Il 9 luglio scrivevamo che il governo di Pechino, tramite l’amministrazione generale dello sport, ha annunciato che fino alla fine del 2020 non ci sarebbe stato più alcun evento sportivo internazionale a causa della pandemia di covid-19 se non qualche trial per le Olimpiadi invernali 2022.
Il tennis, purtroppo, ricade pesantemente in questo settore e sono 11 gli eventi tra maschi e femmine a cui si è dovuto rinunciare. Malgrado la situazione fosse già abbastanza chiara allora, la WTA in particolare ha cercato di tenere viva la speranza di non dover rinunciare ai tanti soldi in ballo.
L’associazione tennistica professionale femminile ha basato da anni gran parte dei suoi profitti sugli eventi in Asia, creando un piccolo regno soprattutto nella parte finale di stagione dove regolarmente si tiene il WTA Premier 5 di Wuhan, città da dove è esploso ufficialmente il nuovo coronavirus, il WTA Premier Mandatory di Pechino, città chiusa in diversi settori a giugno nel timore di una nuova ondata, e soprattutto le WTA Finals di Shenzhen, ufficializzate a gennaio 2018 con un accordo decennale dal valore di un miliardo di dollari. Già solo quest ultima parte dovrebbe dare l’idea di come non fosse per nulla facile, per loro, accettare al volo la possibilità di perdere ogni ricavato e hanno cercato in tutti i modi di “rientrare” in scena, ed ecco perché si mossero con un comunicato ufficiale per annunciare che al di là della novità rimanevano fiduciosi di poter organizzare i vari tornei in programma.
Probabilmente la loro speranza risiedeva nelle porte chiuse, nei protocolli che dessero modo di contenere e controllare il più possibile ogni eventuale problema, ma come abbiamo specificato nei giorni scorsi e come ha ripetuto anche Steve Simon, CEO WTA, appena due giorni fa in un’intervista al quotidiano emirato “The National”, ripeteva che al momento il tennis non può andare oltre alle decisioni dei vari governi sui blocchi e le limitazioni agli ingressi dei rispettivi confini se non con deroghe specifiche da parte dei governi stessi. Quanto si cercherà di mettere in piedi da ora fino a quando ci potrà essere un rientro alla normalità sarà soprattutto per “salvare il salvabile”: “Ci saranno ancora molti problemi con la quarantena, e ci saranno fino alla fine dell’anno. Tutto è condizionato, settimana dopo settimana, ma stiamo cercando di avere la massima quantità di gare e di utilizzarle quest anno come test. Dobbiamo trovare un modo per andare avanti mantenendo al sicuro tutti, visto che probabilmente non ci sarà un ritorno alla normalità prima del 2022. Bisogna trovare introiti per le nostre giocatrici e i nostri tornei in modo che sopravvivano. Non vogliamo perdere sponsor e tv”.
Il circuito femminile, come prevedebile, non può rinunciare a tutto il giro di affari enorme che muove il suo tour asiatico ma dopo due settimane di stallo non c’è stato verso di cambiare la situazione, e dunque nella prima mattinata italiana del 24 luglio, con un comunicato, la WTA ha ufficializzato la cancellazione dei sette tornei in Cina. Non è affatto finita però, perché a questo punto rimarrebbero solo due eventi in Asia: Seoul e Tokyo. La situazione in Giappone sta deteriorando e nei giorni scorsi, per la terza volta da inizio dell’emergenza sanitaria, è stato ordinato ai cittadini di rimanere a casa se non per urgenze o motivi importanti. I dati sui contagi hanno subito una nuova impennata e il 23 luglio il numero giornaliero (726) è risultato il terzo più grande dall’inizio della pandemia e i numeri sono in continua ascesa in quella che sembra a tutti gli effetti la seconda grande ondata di sars-cov-2.
L’ATP, oltre ai quattro eventi cinesi, aveva già ufficializzato la perdita dell’ATP 500 di Tokyo, motivo per cui viene molto difficile pensare che la WTA possa avere al via il Premier nella capitale giapponese. A quel punto, Seoul da solo avrebbe poco senso da solo, in un calendario che però dopo questo tsunami, verrà molto probabilmente rivisto cercando qualche soluzione.
Al momento, dopo il Roland Garros (al via il 27 settembre) non c’è più alcuna data segnata come ufficiale e i quattro eventi in programma: WTA International di Seoul, WTA Premier di Tokyo, WTA International di Linz (che torna dunque in calendario) e WTA Premier di Mosca sono in sospeso. Almeno due di questi molto probabilmente non vedranno il via, dubbi anche sul torneo russo che a oggi non ha lo stadio pronto (oltretutto il vecchio Olympiskiy di Mosca è stato abbattuto ieri). Probabilmente ad agosto si saprà qualcosa in più per cercare, ancora, di salvare il salvabile. Nel frattempo, l’ATP oltre ai quattro tornei (Master 1000 di Shanghai, ATP 500 di Pechino, 250 di Zhuhai e Chengdu) perde anche il 500 di Basilea, oltre a Tokyo. Anche per gli uomini, una volta terminato il Roland Garros c’è grande incertezza su come muoversi per arrivare a fine stagione dove però le Finals di Londra sono al momento confermate (anche se quasi sicuramente a porte chiuse).
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