di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
[2] N. Djokovic b. [3] D. Medvedev 6-3 7-6(5) 6-3
Ennesimo trionfo di Novak Djokovic, che a New York ha raggiunto il suo titolo numero 24 negli Slam e che torna meritatamente al numero 1 in classifica ATP. Novak ha superato un buon Medvedev, ottimo a tratti, ma che gli ha molto facilitato il compito sprecando tutte le opportunità che si era costruito, soprattutto nel secondo set, quando pareva avere la partita in mano. Ha colpito non solo l’incapacità di Medvedev di trovare una decorosa contromisura ad un servizio slice da destra che si è rivelato una miniera di punti per Djokovic, quanto lo straordinario imbarazzo a organizzare passanti efficaci contro un giocatore, bravo quanto si vuole, ma che non fa della posizione a rete il suo punto di forza. Il serbo ha chiuso il match con una percentuale di realizzazione nei pressi della rete vicino al 90%, e non è certo andato a rete solo per le “benedizioni” di tommasiana memoria. Il fatto è che Medvedev proprio non ha mai trovato il modo di modificare la botta fortissima – di dritto o rovescio – in modo da renderla più complessa da gestire. E non è certo un caso che il punto decisivo di questo match che in qualche scambio è stato certo entusiasmante ma abbastanza noioso nel complesso, sia arrivato proprio su un passante sbagliato da Medvedev, sul secondo set point del del dodicesimo game del secondo set. Il resto non è stato una formalità ma nemmeno chissà che lotta, perché Medvedev ha perso il tiebreak e poi l’ha chiusa lì, nonostante le evidenti difficoltà fisiche di DJokovic.
Bravo, bravissimo Djokovic quindi, che come ci si affretterà a dire non ha colpe se gli capitano tabelloni da challenger e Alcaraz che gigioneggia. Chissà dove trova le motivazioni per vincere tornei che se sembrano poco brillanti a chi li guarda chissà come devono apparire a chi li gioca.
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