Nessuno o quasi se l’aspettava, ma Matteo Berrettini è tornato ed è subito vincente, in quella che è un pò la “sua” Stoccarda.
Il trionfo della città tedesca, certifica il ritorno del tennista romano dopo i tre mesi di stop in seguito all’operazione alla mano e dopo aver saltato tutta la stagione sulla terra. Berrettini c’è, insomma, e a pagarne le conseguenze è Andy Murray che, dopo aver sconfitto in semifinale l’australiano Nick Kyrgios, ha giocato alla pari con l’azzurro pagando a livello fisico (problemi agli addominali) i suoi 35 anni nel terzo e decisivo set.
Oltre due ore e trenta di gioco, dopo un primo set che Berrettini ha fatto svoltare al terzo game, centrando il break: Murray ha provato la risalita immediata ma le quattro palle per recuperare il servizio perduto sono state tutte annullate da Berrettini soprattutto grazie al servizio. Anche Berrettini spreca alla risposta da 0-40 permettendo allo scozzese il 2-3. Equilibrio al servizio e il set si chiude con Berrettini che si impone per 6-4.
Berrettini potrebbe chiuderla sul 4-4 del secondo set: due break point, annullati però con due servizi vincenti dall’ex numero 1 che, sull’onda dell’entusiasmo e dell’esperienza, si porta sul 6-5 e ruba il servizio decisivo a Matteo, 7-5. Serve il terzo set. Che il romano comincia alla perfezione, conquistando subito il break che indirizza la sfida: i problemi muscolari di Sir Andy si fanno sempre più seri e dopo 2h25′ lo scozzese appare a un passo dal forfait, ma decide di non mollare e, seppur acciaccato, continua a sfornare colpi di classe.
Berrettini arriva al primo match point sul 3-5, negato da un rovescio di altissimo livello dello scozzese. La seconda occasione però non sfugge e Berrettini, che conquista a Stoccarda il suo sesto titolo Atp, il terzo sull’erba. La domanda, o forse la provocazione, è: vista l’assenza di Zverev, i guai fisici di Nadal e la forma certamente non straordinaria di Djokovic, è lui il favorito di Wimbledon?
“E’ incredibile – ammette a fine gara -. E’ l’ultima cosa che avrei immaginato venendo qui. La prima operazione della mia vita, tornare in queste condizioni…Non ho giocato il mio miglior tennis, tre anni fa qui giocai una delle settimane più belle, ma mi sono sentito via meglio: è stato bello”.
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