Uno scontro generazionale tra un classe 87 e un classe 2003 che prometteva davvero spettacolo quest’oggi nella finale di Parigi Bercy, tra Djokovic e Rune.
Il danese, reduce da 3 finali consecutive nelle ultime 3 settimane (con vittoria a Stoccolma), ha vinto al primo turno annullando 3 match point a Wawrinka e poi ha battuto consecutivamente 4 top ten.
Il serbo invece dal canto suo è reduce da 20 vittorie consecutive a livello Atp, con l’ultima sconfitta che risale al quarto di finale del Roland Garros contro Nadal.
Il match parte in sordina, con Rune che nonostante i suoi 19 anni, non sembra aver paura ma anzi dimostra fin da subito il suo essere sfrontato.
Purtroppo per lui però nel quarto game, complice anche due doppi falli dovuti al suo coraggio che a volte sforano nella follia, concede il break a Djokovic: entrambi cercano di attaccare fin da subito nello scambio, il danese manovra principalmente col dritto a sventaglio, il serbo con il rovescio, spesso colpito lungolinea.
Le variazioni non mancano, Rune appena può prende la rete e spesso lo fa con successo: Nole fa il suo e senza strafare porta a casa il primo set lasciando le briciole al 19enne in risposta.
Nel primo game del secondo set c’è forse la sliding door di questo match: Djokovic si issa sullo 0-40 sul servizio del danese, che si rialza, si salva e tiene il servizio.
Nel game successivo, complici due pessimi errori del serbo col dritto, Rune trova inaspettatamente il break alla prima chance utile: da quel momento conduce in scioltezza al servizio, non soffrendo mai e chiudendo senza braccino nel nono game, dopo due bellissimi punti ad aprire il game.
Djokovic è molto nervoso e spesso urla col suo angolo: cerca di riordinare le idee ad inizio terzo set e sembra mettere la finale sul suo binario quando ottiene il break nel quarto game, complice anche la follia del danese che commette un doppio fallo a 206 km/h sulla palla break.
Nel game successivo succede un po’ di tutto, Djokovic commette qualche errore di troppo a rete e Rune non si lascia sfuggire la chance del contro break alla prima occasione utile: il livello è alto, entrambi danno il meglio di se in questo momento e si arriva, senza troppi sussulti al 5-5.
L’epilogo sembra essere quello del tie break ma Djokovic nell’undicesimo game, dal 30-0, subisce prima due grandi risposte di Rune e poi commette due errori banali che danno la chance di servire per il titolo al danese (3 su 3 per lui sulle palle break).
Qui arriva il miglior game del match: entrambi i contendenti danno tutto quello che hanno, vari punti da rivedere da ambo le parti e nessuno dei due che sembra aver paura del momento.
Djokovic ottiene 5 palle del contro break, Rune le annulla e si procura un championship point: doppio fallo con una seconda folle a 196 km/h poi arriva la sesta palla del contro break che il danese annulla.
Si giunge così al secondo championship point e qui il danese gioca un grande passante su un attacco non impeccabile del serbo che sbaglia la volèe: dopo 2 ore e 33 minuti, con una prestazione davvero superlativa, Rune conquista il primo masters 1000 della carriera alla prima finale, il secondo titolo di quest’autunno clamoroso e l’arrivo in top ten (dopo aver iniziato l’anno da nr.103 Atp).
Settimana prossima lo vedremo, salvo cancellazione dell’ultimo ora, alle Next Gen Finals di Milano: la settimana successiva, sarà la prima riserva nelle Finals dei “grandi” in quel di Torino.
Djokovic torna a perdere un match a Parigi 5 mesi dopo ma per lui rimane un buon torneo: nonostante abbia giocato un solo slam (ai fini della classifica) e 4 master 1000, chiude ottavo nella race e va alle finals senza nemmeno bisogno di conteggiare la vittoria di Wimbledon (per buona pace di Norrie).
Ci aspetta un finale di stagione davvero interessante, tra i “vecchi” che non mollano e i giovanissimi che avanzano sempre di più.
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