[22] E. Rybakina b. [17] A. Ostapenko 6-2 6-4
Quando gioca così, Elena Rybakina è capace di rendere facile e banale ogni movimento o colpo. È una caratteristica per poche, ancor meno scontata se da ragazzina non ha mai potuto seguire veri programmi di allenamento personalizzati ma rimaneva “ancorata” a una scuola tennis per mancanza di risorse economiche che potessero garantirle stabilità e possibilità future.
La kazaka, campionessa a Wimbledon e ora finalmente tornata alla ribalta, è in semifinale all’Australian Open, la sua prima volta così “in là” a Melbourne Park dove nel 2020 raggiunse per la prima volta un terzo turno Slam e viveva un inizio di stagione formidabile. Tre anni dopo ha uno Slam in bacheca, che forse non a tutti è piaciuto visto quanta poca attenzione e considerazione abbia ricevuto dallo scorso luglio. Non dovremmo, ma un po’ viene da fare il tifo per lei: se non altro che riesca al più presto a entrare nelle prime 10, perché è vero che dopo quello Slam londinese al di là di qualche buon piazzamento non si è riproposta su quegli standard ma rimane sempre quel retrogusto di ingiustizia su un ranking che da mesi non ne rispecchia il valore.
Qui a Melbourne è stata un continuo crescendo e forse oggi contro Aljona Ostapenko ha colto la sua prestazione migliore. Soprattutto alla battuta, dove è stata dominante nel fattore che ha inciso maggiormente sul 6-2 6-4 conclusivo. 11 ace complessivi, 55% di servizi non risposti nel primo parziale, 47% delle prime palle di servizio non sono tornate indietro, velocità medie oltre i 180 chilometri orari. La chiusura del tetto, sul 3-1 30-40 in suo favore nel set di apertura, l’ha forse aiutata a sentirsi ancor più in un habitat naturale ma in generale è stata bravissima nel mantenere la sua avversaria in uno stato di caos e agitazione senza che entrasse nel match.
Ostapenko ormai la conosciamo: fa presa perché è irriverente come carattere ed esaltante nel tipo di gioco sì monocorde ma a tratti davvero spettacolare. Quando però la confusione e l’agitazione ne prendono il sopravvento, allora rischia di vivere una pessima ora e mezza in campo. L’immediato turno di battuta perso ha aperto le porte allo scenario, per lei, peggiore. Per caratteristiche di entrambe, si scambiava praticamente nulla. Non c’era modo per la lettone di entrare nella partita prendendo più fiducia nel colpire la palla, a meno di una serie molto positiva di punti che però non arrivava mai. Il gioco era sempre rapido, poche pause, sbagliava un po’ troppo ma in generale pagava carissimo il non riuscire ad avere punti gratuiti con il proprio servizio. Elena poteva cominciare ogni game con la garanzia di un 30-0, lei con l’obbligo di lottare per non affondare.
La pausa per pioggia, una ventina di minuti di sospensione, hanno compromesso ulteriormente il primo parziale. Ostapenko ha salvato la palla break nel primo punto giocato, ma subito ne concedeva una seconda e scivolava sotto 1-5. Rybakina sembrava una macchina nel proprio rendimento, aiutata anche da una buona qualità nei movimenti e da un generale senso di controllo sulla partita. Persino il calo di inizio secondo set non ha inciso più di tanto: la lettone è salita sul 2-0, ma immediatamente si è vista passare attorno un paio di dritti impossibili da raggiungere e sebbene questa sia stata la fase migliore del match, con entrambe che trovavano buone soluzioni e Ostapenko stessa sembrava scuotersi, l’illusione è durata lo spazio di 10 minuti. Fondamentali le quattro palle break annullate da Rybakina sull’1-2 a cui è seguito il break per il 3-2 confermato con tre ace.
6-2 4-2, partita in ghiaccio. Il game decisivo è stato più laborioso del solito, grazie anche alle ultime fiammate dell’avversaria che annullava il primo match point con un’ottima risposta di incontro di rovescio lungolinea, ma i tanti punti facili al servizio di Rybakina oggi hanno scavato un solco incolmabile e così l’undicesimo ace, arrivato sul match point, è stato forse il modo migliore per completare la giornata. O almeno, la prima parte, perché stasera ci sarà da dare un occhio a cosa accadrà tra Jessica Pegula e Victoria Azarenka: la vincente sarà l’ultimo ostacolo tra lei e una nuova finale Slam, che stavolta avrebbe una sensazione completamente diversa.
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