[24] V. Azarenka b. [3] J. Pegula 6-4 6-1
Aveva finito alle 2:15 del mattino meno di due giorni fa contro Lin Zhu, in una partita sofferta fino all’ultimo punto di quel 4-6 6-1 6-4 contraddistinto da enormi difficoltà (per entrambe) al servizio nell’ultimo set, e oggi ha spazzato via Jessica Pegula, grande accreditata alla vigilia anche per la vittoria finale.
A luglio compirà 34 anni, eppure Victoria Azarenka non molla. Con esperienza e autorevolezza ha travolto la numero 3 del mondo ricordandole, nella serata di Melbourne, che è difficile gestire questi momenti se non si è in qualche modo preparati e forse per Pegula ha pesato la scarsa esperienza di partite importanti a questo livello, quando il terreno sotto i piedi comincia a tremare.
Azarenka non raggiungeva le prime quattro nel primo Slam stagionale dal 2013, quando era numero 1 del mondo e avrebbe trionfato per il secondo anno consecutivo a Melbourne Park. Oggi partiva indietro nel pronostico, probabilmente, ma la partita si è messa quasi da subito sui suoi binari perché Pegula è sembrata in affanno fin dall’inizio con grandi problemi nel far correre adeguatamente la palla. Il braccio non era fluido, non c’era profondità e pesantezza. Per la bielorussa era un po’ una manna dal cielo, si è impegnata non tanto nell’accelerare e tenerla con la testa sott’acqua ma a variare direzione e spin, affidandosi anche a cambi di ritmo con traiettoria molto alta. Dava da pensare alla statunitense, che ha fatto emergere la grande differenza a livello di tenuta quando la giornata non gira, ha molte aspettative addosso e non sta funzionando nulla.
L’immediato 3-0 di ritardo poteva diventare ulteriormente ampio se l’ex numero 1 del mondo fosse riuscita a concretizzare una delle sei palle break avute nel quarto game. Molto brava lì Pegula, che cercava anche una scossa a livello personale ma il suo tennis era veramente a corrente alternata: tante palle finivano poi in rete, proprio sintomo di tensione e fatica eccessiva. Azarenka gestiva, con un tennis molto costante, buon ritmo. Nulla però da picchi di rendimento veri. Non ne aveva bisogno. Oggi era la giornata dove la sua esperienza da sola poteva condurla alla vittoria. L’unico momento di incertezza è arrivato sulla fine del primo set, ma è durato troppo poco. Prima Pegula risaliva col servizio dal 15-40 sul 2-5, poi dal 40-15 Azarenka sul 5-3 giocava i punti più belli della sua partita: probabilmente braccio più sciolto, mente più libera, e il dritto finalmente girava come doveva, penetrando bene nel campo avversario e mandando in affanno l’avversaria. Con tre punti ben giocati è arrivata alla palla break, concretizzata grazie a una palla sporca non gestita dall’avversaria.
Di fatto, però, ci siamo fermati qui. Al servizio per provare ad agganciare la bielorussa, dopo un buon primo punto, ha sbagliato scelta tattica ed esecuzione del dritto successivo. Dal 15-15 al nuovo 15-40 c’è stata la bravura tattica di Azarenka che ha attaccato in sicurezza prendendo la rete e togliendo il tempo all’avversaria e il quinto set point è stato quello decisivo.
Avanti di un set, per lei era tutto ancor più agevole. Non doveva far altro che continuare, perché Pegula era sempre più distante, col morale a terra. L’immediato break non è bastato, perché la statunitense è riuscita a recuperare, ma è stato il classico fuoco di paglia. Dopo aver mancato due chance del 2-2 Jessica ha perso di nuovo la battuta e sotto 4-1 si è piano piano spenta.
Così salta anche l’altra grande favorita della vigilia con Iga Swiatek e, di quel terzetto, rimane solo Aryna Sabalenka impegnata stanotte contro Donna Vekic (avanti 5-1 nei confronti diretti).
Per Azarenka, una semifinale all’Australian Open che mancava da 10 anni fa già notizia. Il fatto che arrivi dopo un lungo periodo di calo e delusioni la rende ancor più sentita e speciale. E così giovedì, sarà verosimilmente la prime delle due partite, alle 9:30 ora italiana, scenderà in campo contro Elena Rybakina.
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