Sempre stretti tra l’ammirazione per la voglia di continuare a soffrire dopo tanti anni in giro per i campi e la tristezza nel vedere come col passare del tempo non si riesca più a mantenere la brillantezza che fu, la visione di tre gloriosi giocatori, che in qualche modo hanno caratterizzato il decennio, quindicennio, passato non poteva essere meno che struggente. Andy Murray, John Isner e Fabio Fognini hanno perso un match che in altri tempi avrebbero vinto senza troppi problemi e chissà se a Miami, luogo perfetto per il tramonto di una vita, per fortuna tennistica, li rivedranno ancora.
Murray stavolta non è riuscito a imbrigliare il rivale che nel primo set, quando lo scozzese era ancora fresco, ha salvato in due game diversi due palle break e alla prima occasione ha tolto lui il servizio a Murray. Lajovic, numero 76 del mondo, nel secondo sembrava riuscisse a replicare il primo set, ma al momento di andare a servire per il match Lajovic ha pensato troppo e Murray ancora una volta ha mostrato la sua capacità di rimanere attaccato alle più piccole occasioni. Non è bastato, perché lo scozzese ha pagato questi tre mesi di partite finite al terzo set e Lajovic, dopo aver ancora strappato il servizio a Murray, stavolta ha servito bene, evitando anche il tiebreak.
Di diverso valore è stata la carriera di Isner, che anche nella sconfitta ha ripetuto il refrain di una carriera che lo avrà soddisfatto ma di cui ricorderemo poco. L’uomo dei tiebreak è stato coerente fino in fondo e contro Nava ha perso arrivando fino in fondo, ma stavolta non riuscendo a piazzare quel colpo in risposta che gli ha consentito di arrivare persino in semifinale a WImbledon.
Infine Fognini, il quale un po’ di tristezza per il suo disagio la metteva già nei tempi belli figurarsi adesso, che si avvicina alla mezza età senza che il tempo pare riesca a spiegargli qualcosa. Adesso che le gambe non rispondo più come una volta si vede ancora meglio come il ligure abbia una mano molto dolce, peccato davvero che, come in tre quarti della sua carriera, non sappia bene cosa farsene. Forse è l’unica consapevolezza che ha raggiunto Fognini, e magari a quella a indurlo a rompere, come uno stantìo e vecchio spettacolo che annoiava già al suo esordio, l’ennesima racchetta.
Si è visto, a proposito di vecchie glorie, anche Monfils, che prova a rientrare dopo l’ennesimo infortunio. Contro Humbert, uno che dovrebbe essere nelle zone nobili della classifica ma chissà perché si è rassegnato ad una certa medicorità, è durato appena sei game, forse è il caso di dire basta.
Primo turno
F. Bagnis b. [Q] F. Meligeni Alves 6-3 1-6 6-4
D. Lajovic b. A. Murray 6-4 7-5
B. Nakashima b. O Otte 7-6(3) 6-3
M. Huesler b. A. Ramos 6-7(4) 7-6(2) 6-3
[WC] E. Nava b. Isner 7-6(5) 7-6(4)
[PR] G. Pella b. J.P. Varillas 1-6 6-3 6-2
Y. Wu b. [PR] K. Edmund 7-5 7-5
M. Fucsovics b. P. Cachin 6-4 7-6(2)
I. Ivashka b. [Q] D. Altmaier 6-2 6-1
A. Popyrin b. M. Ymer 7-6 5-5 rit.
E. Ruusuvuori b. [Q] N. Borges 6-1 6-4
[WC] T. Daniel b. A. Rinderknech 4-1 rit.
L. Djere b. [Q] A. Vukic 6-2 7-6(3)
[Q] J-L. Struff b. F. Fognini 6-4 5-7 6-4
U. Humbert b. [PR] G. Monfils 3-3 rit.
J.J. Wolf b. A. Bublik 7-5 6-3
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