[2] I. Swiatek b. [28] P. Kvitova 6-3 6-3
Nuova, impressionante, prestazione per Iga Swiatek che comunque vada sta dimostrando sempre più perché sarà lei a prendere il posto di Ashleigh Barty al vertice della classifica WTA. Con quella odierna fanno 15 vittorie consecutive, ma soprattutto la quarta finale in altrettanti grandi tornei fi qui in stagione. L’ultima volta, a riuscirci, fu una certa Maria Sharapova nel 2013 e in generale negli ultimi 30 anni è soltanto la quinta dopo la russa (2005, 2006, 2013), Monica Seles (2002), Martina Hingis (1998, 2000, 2001) e Steffi Graf (1993). Appena 15 i game ceduti fin qui nel suo cammino al WTA 1000 di Miami: due all’esordio contro Viktorija Golubic, tre contro Madison Brengle, quattro contro Cori Gauff e oggi sei contro Petra Kvitova, nel match più delicato che ha avuto da gestire. Ed è finita 6-3 6-3 senza palle break concesse, riuscendo anche a evitare parziali tirati e decisi in volata, fattore che non guasta mai se si è alla fine di una serie di partite importanti e si è chiamati a un ultimo sforzo consapevoli che la prossima sfida è in programma il giorno successivo.
Kvitova ha fatto il suo. Anzi. A tratti è veramente piaciuta. Swiatek non sempre aveva il pallino del gioco, o quantomeno l’equilibrio degli scambi da poter prendere l’iniziativa. Iga ha dovuto fare una partita di grande sacrificio, finendo spesso a giocare in scivolata o con le ginocchia a terra in fase di contenimento. Lì ci ha pensato il suo enorme talento per resistere al pressing alle volte asfissiante che la ceca voleva mettere in campo. Si è visto da subito che la Kvitova odierna aveva fame: sul 30-15 Swiatek, primo game, l’allungo di Petra a destra è stato perfetto per scaricare tutta la potenza sul rovescio incrociato a fil di rete per poi prendere benissimo l’anticipo sul lungolinea successivo.
Come contro Gauff, anche oggi Swiatek non ha colpito tanti vincenti. Il numero è andato in calando ulteriormente e dopo i 26 del primo match, i 25 del secondo, gli 11 contro Cori, oggi ce ne sono stati appena sette. Era molto più difficile fare gioco, per lei. Ancor più che nel match contro la statunitense, serviva portare l’avversaria a sbagliare e probabilmente uno dei punti più negativi del match della ceca è stato lo scarso apporto della risposta, come sul 2-2 30-15 in un punto che poteva magari darle uno sbocco dopo il primo doppio fallo di Iga nel match. Invece ha regalato il punto, Swiatek ha tenuto, e nel game successivo è arrivato il colpaccio. Dal 15-0 la risposta della polacca si è esaltata, trovando enorme profondità per il 15-15, difendendosi con le unghie fino a mandare fuori giri l’avversaria, attaccando molto bene una seconda palla e guidando lo scambio sui lungolinea per le prime palle break. È bastata la prima, dove un nuovo dritto molto profondo le ha dato l’allungo per il 4-2 confermando agilmente il break per il 5-2. Petra ha provato a mantenersi in vita ma sul 5-3 30-30 Swiatek ha giocato un dritto difensivo di puro polso con una rapidità di gambe impressionante che ha girato lo scambio, ricacciando la palla nei piedi di una Kvitova ancora ferma al movimento precedente, realizzando poi il primo set point.
Nel secondo parziale la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Swiatek ha subito avuto chance importanti per prendere margine ma sull’1-1 ha mancato quattro palle break. In nessuna, a dire il vero, ha potuto cominciare lo scambio perché Kvitova prendeva ormai rischi enormi e ha spesso pagato, ma la ceca stava calando come spinta nelle gambe. Era molto meno esplosiva e colpiva quasi solo con la forza delle braccia. Non di meno, dopo quei sette minuti di apnea ha visto l’avversaria tenere a zero in 90 secondi circa ed è tornata di nuovo a servire. Sul 30-15 Iga ha vinto un gran punto in allungo difensivo sulla destra aprendo poi il campo col rovescio incrociato mentre ancor più impressionante la risposta di dritto, la reattività con cui ha impattato una gran prima e l’ha rimessa ancora una volta nei piedi dell’avversaria realizzando poi il break non facendosi trovare impreparata sul contropiede di rovescio. L’ultimo treno della bi-campionessa di Wimbledon è passato subito dopo, quando era rientrata in risposta dal 40-15 al 40-40 e lì ha avuto una chance ma ha mancato la conclusione di rovescio e Swiatek si è portata sul 4-2, replicando poi per il 5-3 con vari servizi non risposti. Nel nono game il doppio fallo di Kvitova per lo 0-30 ha aperto la strada alla fine del match, con Swiatek che si lanciava sulla successiva risposta per andare 0-40 e chiudere dopo un nuovo scambio vinto sulla difensiva, raccogliendo l’ultimo errore dell’avversaria.
È vittoria, la numero 24 in stagione che le permette di salire oltre i 6000 punti e metterne almeno 1000 di vantaggio sulla prima inseguitrice, Barbora Krejcikova. Nella Race, al momento, ha oltre 1700 punti di vantaggio su Maria Sakkari. Sta scavando un solco importante, in attesa poi dei suoi mesi preferiti sulla terra battuta. Adesso però c’è da concludere questo torneo, con ancora la chance del “Sunshine Double” viva a due (potenziali) partite dalla fine. Domani sfiderà Jessica Pegula, contro cui ha un solo precedente (perso) nell’estate del 2019 a Washington. La statunitense ha approfittato di ben due ritiri nelle ultime partite: al quarto turno Anhelina Kalinina si era ritirata sotto 0-6, oggi Paula Badosa si è fermata sul punteggio di 1-4. La spagnola già nel match precedente contro Linda Fruhvirtova soffriva di un virus che ha girato negli spogliatoi dell’Hard Rock Stadium mietendo diverse vittime (le note sono: lei, Marketa Vondrousova, Clara Tauson, Dayana Yastremska). Le avevano dato una pillola quel giorno, era riuscita a portare a termine quel match con grande animo, ma il corpo ancora oggi soffriva gli effetti e dopo cinque game ha dovuto gettare la spugna. È la prima semifinale per Pegula in un 1000, risultato che segue i quarti di finale all’ultimo Australian Open.
Risultati
[16] J. Pegula b. [5] P. Badosa 4-1 ritiro
[2] I. Swiatek b. [28] P. Kvitova 6-3 6-3
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