L’uomo che odiava la terra. È giusto esprimersi al passato, perché adesso Daniil Medvedev, sul rosso di cui tante volte si è lamentato, sembra trovarsi perfettamente a proprio agio. Lo ha dimostrato nel corso di un lunghissimo sabato di tennis, spezzettato a più riprese dalle intense precipitazioni, al termine del quale ha battuto con un doppio 7-5 Stefanos Tsitsipas.
Si è così guadagnato la finale degli Internazionali, la prima in carriera in un Master 1000 su questa superficie. Se dovesse conquistare il titolo, scalzerebbe Novak Djokovic dal n. 2 del ranking ATP (dietro a Carlos Alcaraz), scippando al serbo la seconda testa di serie al Roland Garros.
La cronaca dell’incontro tra Daniil e Stefanos assomiglia decisamente, per forza di cose, a un estenuante resoconto delle condizioni meteo, nel quale fanno la loro comparsa imprevedibile anche personaggi quali Al Bano e Gloria Gaynor…
Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, e piove anche, incessantemente, sul Foro Italico. Quella di oggi è stata l’ennesima giornata del torneo martoriata dalle intemperie. Piove, piove sempre e, quando sembra che smetta, ricomincia implacabilmente a piovere.
La prima semifinale tra Rune e Ruud si era giocata sotto un’insistente pioggerellina, che, però, quanto meno, non aveva mai tracimato. Diversa è stata la sorte per il secondo incontro del programma giornaliero.
Il match è cominciato sotto una pioggia incessante, che non ha mai dato tregua ai due antagonisti. Medvedev è partito forte, ottenendo il break in apertura e difendendolo fino al 4-2. Nell’ottavo game, però, è giunto il controbreak di Tsitsipas, che ha agganciato il rivale sul 4 pari. A quel punto, perduto il vantaggio, il russo ha fatto notare con insistenza all’arbitro Lahyani le sempre più avverse condizioni meteorologiche e questi non ha potuto far altro che dargli ragione, sospendendo l’incontro.
La sfida è stata dunque interrotta un minuto prima delle 17, e poco dopo i teloni hanno ricoperto il campo. Il rientro è stato rinviato più o meno di quarto d’ora in quarto d’ora: nel frattempo, il pubblico del centrale veniva allietato da musiche dance prevalentemente anni Novanta, oltre che da brani ballabili di Raffaella Carrà o Lorella Cuccarini.
A un tratto, inattese, sono partite le note beneauguranti di “Nel sole”, la hit con la quale Al Bano conquistò il cuore di Romina Power nell’omonimo musicarello del 1967, e uno squarcio di luce è parso far breccia tra le nuvole. Al ritmo di “I will survive” di Gloria Gaynor si è fatta largo la speranza di una lesta ripresa del gioco. E, in effetti, il rientro è stato previsto per le 18:35, a poco più di un’ora e mezzo dallo stop.
Tolti i teloni, tutto sembrava pronto, ma è ricominciato a piovere in modo più fitto e alle 19 il campo è stato ricoperto tra i fischi generali. Intanto si era fatto l’orario teoricamente previsto per l’inizio della sessione serale (aperta dalla finale femminile), e fuori dai cancelli si è formata una fila interminabile di persone sotto l’ombrello, che hanno avuto il permesso di entrare nell’impianto soltanto una mezz’ora più tardi.
Ancora uno spiraglio alle 19:35, e campo di nuovo liberato. In un centrale con tanti vuoti sugli spalti – parecchi, con la sessione pomeridiana cominciata alle 13, se n’erano logicamente andati – si sono infine riaffacciati i giocatori. Si è però disputato un solo game, con Tsitsipas che ha tenuto il servizio portandosi sul 5-4, quando il maltempo è peggiorato, obbligando all’ennesimo stop.
Nel frattempo, gli spettatori del serale, assiepati sul Pietrangeli (non potevano ancora entrare nel campo principale), seguivano, piuttosto sbigottiti, gli avvenimenti sui maxischermi. Proprio nello stadio dedicato al due volte campione del Roland Garros è stata poi riprogrammata la finale del doppio femminile, ossia il secondo incontro previsto nella sessione di cui possedevano i biglietti.
Dopo le nove ha finalmente smesso di piovere e alle 21:20 Daniil e Stefanos sono tornati sul centrale per il terzo warmup della giornata. Qualche minuto dopo la semifinale è ripresa. È stato il moscovita a ripartire meglio, infilando una serie di cinque giochi consecutivi (sanguinoso il doppio fallo del greco sulla palla break in un undicesimo game nel quale era 40-0), che gli ha consentito di aggiudicarsi il primo set per 7-5 e di involarsi sul 2-0 nel secondo.
Medvedev ha confermato il vantaggio fino al 3-1, ma nel sesto game ha ceduto la battuta, riammettendo in partita il finalista degli ultimi Australian Open. Da qui in poi il punteggio ha ricalcato fedelmente l’andamento del parziale precedente, con Tsitsipas avanti 5-4, ma ancora una volta brekkato sul 5 pari e costretto di nuovo alla resa per 7-5.
Erano da poco passate le 22:30 quando Daniil, conquistato l’ultimo quindici, si è concesso un balletto di giubilo, spiritoso e non troppo coordinato, prima di stringere la mano al mai amato avversario, battuto per l’ottava volta in dodici confronti diretti, la seconda su tre sulla terra.
Sarà dunque il russo, domani non prima delle 16, a contendere il titolo capitolino a un Holger Rune di certo più riposato e meno stressato dagli eventi esterni. I due si sono affrontati in una sola occasione, di recente nei quarti di Monte-Carlo, e il danese ha prevalso con un agile 6-3 6-4. Stavolta, però, il neo-terraiolo russo è pronto a dare battaglia.
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