Le sconfitte precoci, nette e inaspettate di due campioni monumentali come Djokovic e Nadal hanno segnato il torneo.
La lunga sosta che i due fuoriclasse si sono concessi dopo gli Australian Open li ha probabilmente penalizzati. Sta di fatto che per la prima volta si è avvertita in contemporanea, da parte di entrambi, l’incapacità di rimediare a una giornata storta, tradottasi in una resa quasi incondizionata nei confronti di avversari che non prediligono la terra rossa come l’inglese Daniel Evans, che aveva vinto in carriera soltanto 4 match su questa superficie, e Andrey Rublev che, contro Nadal, aveva perso i due precedenti entrambi sul “duro”, senza vincere un set e di conseguenza partiva con un minimo di sudditanza psicologica di fronte al più forte di sempre sul “rosso”. Solo i prossimi impegni potranno dirci se la defaillance di questa settimana sarà stato solo un episodio passeggero.
L’uscita precoce dei primi due favoriti ha dato alla Next Gen l’opportunità di salire alla ribalta e così è stato. Sono giunti all’atto finale Andrey Rublev e Stefanos Tsitsipas. Tra i due, il russo era quello che aveva maggiormente impressionato durante la settimana attraverso vittorie sofferte ma molto spettacolari (contro Bautista Agut, Nadal e Ruud), mentre il cammino di Tsitsipas era stato molto più agevole, avendo incontrato sulla sua strada un’unica testa di serie, il cileno Garin, e avendo giocato in tutto solo 5 set a causa di problemi muscolari che hanno costretto al ritiro dopo il primo parziale lo spagnolo Davidovich Fokina, avversario nei quarti.
Sta di fatto che all’atto conclusivo il tennista greco si è presentato in versione “deluxe”, dominando la partita senza soluzione dii continuità, non concedendo neanche una palla break e dando una sensazione di superiorità che va anche al di la del risultato netto di per sé (6-3 6-3). Tsitsipas ha chiuso il torneo senza perdere un set lasciando agli avversari complessivamente soltanto 25 games.
Tsitsipas, vincitore delle ATP Finals nel 2019, centra al terzo tentativo la sua prima vittoria anche in un Masters 1000, dopo le finali disputate a Toronto nel 2018 contro Nadal e a Madrid nel 2019 contro Djokovic. Per Rublev, che esordiva in una finale di un Masters 1000, la soddisfazione di essere uno dei sei tennisti ad aver battuto Nadal sulla terra rossa del Principato, ma soprattutto di aver conquistato il nuovo best ranking al numero 7 scavalcando Roger Federer.
L’esito del torneo monegasco segna un significativo avanzamento della Next Gen che di fatto ha monopolizzato le finali degli ultimi tre Masters 1000 disputati:
Il torneo degli italiani
Grazie a Fabio Fognini, che ha saputo approfittare di un corridoio favorevole creatosi in tabellone per effetto dell’assenza forzata della seconda testa di serie Medvedev (costretto al ritiro causa Covid), troviamo un italiano nei quarti in due Masters 1000 consecutivi. Dopo l’impresa di Sinner, finalista a Miami, il tennista ligure ispirato dall’aria di casa che dista appena 30 km dal Country Club monegasco, ha ritrovato la giusta motivazione che gli ha consentito di superare di slancio i primi tre ostacoli assolutamente alla sua portata (i serbi Kecmanovic e Krajinovic intervallati dall’australiano Thompson) ma nulla ha potuto nei quarti contro il norvegese Casper Ruud che ad oggi, sulla terra rossa, vale molto più di quanto dica l’attuale classifica (24).
Nonostante il bel risultato conseguito, Fognini sconta in classifica la perdita di 410 dei 1000 punti rivenienti dalla vittoria del 2019 che, in base all’attuale regolamento, aveva ancora in cascina (ora è n.27), ma ritrova certamente morale in vista dei prossimi appuntamenti a partire da Barcellona dove è numero nove del seeding. Il quadro dei risultati degli altri italiani presenti in tabellone è il seguente:
Il sorteggio sicuramente non è stato benevolo con gli italiani, eppure, in un ottica di medio periodo, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, penso che alla fine vada bene anche così in quanto aiuta a raffreddare, con la necessaria tempestività, gli eccessivi entusiasmi che si stavano creando. L’euforia, giustificata dalle prestazioni talora esaltanti dei nostri tennisti negli ultimi mesi, rischiava di creare troppe aspettative. Nessuna delusione quindi. La corazzata azzurra approdata in terra monegasca segnando il record storico di presenze nel main draw (nove) risultando la nazione più rappresentata fino al secondo turno, ha nel complesso ben figurato. Nessuno ha deluso. Le sconfitte sono arrivate tutte contro pronostico fatta eccezione per Berrettini, ampiamente giustificato essendo al rientro nel circuito dopo un assenza di oltre due mesi a causa dei postumi dell’infortunio muscolare occorsogli agli Australian Open, e per Fognini, che, come già detto, si è arreso ad un avversario che ad oggi, sul mattone tritato vale molto più di quanto dice la classifica.
Sta di fatto che i più giovani, a cominciare da Musetti, Sinner e Sonego , portano a casa una ulteriore preziosa esperienza che sapranno capitalizzare per focalizzare meglio le aree di miglioramento su cui lavorare, mentre Fabio Fognini con l’approdo nei quarti, lascia agli archivi del tennis italiano un altro risultato di prestigio dopo quello ottenuto sorprendentemente da Sinner a Miami.
Per la terza volta nella storia dei Masters 1000 troviamo un italiano almeno nei quarti in due tornei consecutivi. Quello di quest’anno è l’abbinamento più prestigioso:
Altri numeri:
1 – La posizione che Tsitsipas occupa nella Race. Ha scavalcato Rublev e Djokovic (attualmente secondo e terzo).
2 – I finalisti russi a Montecarlo: prima di Rublev ci era riuscito Andrey Chesnokov che nel 1990 si aggiudicò il trofeo superando in finale l’austriaco Muster (7-5 6-3 6-3).
2 – Le semifinali raggiunte da Ruud in 10 partecipazioni a tornei Masters 1000 (Roma 2020 e Montecarlo 2021). Anche a Roma sconfisse nei quarti un italiano (Berrettini).
3 – Le vittorie del norvegese Ruud in altrettanti scontri diretti con Fognini.
6 – Le sconfitte di Nadal in 17 edizioni del torneo cui ha partecipato, vincendo 11 volte.
6 – I game al servizio persi da Nadal contro Rublev. In 488 partite giocate in carriera sulla terra gli era successo solo 16 volte.
8 – Le vittorie ottenute in 10 anni di carriera da Evans sulla terra rossa in 22 partite disputate nei Masters 1000. Metà di esse sono state ottenute a Montecarlo quest’anno.
19 – Il nuovo best ranking di Jannik Sinner, secondo italiano in classifica dopo Berrettini (n.10) e più giovane al mondo tra i top 20.
27 – Il ranking aggiornato di Fognini, il più basso dall’8 gennaio 2018.
71 – I tennisti ad aver vinto almeno un Masters 1000 dal 1990 (anno in cui fu istituita la categoria).
95 – I quarti di finale giocati in carriera da Nadal nei Masters 1000.
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