Stamattina, ora di Melbourne, a poche ore dall’inizio del match Mirra Andreeva, classe 2007, veniva considerata addirittura leggermente favorita dai bookmakers contro Ons Jabeur, tre volte finalista Slam e top-10 da ormai tre anni. La russa, che sta diventando ormai una realtà sempre più importante e volto principale della nuova generazione al femminile, sta convincendo e stuzzicando un po’ chiunque in questo percorso che brucia ogni genere di tappa.
Compirà 17 anni a fine aprile, ha già cinque vittorie contro top-20 e ha cominciato l’anno con un altro exploit nel 6-2 6-1 inflitto a Liudmila Samsonova a Brisbane. Oggi il risultato fa ancor più rumore, perché Mirra ha battuto al secondo turno dell’Australian Open 6-0 6-2 la numero 6 del mondo e del seeding Ons Jabeur sulla Rod Laver Arena non mostrando alcun genere di timore reverenziale o segnale che dimostrasse un’età ancora troppo acerba per questo palcoscenico. Oggi però nella sua prova praticamente ineccepibile c’è da pesare la prestazione veramente negativa di Jabeur, che non è arrivata ai 55 minuti di gioco privi o quasi di ogni senso di verve agonistica.
Fin troppo facile, per Mirra, a cui è bastato il più delle volte tenere la palla in campo più di tre colpi per avere il punto. Difficile giudicare più di un certo modo la sua prova: lei si è definita “spettacolare” nel primo set, di contro però c’è una top-10 che ha deluso di molto le aspettative rovinando quello che veniva indicato come il match del giorno.
Soltanto 20 minuti è durato il primo set, con Ons apparsa dispersa in campo. Ha cominciato davvero lenta coi piedi, colpendo male e piano, dando tutto il tempo ad Andreeva di sciogliere i muscoli e non avere quell’impatto tra tensione e nervi che poteva darle un minimo da pensare. Le uniche cose appuntabili, alla fine, erano la capacità di leggere il gioco che la fa essere pronta sia tatticamente nella decisione dei colpi. Poi certo, la qualità che ha la sua palla quando esce dalla racchetta dal lato del rovescio ha una qualità che è già pesantemente sopra la media. Quando lei e Iga Swiatek scambiavano su quella diagonale durante un’esibizione ad Abu Dhabi a fine dicembre, erano momenti di delizia tennistica assoluta.
La tunisina, assente per tutto il primo set, ha cercato una reazione all’inizio del secondo. Dopo aver speso buona parte della pausa a discutere animatamente col coach nel tentativo di accendersi, ha vinto il primo game con qualche buona soluzione, il pubblico la incoraggiava, lei aveva uno sguardo molto diverso e chiamava con la mano ancor più applausi e urla. Un momento positivo durato, però, circa 10 minuti. Già sull’1-1 perdeva la battuta causa un ritmo superiore sostenuto dall’avversaria che commetteva forse l’unica scelta sbagliata della sua partita con una brutta smorzata sul 40-15. Arrivava a concedere una chance del controbreak giocata però malissimo da Ons che su una seconda di servizio in kick ha voluto rispondere con una smorzata pensata male, eseguita peggio, rimbalzata quasi sulla linea del servizio e comodissima presa della russa.
L’allungo sul 3-1 ha riaperto tutte le falle della tunisina, che si è spenta e da lì ha staccato la spina perdendo male il servizio per il doppio break di svantaggio e senza mai dar modo ad Andreeva di sentire il momento. L’ultima sua arma poteva essere psicologica, cercando di complicare qualcosa a Mirra che si stava avvicinando alla vittoria, ma è stato tutto molto veloce e “spento”. Bello l’abbraccio a fine partita, cercato proprio da Jabeur verso chi non ha mai fatto mistero di considerarla una grande fonte di ispirazione, ma certo non cambia il giudizio su una prova molto deludente.
Mirra, dal canto suo, sembrava tremare quando si è avvicinata a Laura Robson per la consueta intervista in campo. La britannica le faceva tanti complimenti, lei rispondeva: “È cambiato molto rispetto allo scorso anno (quando giocava su quello stesso campo la finale dell’Australian Open junior, nda), ora mi sento più matura”. Robson replicava: “Ma hai solo 16 anni”. E lei: “Ma lo scorso anno ne avevo 15”. È qui che ancora emerge il suo lato da ragazzina, perché per il resto lei è davvero molto più inquadrata di tante più navigate.
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