a Parigi in singolare (perse contro Paula Badosa), campionessa in doppio all’Australian Open e finalista allo US Open. Nel 2016 visse un’annata dove saltò da oltre le prime 800 del mondo ai margini delle prime 150. Il classico trend che poteva far pensare a un percorso diverso. Da lì il cammino si è appiattito, con un lungo processo per entrare in top-100 e poi altrettanto lungo per restarci. Ha grandi doti, ma è parsa troppo spesso perdersi tra pause fisiche (tanti infortuni, anche lievi ma continui) e motivazioni forse non sempre elevate. Nel 2021, a Miami, raggiunse il terzo turno per la prima volta in un torneo ‘1000’ e giocò una partita superlativa contro Garbine Muguruza, perdendo in tre set davvero lottati. Da allora passò mesi senza più vincere due partite consecutive, a cavallo tra WTA 125 e WTA 250. Già pre-covid si mostrò, estate 2019, per una gran vittoria sul centrale dello US Open contro Sloane Stephens, e di nuovo stentò tanto a ritrovare quel livello nei tornei successivi.
Ora, anche per lei, la grande (enorme) chance di prendersi il primo titolo nel circuito maggiore dopo quel ‘125’ di inizio novembre che ne garantì un posto nel tabellone principale dell’Australian Open (era scivolata al numero 115 appena prima lo Slam australiano diramasse l’entry list, e in caso avrebbe dovuto fare le qualificazioni) dove raggiunse i quarti di finale perdendo soltanto in tre set contro Zheng Qinwen.
Paolini è da un anno ormai che ha un trend davvero positivo, con un crescendo continuo nel ranking e una sensazione di maggiore conoscenza di se stessa. Paga da sempre quel dato sull’altezza, ma ha saputo mettere da parte gli svantaggi. Il 2024 è piuttosto simile all’avversaria odierna, con la differenza di quel confronto al quarto turno di Melbourne che da un lato rimarca come Kalinskaya possa farle male, dall’altro può darle una mano a essere ancor più attenta a cosa aspettarsi. Ieri, pur con qualche momento di appannamento nel finale, Paolini ha probabilmente giocato la miglior partita del suo torneo. Meritatissimo l’approdo in finale perché, per quanto Elena Rybakina al quarto turno si sia fatta da parte, ha superato due top-20 nello stesso tabellone per la prima volta in carriera ed era giunta tra le migliori otto facendo quasi sempre vittorie in rimonta. Eccezionale al primo match giocato contro Beatriz Haddad Maia e quel rientro da 4-6 2-4 15-40, letale contro Leylah Fernandez nel secondo quando era indietro 1-3 e 1-4 nei due set, infine la bella vittoria in due set contro Maria Sakkari e sei game consecutivi vinti dallo 0-2 0-40 nel secondo parziale.
Contro Sorana Cirstea, in semifinale, una partita magistrale fino al 6-2 3-1 e poi vinta battendo la tensione crescente, sprecando una ghiotta chance sul 4-2 40-30 e non giocando al meglio il match point sul 5-4, ma rientrando con grande carattere dal 5-6 e cancellando ben sei set point.
Per ragioni di ranking: Paolini è destinata a superare il best ranking di Martina Trevisan (numero 18 un anno fa) piazzandosi, nella peggiore delle ipotesi, al numero 17 del mondo, ovvero al numero 8 all time per quanto riguarda i best ranking delle tenniste italiane. Dovesse vincere, invece, balzerebbe addirittura al numero 14 scavalcando così Sandra Cecchini, settima nella lista che ebbe come migliore piazzamento il numero 15 nel lontano 1988.
1 Francesca Schiavone, n.4
2 Sara Errani, n.5
3 Flavia Pennetta, n.6
4 Roberta Vinci, n.7
5 Silvia Farina Elia, n.11
6 Raffaella Reggi, n.13
7/8 Sandra Cecchini, n.15
7/8 Jasmine Paolini, n.14 (col titolo) o n.17 (con la sconfitta in finale)
Kalinskaya invece, che al primo gennaio 2024 era ancora ferma al numero 80 del mondo, è certa di entrare in top-30 con questo risultato. In caso di vittoria oggi balzerebbe al numero 16, due punti avanti a Paolini.