20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
27 Apr 2021 14:30 - Diamo i Numeri
Stats: Nadal e Berrettini show, Barty sempre più numero 1
di Giancarlo Di Leva
Rafael Nadal, a distanza di 16 anni dalla prima volta, alza per la dodicesima volta la coppa riservata ai vincitori del torneo di Barcellona il cui campo centrale porta il suo nome.
L’infinita classe, alla fine, gli ha consentito l’ennesima impresa, eppure non aveva mai sofferto tanto. Ha lasciato per strada tre set (ne aveva persi due in totale nelle precedenti 11 edizioni vinte) e in finale ha avuto bisogno di 3 ore e 40 minuti (salvando anche un match point) per ridurre alla ragione Stefanos Titsipas, reduce dalla squillante vittoria nel Masters 1000 di Montecarlo. Il tennista greco, sulla scorta dell’incredibile vittoria ottenuta agli Australian Open,in cui rimontò due set di svantaggio, era convinto di poter avere la meglio su Nadal anche sulla terra rossa, come dimostra la delusione a fine partita, e in realtà ci è andato vicinissimo. Trattasi di una rivalità che plausibilmente animerà le prossime settimane in cui tra Madrid, Roma e Parigi ci saranno quasi certamente certamente altri confronti diretti tra i due.
In conclusione, pensando anche alla sconfitta subita in terra monegasca per mano di Andrey Rublev nei quarti, resta la sensazione, forse per la prima volta, che la superiorità di Nadal nei confronti dei rivali più prossimi, si sia irrimediabilmente ridotta anche sulla terra rossa. Dal che se ne deduce che il prossimo Roland Garros potrebbe veramente rappresentare per il campione spagnolo l’ultima occasione per strappare a Federer il record di vittorie nei tornei dello Slam.
Abbiamo comunque assistito ad un torneo orientato al futuro. La parte bassa del tabellone, nei quarti di finale riproduceva al 100% il futuro del tennis con quattro dei protagonisti più accreditati della Next Generation; insieme ai più esperti Stefanos Tsitsipas e Andrey Rublev, già da tempo saldamente tra i top 10, troviamo il canadese Auger Aliassime e il gioiello nostrano Jannik Sinner, i due Millennials più accreditati del circuito e già tra i top 20. Si sono entrambi dovuti inchinare, casualmente con lo stesso punteggio (6-3 6-3), al fuoriclasse ellenico che appare, tra gli aspiranti alla successione sul trono mondiale al termine dell’Era irripetibile dei Fab Three, colui che sta studiando con più profitto.
Sinner ha disputato un ottimo torneo approdando per la prima volta ad una semifinale sulla terra rossa (più giovane a riuscirci a Barcellona dal 2005) ed evidenziando ulteriori interessanti progressi soprattutto in termini di soluzioni tattiche tra cui una maggior ricerca della rete e uso del drop shot, soluzione rivelatasi quasi sempre vincente. Ha raccolto la terza vittoria su Bautista Agut nello spazio di 35 giorni ed ha regolato nei quarti, con grande autorevolezza, il russo Rublev, mentre ha sofferto in semifinale le traiettorie di Tsitsipas che ha comandato costantemente il gioco grazie anche alla resa del servizio molto superiore a quella dell’italiano.
Va bene così, tanta preziosa esperienza di qualità e in premio un ulteriore passo avanti in classifica (18simo posto) che, a 19 anni e 8 mesi, consente al tennista altoatesino di entrare nella top 10 azzurra dell’Era Open:
Ma la notizia azzurra più elettrizzante della settimana riguarda il ritorno alla vittoria di Matteo Berrettini dopo quasi due anni (Stoccarda 2019). Recuperato fisicamente al meglio, il tennista romano può ricominciare a pensare in grande. Ha dovuto lottare duramente in finale contro il russo Karatsev che lo ha costretto al tie break decisivo dopo aver perso nettamente il primo set, confermando di non essere assolutamente una meteora, bensì una solida certezza, in grado di creare valore nel circuito in virtù della a qualità del gioco che è in grado di esprimere come dimostrato in semifinale eliminando sorprendentemente il numero uno del mondo nonché padrone di casa, Nole Djokovic, al termine di una battaglia stellare di 3 ore e 27 minuti (sicuramente il miglior incontro dell’anno).
Per Berrettini trattasi della quarta vittoria in carriera (in 5 finali disputate) dopo quelle di Gstaad nel 2018 e Budapest e Stoccarda nel 2019. E’ quinto nella graduatoria azzurra:
Si allunga così la primavera dorata del tennis italiano. Di seguito il bilancio delle ultime sette settimane che vede protagonisti sei tennisti nostrani approdati almeno ai quarti:
Altri numeri della settimana
3 – Le vittorie di Sinner in altrettanti confronti diretti con Bautista Agut.
8 – le vittorie di Nadal su Carreno Busta in altrettanti scontri diretti.
10 – Le volte in cui Sinner è approdato almeno nei quarti di finale in 30 tornei giocati fin qui nel circuito maggiore.
12 – I tie break vinti da Sinner dei 15 giocati in totale nel circuito maggiore.
15 – Le sconfitte subite da Auger Aliassime in 17 scontri diretti contro Top 10. L’ultima contro Tsitsipas nei quarti a Barcellona.
20 – Le partecipazioni di Feliciano Lopez al torneo di Barcellona. Meglio di lui hanno fatto fin qui Connors (22 agli Us Open), Agassi (21 agli Us Open) e Federer (20 sia agli Australian Open che a Wimbledon).
23 – I break point annullati da Karatsev nella semifinale con Djokovic a Belgrado.
50 – Le vittorie di Nadal nei cinque più classici appuntamenti sul “rosso”:
66 – Le partite vinte in carriera da Nadal a Barcellona.
87 – I tornei vinti in carriera da Nadal dei quali 61 giocati sulla terra rossa.
WTA
Ashleigh Barty ottiene una vittoria sudatissima nel WTA 500 di Stoccarda che vedeva ai nastri di partenza ben 7 top 10 e legittima la sua leadership mondiale, salendo al primo posto anche della Race per Shenzhen. La tennista australiano, a partire dai quarti, ha sempre vinto in rimonta contro tre top 10: Karolina Pliskova (2-6 6-1 7-5), Elina Svitolina (4-6 7-6 6-2) e Aryna Sabalenka (3-6 6-0 6-3).
Grazie ai 470 punti in palio nel torneo, la Barty consolida la posizione di leader della classifica ufficiale ma conquista anche la testa della classifica valida ai fini delle Finals, scavalcando Naomi Osaka.
Pur senza mai apparire dominante, di fatto la tennista australiana sta sempre più legittimando una leadership che non le è mai stata riconosciuta pienamente, a causa anche delle anomalie rivenienti dall’adeguamento forzato delle norme che regolano la classifica in questo periodo di pandemia, che all’atto pratico le hanno consentito di mantenere ininterrottamente la testa della classifica pur essendosi assentata dal circuito per 11 mesi (da febbraio 2020 alla fine di gennaio di quest’anno).
I risultati ottenuti dall’inizio della stagione in corso, valorizzano il riscontro della classifica:
3 tornei vinti quest’anno, che ne fanno la tennista più vincente finora nel 2021:
Il totale dei tornei vinti in carriera dalla tennista australiana sale a 11 in 16 finali disputate.
6 vittorie contro Top 10 nel 2021 in altrettanti scontri diretti disputati
La striscia di vittorie consecutive contro Top 10 sale a 10 a partire dalle WTA Finals del 2019.
20 match vinti quest’anno a fronte di 3 sconfitte.
Il risultato di tutto questo è che Ashleigh Barty, la ragazza che per due anni aveva abbandonato il tennis per darsi al cricket, è oggi tra le 10 tenniste che dal 1975 (anno di entrata in funzione della classifica computerizzata) sono state più a lungo sul trono mondiale: