[2] D. Medvedev b. [1]N. Djokovic 6-4 6-4 6-4
Rod Laver potrà stare tranquillo per un altro po’ anche se gli auguriamo di poter assistere ad un nuovo tentativo di eguagliare il suo record. Novak Djokovic non è riuscito a completare il Grande Slam, anzi a dire il vero non ci si è nemmeno avvicinato.
Lo straordinario campione serbo, che fin qui aveva fatto dimenticare tutte le convinzioni legate all’età o al logorio di carriere faticosissime, è crollato di schianto di fronte ad uno che è più giovane di nove anni e che era stato in campo complessivamente quasi sette ore in meno. Davvero troppo anche per un fuoriclasse immenso come Nole, che come se non bastasse è entrato in campo anche abbastanza contratto.
In queste condizioni è bastato un discreto Medvedev, che aveva giocato molto meglio in semifinale e in generale nei turni precedenti, per travolgerlo. Del resto avevamo detto sia in sede di commento del tabellone che nelle cronache dei match contro Berrettini e Zverev, che contro Daniil tutto questo non sarebbe bastato.
Il primo set si è deciso già nel primo game. Djokovic era andato 40-15 ma è bastato che Medvedev tenesse in campo le risposte per mandare in confusione il serbo, evidentemente sceso in campo con un po’ di tensione. Il dritto largo che dava il break a Medvedev decideva il parziale, perché nei turni di risposta DJokovic non la vedeva mai, subendo un terrificante parziale di 20 punti a 3, anche grazie ad un doppio fallo, e non riuscendo mai a fare il punto sulla prima del russo. La nota positiva era che dopo aver corso il rischio del doppio break, sul 15-40 del secondo game Djokovic ritrovava la prima, giusto in tempo per evitare un punizione più severa. Quella e un buon rendimento a rete tenevano un po’ a galla il serbo, che come al solito quindi era costretto ad una rimonta. Sembrava che tutto potesse andare come le altre volte, perché Djokovic iniziava con parziale di 7 punti a 0, arrivando alla tripla palla break grazie ad un dritto a campo aperto spedito in corridoio da Medvedev, terribilmente uguale a quello che aveva sbagliato Zverev nell’apertura del secondo set della semifinale. A differenza del tedesco, il russo riusciva a recuperare una dopo l’altra le tre palle break, giocate non benissimo da Djokovic, prima di portarsi sull’1 pari grazie anche ad un paio di ace. Curiosamente la tensione, invece di sciogliersi, aumentava e il terzo game era costellato di errori. Ma dopo un errore di dritto lungo linea abbastanza semplice, nello scambio successivo Medvedev ne piazzava uno terrificante che lasciava Djokovic a tre metri dalla palla. Djokovic rispolverava un classico della semifinale e con due servizi esterni annullava la palla break e si procurava l’occasione per tornare avanti, anche se dovrà faticare un altro po’, perché senza la prima il numero 1 del mondo faceva molta fatica per aggiudicarsi il punto.
La partita comunque si apriva in qualche modo, nel senso che non era più dominata dai servizi, visto che anche sulla prima di Medvedev adesso Djokovic riusciva ad entrare nello scambio. Djokovic trovava una certa profondità e costringeva Medvedev a giocare un paio di colpi troppo complicati che il russo non controllava. Arrivavano così due palle break per Djokovic, non consecutive, che il russo annullava in modo incredibile, la prima con una volèe col taglio sotto, davvero non un must nel repertorio del numero due del mondo, ma soprattutto la seconda, con un meraviglioso rovescio all’incrocio delle righe dopo una risposta straordinaria di Djokovic. Dopo un altro servizio vincente di Medvedev, Nole perdeva la calma e faceva a pezzi la racchetta, sbagliando anche la successiva risposta di rovescio. Djokovic non riusciva a ricomporsi e nel game successivo combinava tre disastri che regalavano due palle break a Medvedev. La prima il serbo riusciva a salvarla con il solito servizio esterno ma sulla seconda non controllava un passante di rovescio basso del russo, regalando il vantaggio. Medvedev riprendeva fiducia e di nuovo sul suo servizio non si giocava più, giusto un brivido sul 5-4, quando da 40-0 Medvedev rischiava di far rientrare Djokovic con un doppio fallo e un rovescio in corridoio. Ci pensava Nole a chiudere la contesa, sbagliando un facile recupero su una palla corta incomprensibile di Daniil.
Il terzo set si apriva col game che chiudeva il match. Nole lo cominciava tirando a tutto braccio e una volta avanti cercva di amministrare. Ma a ritmi normali Medvedev era troppo superiore e un avvilito Djokovic cercava rifugio verso la rete. Niente da fare perché Medvedev stavolta piazzava due passanti che lo portavano alla palla break e poi con calma si limitava a reggere lo scambio intelligente di Nole, attendendendone l’errore che puntualmente arrivava. Djokovic precipitava sullo 0-4 nonostante Medvedev cominciasse a tirare una serie di misteriose palle corte e nonostante il pubblico di New York provasse a incoraggiarlo (avete letto bene) il serbo arrivava a palla break solo nell’ultimo game e grazie a tre doppi falli , mettendo in mostra anche una certa stanchezza. Un po’ con orgoglio un po’ perché Medvedev non si sforzava più di tanto nei turni in risposta, Djokovic arrivava al 2-5 quando Medvedev pensava bene di regalare un supplemento di spettacolo al pubblico statunitense, regalando a Nole il primo break del match, grazie ai tre doppi falli già ricordati. Nole si avvicinava fino al 4-5, accolto con un sorriso amaro oria e con un rofluvio di lacrime poi, ma nel game successivo Medvedev si prendeva il lusso di fallire il secondo match point di nuovo con un doppio fallo, prima di chiudere il match e lo US Open 2021 cin un servizio esterno.
Difficile capire cosa succederà ora. Medvedev ha dominato il torneo, travolgendo chiunque sempre in meno d due ore e mezzo. Si avvia a scalzare dal trono Djokovic e chiudere definitivamente la parabola dei fab three, che da qualche anno si reggeva più sulla fragilità mentale dei nuovi che su un’effettiva superiorità. Federer ha mostrato che non vuole arrendersi, Nadal pare la stia prendendo con una certa calma; ma Djokovic? Il numero 1 del mondo ha detto che avrebbe giocato questo match come se fosse stato l’ultimo, non è detto che fosse solo una metafora.
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